Quando faceva così semplicemente non la capiva. Aveva scelto le vacanze al mare e l’aveva accontentata nonostante le vacanze cadessero nella settimana più folle dell’estate italiana. Ma che pretendesse di trascinarlo in spiaggia il giorno di Ferragosto gli sembrava semplicemente sciocco. Del resto loro erano così, non andavano d’accordo su molte cose.
Era uscita sbattendo la porta e lui si era limitato a rigirarsi nel letto, sotto il piumone ché, anche se fuori facevano 40 gradi, lui la stanza la teneva a 18 e su questo non transigeva.
Aveva allungato una gamba verso lo spazio che aveva occupato lei, si era piacevolmente stupito di come il letto fosse molto più ampio di quanto immaginasse nonostante ci dormisse già da tre notti, e si era riaddormentato pesantemente, godendo del freddo, dello spazio, della carezza del piumone sulla pelle nuda.
Si era risvegliato un paio d’ore più tardi molto più riposato di quando dormiva con lei, con l’invitante prospettiva di un’intera giornata davanti a sé in cui non avrebbe dovuto scendere a compromessi.
Era troppo tardi per la colazione al buffet e si era concesso un cappuccino e brioche al bar, uno strappo alla dieta con la quale si teneva in forma, che erano passati gli anni in cui poteva mangiare tutto quello che voleva senza mettere su nemmeno un chilo. Ma il bar deserto e l’atmosfera silenziosa dell’albergo l’avevano messo di buon umore. Non c’era nessuno in giro, erano tutti per le spiagge con i loro cocomeri, pensava mentre girava il cucchiaino nella schiuma densa pregustandone la consistenza spumosa in bocca. O su per i monti con i loro frigobar. Tutti contenti di stare in fila per ore in autostrada, di far caciara e indigestione.
Era quasi l’ora di pranzo quando era uscito per arrivare all’edicola all’angolo a comprare il giornale e la città era letteralmente deserta, solo una cicala riempiva l’aria con il suo canto. E l’edicola era chiusa, ovviamente.
Era tornato verso l’albergo, un 5 stelle minimalista e un po’ defilato rispetto agli hotel da famiglie in riva al mare, e aveva pensato che forse, in una giornata così, poteva anche azzardare un salto in piscina. Era passato in camera a prendere il telo e a mettersi il costume e si era osservato allo specchio: la dieta era una notevole seccatura ma faceva il suo effetto.
Aveva preso l’ascensore per raggiungere la piscina e quando aveva fatto capolino sulla terrazza non aveva potuto credere ai propri occhi: deserta. Persino il piccolo bar posto in un angolo era chiuso. Faceva caldo ma c’era un venticello leggero e sotto l’ombrellone, che un invisibile bagnino doveva aver aperto, si stava benissimo. Si era adagiato sulla sdraio, aveva tirato fuori il libro dalla sacca di tela, inforcato gli occhiali da lettura e, dopo aver letto due righe, si era addormentato, cullato dal vento e dal movimento impercettibile dell’acqua.
Si era svegliato di soprassalto col cuore in gola, il libro gli era sfuggito dalle mani e mentre si chinava a raccoglierlo gli erano caduti anche gli occhiali. Aveva sollevato lo sguardo per capire il perché di tanto trambusto e aveva visto una figura emergere dalle acque blu della piscina. Una testa, poi due spalle: una donna che, tuffandosi, doveva aver interrotto il suo sonno. La donna aveva raggiunto la fine della vasca, aveva appoggiato le mani sul bordo e si era issata senza sforzo, girandosi a sedere. Si era tolta la cuffia con un movimento liberatorio e si era scompigliata i capelli chiari e corti.
Aveva un’età indefinita tra i 30 e i 40 e tutto nella sua persona, dal modo in cui si era sollevata fuori dall’acqua, ai muscoli delle braccia e delle gambe (adesso, con la stessa agilità, si era alzata in piedi, e si era diretta verso una sdraio di fronte a lui) parlava di una sportiva. Si era strizzata i capelli, e continuava ad apparirgli estremamente padrona dei suoi movimenti. Si era sdraiata veloce, aveva preso un libro dalla copertina rigida, uno di quei bestseller da spiaggia con le pagine spesse e le lettere grandi, ed era scomparsa alla sua vista.
Lui era rimasto interdetto. Uno, la donna non aveva mostrato il minimo interesse per la sua persona. Due, la sua presenza aveva cambiato tutto: era come se la piscina deserta si fosse trasformata in un palcoscenico sul quale si muoveva sicura in attesa di applausi scroscianti. Lui aveva provato a darsi un tono, aveva ripreso a leggere nascondendosi dietro il libro, poi la curiosità aveva vinto e aveva fatto capolino dalle pagine per spiarla di nuovo. Adesso era sdraiata a pancia in giù e continuava a leggere mentre faceva dondolare una gamba in un modo che a lui sembra estremamente sensuale.
