Visti da fuori sembrano una coppia diretta verso una serata elegante a casa di amici o all’inaugurazione di un locale alla moda: lei avrà passato da poco la trentina, ha lunghe gambe scattanti, lunghi capelli biondi e lentiggini accattivanti sul viso. Lui potrebbe avere una decina d’anni di più ed è altrettanto attraente, con una chioma di capelli ricci e corvini e due incredibili occhi azzurri.

Camminano in silenzio, l’uno accanto all’altra, e i tacchi di lei risuonano sul pavé della via popolata per lo più da uffici e praticamente deserta a quell’ora.

Si fermano davanti a un portone verde con una maniglia di ottone lucido. Lui bussa una volta e la porta si apre immediatamente. Un uomo in tenuta da cameriere li accoglie in un ingresso con il pavimento ricoperto di piccole mattonelle a scacchi bianchi e neri.

Prende i loro cappotti ed esce dalla stanza, loro attendono in silenzio. Lui la guarda e, come sempre, la sua bellezza lo colpisce come se fosse la prima volta. Anche se, a ben guardare, non ce l’hanno avuta una prima volta.
Sono cresciuti insieme, figli di genitori appartenenti alla stessa cerchia sociale di privilegiati: per lungo tempo lei non è stata altro che una delle tante bambine bionde che vedeva alle feste in giardino, quando sua madre finiva sempre per bere troppo e suo padre improvvisamente lo prendeva per un braccio e gli diceva che era ‘ora di andare’.
Si erano dati il cambio nelle stesse scuole private, lei era stata l’amica di qualche sorella minore di qualche amico. Poi un giorno lei era diventata donna all’improvviso, lui l’aveva vista a una festa in piscina e quasi non l’aveva riconosciuta. Ecco, forse era stata quella la loro prima volta.

E lei non aveva perso un grammo di quella bellezza acerba di donna appena sbocciata, ma aveva continuato a guadagnare fascino ed esperienza. Era stata solo una questione di tempo, per lui, capitolare ai suoi piedi.

È questo che pensa mentre il suo sguardo si posa sui capelli di lei che risplendono come fuoco sotto le luci dell’ingresso. Era scritto, era destino.

Il cameriere torna e porge loro due maschere. Non è la prima volta che lo fanno, sanno già come funziona. Non hanno dovuto esibire nessun segno di riconoscimento, nessuna password, nessuna lista su nessuna chat. Lui li conosce, così come loro conoscono lui.

Il suono di musica e voci attutite si fa immediatamente più forte quando l’uomo apre la pesante porta imbottita e, con un gesto, li invita ad entrare. Lui e lei si scambiano uno sguardo, indossano la maschera e varcano la soglia.

Anche la scena che li accoglie non ha nulla di nuovo per lui e ha perso tutto il suo fascino se mai ne ha avuto uno. La stanza, molto grande, è dominata da un enorme lampadario di cristallo e ha le pareti ricoperte di drappi che le danno un aspetto un po’ funereo. Un bancone semicircolare fronteggia una parete ricoperta di bottiglie di ogni genere e quattro uomini in camicia bianca, bretelle e pantaloni neri, servono da bere. Per il resto lo spazio è disseminato di ampi divani, alcuni decisamente più simili a grandi letti, e di moltissime candele che contribuiscono a spargere una luce morbida, una luce che rende tutti più belli.

Ci saranno un centinaio di persone, centocinquanta forse e si capisce che non è una normale festa dal fatto che non c’è nessuna ressa al bar anche se da bere è gratis.

È abbastanza tardi; essendo degli habitué a quel tipo di eventi hanno deciso di saltare la prima parte della serata, quella dei convenevoli, quella in cui i novellini passano ore a bere e a parlare, a guardarsi intorno con occhiate avide come bambini di fronte al bancone di una pasticceria.

Sono invece andati a cena, nel locale di un amico che fa ottimi cocktail, hanno bevuto ma non troppo. Rifiutato un invito al cinema con quel piccolo segreto tra loro, hanno detto che avevano ‘altri programmi’ e si sono scambiati un’occhiata d’intesa. Hanno preso un taxi e si sono fatti lasciare a un paio d’isolati di distanza. Perché l’aria è dolce in quella sera di aprile. E perché la discrezione non è mai troppa in questi casi.

