Hanno mangiato intorno al fuoco e bevuto birra dalle lattine. Hanno riso e scherzato con il piccolo gruppo che si è formato all’interno del campeggio. Sono esattamente a metà della vacanza e iniziano a temere il ritorno alla fornace della città e alla solita vita. Si domandano come faranno a riabituarsi a indossare abiti e scarpe, a costringere i corpi negli orpelli della vita quotidiana.
Hanno nuotato nelle acque luccicanti del lago, di notte, nude. Con quella sensazione di libertà che solo la vacanza e la nudità ti sanno regalare.
La loro pelle si è dorata e profumata di sole e di bosco, i loro capelli si sono inselvatichiti, i loro corpi si sono irrobustiti.
Rientrano nella tenda a tentoni. È tardi e non vogliono fare casino. Si cambiano al buio, inciampando l’una nell’altra. Crollano sul materasso gonfiabile. Dormono vicine, non c’è molto spazio nella minuscola tenda. Si sussurrano qualche confidenza, tra risate soffocate: qual è il tipo più figo? Con chi lo faresti?
‘Con me lo faresti?’ La domanda improvvisa crea un silenzio sospeso.
‘Non lo so…’ Ridono ancora, scivolano più vicine. ‘Te lo faresti con me?’ ‘Io sì.’ La risposta arriva subito.
‘Davvero?’
‘Davvero.’
‘Tipo, ora? qui?’
Una mano si allunga e raggiunge i capelli che brillano un poco alla luce della luna. Le dita si infilano nella massa profumata, accarezzano il collo. I due corpi si avvicinano ancora, sono freschi nell’aria della sera. La mano adesso scivola sul torace acerbo, si infila sotto la maglietta, raggiunge il seno, il capezzolo morbido.
Ci gioca un po’, lo picchietta con il polpastrello. Rumore di fiato sospeso e la piccola punta che si indurisce sotto il dito. Sembra quasi un gioco, vuole provare anche con l’altro. Le teste si avvicinano, le labbra si cercano. Scivolano timide sul contorno del viso, sul bordo della mascella, sotto il mento alzato. Sulla guancia.
Il bacio vero e proprio, quando arriva, è dolce come zucchero e come lo zucchero si scioglie al calore delle bocche. Le lingue si cercano, prima timide, in punta. Poi prendono coraggio, scivolano l’una sull’altra come due serpenti innamorati.
Il bacio toglie il fiato adesso, mentre un nuovo calore si accende in fondo al corpo.
La mani inciampano nei vestiti, scostano, sollevano, abbassano. I due giovani corpi sono nudi adesso, nella luce tenue, nel silenzio della notte popolato dal ronzio dei generatori e dai tonfi sordi di qualche festa lontana. Sono di nuovo vicinissime, pelle sulla pelle. Le gambe si insinuano tra le gambe, spingono contro il sesso. Le braccia abbracciano.
‘Ti piace?’ La voce è bassissima, quasi un sussurro.
‘Moltissimo.’ La risposta è altrettanto evanescente.
‘Davvero?’
Adesso la risposta è un bacio travolgente.
I corpi spingono l’uno sull’altro. Si strusciano, rotolano. Le mani agguantano i sederi, stringono i seni. Le bocche si mangiano.
Poi lo scoppio di passione si acquieta, lascia il posto a una danza regolare di corpo su corpo. Una mano prende la mano e la avvicina al sesso. Le dita si appoggiano incerte, sollevano i peli leggeri, picchiettano come avevano fatto prima con il capezzolo. Un respiro profondo e le gambe si aprono. Le dita scivolano più giù. Sentono la piccola sporgenza e vanno ancora più in basso. Seguono il solco, mentre il respiro si fa più gutturale. L’altra mano accarezza i capelli, la bocca bacia la bocca, mentre il bacino inizia a muoversi insieme alla mano.
Le dita esitano davanti all’apertura, ma un movimento dei fianchi le inghiotte dentro. Si ritrovano nello spazio umido e vellutato, la bocca preme contro la pelle per soffocare i gemiti. Le dita affondano ancora di più mentre il corpo, accanto, si fa sempre più teso, più rigido.
Adesso i fianchi sono fermi, ma le dita hanno preso il ritmo ormai. Uno spasmo, un grido soffocato nella carne, e una cascata di brividi.
La luna è alta nel cielo.
L’estate è solo a metà.