Una nuova storia di Rafa de la Rosa che puoi leggere in originale qui. Un racconto delicato e sensuale di crisi e rinascita. Buona lettura.
Si tolgono i vestiti, si coprono con il lenzuolo. Le labbra di Fernando sembrano fatte apposta per le sue, le mani di Carlos sembrano create per accarezzarlo. I corpi si uniscono in un’armonia segreta, una canzone che non hanno mai ascoltato e che danzano come se la conoscessero da sempre. E quando il fuoco che li arde si esaurisce, uniscono le braccia di nuovo, come due pietre scolpite per abbracciarsi l’un l’altra, finché l‘arrivo del sole non le risveglierà.
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Appende il cappotto all’attaccapanni con un gesto stanco. Lo stesso di ogni giorno. Carlos vaga per il salotto vuoto, stanco dopo il lavoro. Lascia le scarpe in mezzo al corridoio. Le raccoglierà più tardi, si dice. E si avvicina al piccolo ufficio per dare il bacio di rigore a Fernando.
Apre la porta con un ‘sono a casa’ già pronto ma la frase gli muore sulle labbra quando vede la stanza fredda e vuota. Il computer spento. Sta quasi per chiamarlo ad alta voce, ma forse è in bagno, si dice. E tuttavia non sente il rumore della doccia, la luce accesa non scalda la fine del corridoio. C’è un piccolo biglietto sul tavolo.
C’è sopra il suo nome, nella grafia fitta e arzigogolata di Fernando. E vicino ad esso solo poche parole, un’ora e un luogo. Carlos non capisce e cerca il telefono per mandargli un messaggio, ma Fernando deve averlo spento perché non riesce a raggiungerlo.
Vivono soffocati dalla routine da troppo tempo. Fernando lavora da casa, Carlos parte presto la mattina e torna tardi la sera; mangiano insieme senza parlarsi davanti a una sitcom qualsiasi, e poi si sdraiano, uno accanto all’altro, abbracciati come due statue di marmo scolpite sotto il lenzuolo. Senza riuscire a separarsi l’uno dall’altro, senza trovare un po’ di calore da condividere.
A Carlos si stringe il cuore solo all’idea di cosa significhino quelle parole, e decide di andare a farsi una doccia. Lì, se piange, non deve asciugarsi le lacrime. Poi, si veste, pronto al peggio, ed esce di casa lasciando dietro di sé il biglietto…
‘Dobbiamo parlare. 20.00 al Giardino’
Quando arriva al ristorante, lo stomaco gli fa così male che riesce appena a parlare.
Si magia bene, è un posto senza pretese che scelgono quando hanno qualcosa di importante da dirsi. È stato qui che Fernando gli ha chiesto di sposarlo e Carlos teme che, in un momento di ironia crudele, lo abbia scelto per mettere fine ai loro nove anni insieme. ‘Le storie migliori son sempre quelle che finiscono all’inizio.’ Lo dice sempre Fernando quando conclude un libro che gli è piaciuto, e adesso quella frase suona come una sentenza nella mente terrorizzata e confusa di Carlos.
Lo scorge al tavolo in fondo a destra, con la testa china e gli occhi fissi sullo schermo dell’e-book. Si avvicina e si siede; sulle sue labbra si spegne un sorriso. Fernando alza gli occhi e sorride, ma non lo inganna: le sue mani si muovono nervose. Gli ha ordinato una birra, ma Carlos non è in grado di bere nulla adesso.
‘Dobbiamo parlare’ gli dice Fernando. Carlos si sente distante, Fernando gli sembra uno sconosciuto. Non può contraddirlo, non ha mai potuto, anche se il suo cuore si incrina un po’. Annuisce, concede e si asciuga una lacrima prima che rotoli sulla guancia.
‘Per questo ho pensato che questo… debba finire. Sei d’accordo, no?’ Domanda Fernando.
Carlos lo aveva previsto, ma quando sente la frase che conferma i suoi sospetti non riesce a mantenere la calma. Il petto gli duole, gli occhi gli bruciano. L’aria non entra e non esce dai suoi polmoni, anche se ansima mentre piange.
‘Che cos’hai, amore? Carlos, vita mia? Che ti succede?’ gli sussurra Fernando, avvicinandosi con il corpo. E il suo semplice tocco duole e lenisce, brucia e mitiga…
Che mi stai lasciando, che è finita. Mi spiace molto. Ti amo ancora di più, vorrebbe dirgli, ma le parole non escono. Solo frammenti sconnessi che Fernando è capace di interpretare e ricostruire.
‘No, no!’ Sorride e gli asciuga le lacrime.
Lo bacia sulle labbra e Carlos si accende a quel bacio, consapevole che l’acqua della vita vive nella bocca di Fernando.
‘Te l’ho detto mille volte, Carlos; le storie migliori sono sempre quelle che finiscono all’inizio.’
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Si tolgono i vestiti, si coprono con il lenzuolo. Le labbra di Fernando sembrano fatte apposta per le sue, le mani di Carlos sembrano create per accarezzarlo. I corpi si uniscono in un’armonia segreta, una canzone che avevano dimenticato e che ascoltano come se fosse nuova. E quando il fuoco che li arde si esaurisce, uniscono le braccia di nuovo, come due pietre scolpite per abbracciarsi l’un l’altra, finché l‘arrivo del sole le risveglierà.