Ma gli altri, quelli che partecipano per la prima volta a un evento così, quelli sono lì da almeno un paio d’ore, se non tre. E sono già al dessert.

Le donne sono quasi tutte in lingerie e questo non significa che non siano nude. C’è infatti chi esibisce un tipo di abbigliamento che lascia giusto scoperte le parti che, banalmente, la biancheria dovrebbe coprire. Ma le più ardite non sono quelle nude, sono quelle che non indossano la maschera a coprire la parte alta del volto.

Gli uomini presentano maggiore varietà, alcuni sono completamente nudi, altri hanno ancora indosso i vestiti pur se con la camicia aperta e fuori dai pantaloni.

E, quasi tutti, sono impegnati a fare sesso nelle più fantasiose combinazioni di corpi e generi che uno possa immaginare: ci sono uomini uniti a donne che a loro volta si danno da fare con la bocca su altri uomini, ci sono coppie che si masturbano, c’è una donna che riceve le attenzioni di due uomini e un uomo che cerca di soddisfare due donne. E tutte le sfumature nel mezzo.

Ma a lui non interessa. A lui interessa solo lei. E la segue mentre si dirige al bancone per la sua razione di alcol. Beve anche lui e mentre beve sa che sarà solo questione di minuti prima che qualcuno si avvicini a loro, la loro avvenenza brilla anche da dietro le maschere. E, se questo non accadrà, sa benissimo che sarà lei ad andare in cerca del suo compagno per la serata.

Mentre la guarda bere e nota il rossore provocato dal caldo e dall’alcol imporporarle le guance, non si accorge di una donna che si avvicina. Finché non sente una mano calda e leggermente sudata cercare la propria. La donna indossa una gonna corta e morbida, ma non ha niente sopra e un paio di seni torniti si offrono ai loro sguardi.

‘ Non siete un po’ troppo vestiti, voi due?’ Scherza, mentre gli stringe la mano. Lei ride, gettando indietro i suoi capelli come fa quando vuole piacere a qualcuno.

‘Siete insieme?’ Domanda poi la donna mentre un paio di occhi nerissimi brillano dal fondo della sua maschera. Ancora una volta è lei a rispondere, con un semplice movimento della testa.

‘Ti dispiace se lo prendo in prestito per un po’?’ Domanda l’estranea. ‘Fai pure.’ Risponde lei. Forse c’è una punta di gelosia nella disponibilità eccessiva che dimostra?
Forse.

La donna lo prende per mano e lui la segue docile, attraverso la stanza, e mentre la segue pensa che metà dei suoi colleghi e tutti i suoi amici pagherebbero per avere una fidanzata come la sua: che non solo è bella e giovane e divertente e ha un buon lavoro, ecc. ecc., ma è anche sessualmente disinibita. È stata lei, a un certo punto, a proporgli di partecipare a uno di questi sex party.

E il suo psicologo l’aveva avvisato, gli aveva detto che avrebbe potuto essere destabilizzante per la coppia e tutte quelle cose che dicono gli psicologi. E lui inizialmente aveva detto di sì per non fare la figura di quello retrogrado o geloso, del maschio possessivo, tutte cose che, lo sapeva, lei odiava. Ma poi, per molte notti di seguito, si era svegliato di soprassalto con l’immagine di lei insieme a un altro uomo.

E aveva sperato che tutto finisse lì, con quella prima, scioccante esperienza, ma lei glielo aveva chiesto un’altra volta e un’altra ancora. E una volta era stato addirittura lui a chiederlo, mentendo a se stesso prima che a lei. E si ripeteva che erano una coppia davvero aperta e che erano meglio di tanti loro amici che, lo sapeva per certo,  tradivano o erano traditi.

Questo pensa lui, mentre sente la mano un po’ umida della donna guidarlo verso un’altra stanza più piccola e silenziosa della prima. E, prima di entrarci, lancia un ultimo sguardo in direzione del bancone, ma non riesce a vederla, nemmeno a intravedere una ciocca dei suoi capelli d’oro.

La donna lo guarda adesso, direttamente, maschera nella maschera, e i suoi occhi scuri sono riposanti e stranamente accoglienti rispetto allo sguardo freddo di lei, sempre un po’ distante. Sempre un po’ da un’altra parte.