Non aveva resistito. Si era alzato ed era andato verso di lei: ‘Scendo a prendere dell’acqua, vuole qualcosa?’.
Si era odiato nel momento stesso in cui aveva aperto bocca. E si era odiato ancora di più quando lei aveva sollevato verso di lui uno sguardo imperscrutabile dietro le lenti da sole e aveva aspettato un attimo, come soppesandolo, prima di rispondere: ‘No, grazie.’
Aveva deciso che non le avrebbe più rivolto non solo la parola ma nemmeno uno sguardo, ma la prima cosa che aveva fatto, appena aveva rimesso piede sulla terrazza, era stato girarsi verso di lei. Era ancora lì (sospiro di sollievo), ma adesso era allungata sulla sdraio, il libro appoggiato sotto di lei e lui non aveva potuto fare a meno di far scivolare lo sguardo sul suo sedere rotondo. Gliel’avrebbe data volentieri una pacca.
Era tornato alla sua sdraio e aveva iniziato a sorseggiare la birra che aveva preso al posto dell’acqua tanto ormai la dieta per oggi era sospesa. Non era abituato a bere, tanto meno a stomaco vuoto e a quell’ora del giorno, e ben presto aveva iniziato a sentirsi leggermente ubriaco. Un strano senso di euforia si era impossessato di lui. Adesso non fingeva nemmeno più indifferenza, ma lasciava riposare lo sguardo sulla figura tonica e leggermente androgina di lei senza nemmeno far finta di nascondersi dietro il libro, e quando lei si era sollevata, prima in ginocchio (visione meravigliosa), e poi si era girata, i loro sguardi si erano incrociati, ne era sicuro, anche se lei continuava a indossare quelle irritanti lenti scure.
La donna aveva iniziato a raccogliere i capelli in una piccola coda e lui, anticipando le sue mosse, si era avvicinato al bordo della piscina e si era lasciato scivolare dentro l’acqua. Poi era rimasto ansioso a fissarla e per un attimo interminabile aveva temuto che se ne andasse. Invece era salita sulla passerella del trampolino, il corpo abbronzato ancora più scuro contro il bianco della plastica e si era prodotta in un tuffo perfetto. L’ombra del suo corpo era scivolata veloce contro il fondale della piscina, come una sirena misteriosa, poi era riemersa all’altra estremità.
Con quei suoi movimenti fluidi e senza sforzi si era aggrappata al bordo della piscina mentre sollevava le gambe fuori dall’acqua, e si era distesa così: con i polpacci appoggiati sul bordo e il resto del corpo immerso nell’acqua. E a lui era sembrato un segno di incoraggiamento. Si era fatto più vicino, lei aveva gli occhi chiusi contro la luce del sole e lui si era messo in modo da proiettare un’ombra sul suo viso, per farle capire che era lì. Lei aveva fatto un movimento impercettibile che non era sfuggito al suo sguardo e lui era rimasto a lungo di fianco a lei, senza sapere bene cosa fare.
Indossava un bikini bianco, di quelli con i laccetti e tutto quello che lui riusciva a pensare era che voleva slacciarglieli quei laccetti e scoprire la pelle sotto.
Aveva sfiorato la sua mano nell’acqua, e lei era trasalita, ma aveva continuato a tenere gli occhi chiusi. L’aveva fatto di nuovo e questa volta lei non si era stupita. Allora lui aveva preso coraggio e si era fatto più vicino, aveva fatto scorrere la punta delle dita lungo il braccio muscoloso di lei, fino all’ascella perfettamente depilata e bianca rispetto al resto del corpo. Lei non aveva fatto il minimo cenno. Allora lui aveva continuato a scorrere con il dito i suoi contorni, aveva superato il piccolo ostacolo del laccetto del reggiseno e aveva continuato a scendere lungo il fianco.
La pelle di lei si tendeva sulle ossa della cassa toracica per diventare improvvisamente più morbida all’altezza della vita e prendere tono nel punto in cui il fianco si allargava. Non aveva osato spingersi più in giù, ma aveva spostato la punta delle dita lungo il bordo degli slip, un leggero sospiro era uscito dalle labbra di lei quando aveva raggiungo il centro. Allora lui era risalito lungo il ventre teso, fino all’ombelico. Si era soffermato un attimo e aveva infilato leggermente il dito nella piccola fessura.