Lo invita a sedersi su un divano scarlatto e si inginocchia tra le sue gambe. Strofina i suoi seni nudi sulla stoffa morbida dei suoi pantaloni mentre una luce birichina accende il suo sguardo. Lo spinge ad abbandonarsi sullo schienale del divano e fa scorrere lentamente la cerniera dei suoi pantaloni. Lui chiude gli occhi e immediatamente l’immagine di lei, riversa bocconi mentre uno sconosciuto la prende da dietro, si impossessa della sua fantasia. Ma dura un istante perché la voce della donna lo interrompe quasi subito.

‘Stai con me.’

‘Stai con me.’ Ripete. ‘La vita è adesso.’ Lui riapre gli occhi e ancora una volta è sorpreso da quello sguardo, liquido come caffè, avvolgente come una carezza.

La donna si solleva per dargli un bacio leggero sulle labbra, poi allunga una mano verso uno dei preservativi posti in una coppa di fianco al divano, lo apre e lo fa scorrere sul suo sesso eccitato. Lui si sente percorrere da un brivido. Lei gli prende una mano e la guida sotto la sua gonna. Lui sente la pelle nuda, fa scorrere le dita lungo il sesso umido di lei e si rende conto che è completamente depilata. Le solleva la gonna per guardarla mentre lei scoppia a ridere.

‘Ti piace?’ Chiede complice. Lui annuisce, vorrebbe provare a baciarla lì, ma quello è un sex party e le regole sono poche, non scritte, ma ben valide: nessuno contatto diretto con i genitali di partner che definire occasionali è un eufemismo.

E tuttavia avvicina il suo viso al sesso glabro di lei, mentre le dita continuano a muoversi agili tra le pieghe della sua carne, dentro e fuori, sempre più bagnate dei suoi umori. C’è gente che entra ed esce dalla stanza, ma lui non se ne cura. Per un istante immagina che lei sia lì, da sola o in compagnia, che lo sorprenda con il viso a poca distanza dal sesso di un’estranea e le dita ben infilate dentro, ma poi le parole della donna gli tornano in mente.

‘La vita è adesso.’ E adesso lei non è qui. Dove sia non ha importanza, non è lei che sta facendo godere in quel momento.

La donna lo interrompe, prende la sua mano e se la porta alla bocca. Succhia le sue dita con fare allusivo, mentre il membro di lui freme di eccitazione, poi si mette a cavalcioni su di lui e lentamente si fa penetrare. Lui è così eccitato che potrebbe venire in un istante, e la prende per i fianchi per trattenerla. Lei capisce al volo e si ferma. E restano così per un po’, ansimanti: lui, vestito di tutto punto, dentro di lei che indossa solo quella gonna nera. Poi lui sente stringersi in una piccola morsa e capisce che lei sta usando i suoi muscoli interni, senza muoversi di un centimetro. Si lascia sfuggire un gemito, mentre la sua eccitazione torna in un attimo ai massimi livelli. Lei lo fa di nuovo e questa volta accompagna la stretta con un piccolo movimento dei fianchi. Lui geme ancora, non riesce a trattenersi. Lei stringe ancora, questa volta più a lungo e lascia andare un lungo mormorio di soddisfazione mentre spinge la testa all’indietro, offrendogli i seni nudi. Lui ci affonda la faccia mentre lei continua a usare i suoi muscoli, senza muoversi. Ora le sue strette si fanno sempre più frequenti e assomigliano sempre di più agli spasmi dell’orgasmo, finché lui non la vede perdere il controllo e capisce che sta venendo e immediatamente si rende conto che anche lui sta venendo, ed è un orgasmo stranissimo, è come essere sommersi da una marea di piacere che pian piano allaga tutti i sensi. Finiscono entrambi ansimanti sul divano e a lui sembra quasi di risvegliarsi da un sogno.

Lei si divincola per farlo uscire, si alza in piedi e gli passa una mano tra i capelli. Poi alza la maschera e si fa guardare in viso. Lo bacia ancora, leggera, come aveva fatto all’inizio e si allontana verso l’altra stanza. Lui rimane per un attimo abbandonato sul divano, prima di rendersi conto che c’è un’altra coppia a poca distanza, impegnata nella stessa attività. L’idea lo disgusta.

Senza pensarci due volte, decide che ne ha avuto abbastanza. Lei sarà in giro da qualche parte, intenta a fare sesso con un altro uomo o con un’altra donna.

Domani ci penserà, ma la vita è adesso, e adesso lui vuole solo andare a casa, farsi una doccia e dormire.