Non ne era sicuro, me gli era sembrato che lei avesse allargato leggermente le gambe, come se si abbandonasse ulteriormente in quella posa che era già la quintessenza della rilassatezza. Aveva preso coraggio e aveva fatto risalire la mano oltre l’ombelico, aveva fatto scivolare un dito sotto l’elastico del bikini e sentito la morbida rotondità del suo seno piccolo, fino ad arrivare al capezzolo turgido.
Lei si era lasciata sfuggire un altro sospiro e questa volta, ne era sicuro, non se l’era immaginato. L’erezione che, da quando aveva sfiorato per la prima volta le sue dita aveva cominciato a gonfiarsi dentro il costume, si era fatta potente e voleva fargliela sentire. Si era spostato dietro di lei, la testa vicinissima alla sua, in modo da tenere sott’occhio l’ingresso della piscina. Il desiderio lo stava rendendo ardito. Aveva infilato entrambe le mani sotto il reggiseno e stretto con forza i suoi seni piccoli, lei si era lasciata sfuggire un gemito, allora si era avvicinato ancora, in modo che lei potesse appoggiare la testa sulla sua spalla e le sue mani si erano fatte più avide. Era sceso lungo il suo corpo, una mano sul ventre, l’altra sulla schiena e mentre con una afferrava le sue natiche sode e le stringeva con voluttà, con l’altra scivolava dentro il costume. Lei doveva essere completamente depilata (un pensiero che gli aveva provocato una fitta di piacere) perché la sua pelle era morbida e liscia sotto la sua carezza invadente mentre percorreva il suo sesso. Si era fermato con un dito sulla piccola piega del clitoride, mentre con l’altra mano si infilava dentro di lei. E aveva iniziato a toccarla così, mentre il respiro di lei diventava più pesante e piccoli gemiti cominciavano a uscirle sempre più frequenti.
Era difficile capire il grado della sua eccitazione, la sua pelle restava fresca e bagnata dentro l’acqua, ma lei cominciava a spingersi contro di lui, le sue gambe si irrigidivano e sempre più si muoveva incontro alle sue dita ogni volta che uscivano dal suo corpo.
Era successo tutto all’improvviso, nonostante tenesse gli occhi fissi sugli slip, a osservare come incantato i movimenti della propria mano sotto la stoffa del costume, a studiare la ripetizione dei suoi gemiti ogni volta che sfiorava il suo clitoride con il dito (continuava ad avvolgerlo in lunghi giri, senza mai toccarlo direttamente, ma capitava ogni tanto che lo sfiorasse inavvertitamente e lei emetteva ogni volta un piccolo grido strozzato) qualcosa si era mosso nell’angolo più periferico del suo campo visivo. Aveva drizzato la testa giusto in tempo per vedere un paio di ragazzini entrare di corsa, già in costume e con le ciambelle gonfiabili in mano, e in un riflesso involontario l’aveva trascinata sott’acqua con sé. Erano riemersi un attimo dopo, gli occhi di lei erano furenti e si era girata per uscire dall’acqua.
Allora si era resa conto della presenza degli altri, adesso anche la madre stava facendo il suo ingresso nella terrazza, affaticata, con un’enorme borsa di rete da cui penzolavano giocattoli di ogni tipo. Lui l’aveva seguita e mentre lei andava alla sua sdraio, era rimasto un attimo interdetto. Poi l’aveva vista raccogliere le sue cose e aveva sentito il suo sesso indurirsi di nuovo, in un istante. Si era precipitato a infilare tutto alla rinfusa dentro la sacca ed era corso dietro di lei che già abbandonava la terrazza, già entrava in ascensore. Lei teneva gli occhi bassi e lui si era domandato se non fosse finito tutto lì.
Ma quando era uscita dall’ascensore l’aveva seguita e quando aveva aperto la porta della camera era entrato dietro di lei.
Lei era andata diretta verso il letto e si era girata verso di lui, con un’aria di sfida. Lui l’aveva spinta sul letto e mentre lei si allungava come una gatta che si stira, aveva slacciato lentamente prima uno, poi l’altro dei due laccetti laterali e aveva scoperto il suo sesso incredibilmente bianco. Le aveva allargato le gambe e aveva iniziato a succhiare forte il clitoride ancora eccitato. Lei era venuta in un istante. E quello era stato solo l’inizio.
Quando era uscito dalla camera, i suoi capelli e il suo costume erano perfettamente asciutti. Ma avrebbe fatto ugualmente una doccia e si sarebbe infilato sotto le lenzuola ad aspettare il ritorno della sua fidanzata dalla spiaggia.
Ché la dieta per oggi era sospesa e voleva fare ancora l’amore.