Due storie erotiche in cui il corpo femminile diventa una tela da tracciare col pennello o con la lingua, da uno degli autori più raffinati che ci siano: Inachis Io.
Racconto erotico breve – La fenice
Chiudi gli occhi, dice. E li chiudo.
Indosso solo un kimono a disegni floreali e l’ultima immagine che ho nella mente è uno sgabello coperto da un telo bianco accanto a una grande finestra illuminata di sole. Poi sento le sue mani sulle spalle, il kimono che scivola arioso lungo la schiena, una sensazione di libertà.
Mi lascio guidare sullo sgabello e mettere nella posizione corretta, la testa reclinata, le mani appoggiate sulle gambe. E le cosce aperte. Ho il sesso rasato, so che gli occorre che la mia pelle sia del tutto disponibile, come una tela tesa sul suo telaio. Oggi la tela sono io e lui è il pittore.
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Rilassati, dice. Ci vorrà un po’ di tempo. E ci provo, sospesa in una situazione di attesa e di eccitazione. L’uomo – io lo chiamo “L’artista” – mi intriga. Parla pochissimo, mai di sé; in compenso ascolta molto e così mi sono trovata una sera a raccontargli la mia vita e le mie fantasie più segrete. Lui mi guardava con occhi profondi, facendo poche, precise domande. Le sue mani nodose e il suo odore di legno secco mi facevano pensare all’umiltà e alla sicurezza degli uomini esperti. Mi sono sorpresa a fantasticare su di lui, al suo tocco su di me. Così quando mi ha detto “Una fenice, dovrei dipingerti una fenice, addosso.”, mi è sembrato del tutto naturale rispondere di sì in un soffio leggero.
Mi ha scritto l’indirizzo del suo studio su un foglietto di carta, mi ha dato un appuntamento per la sera successiva, e mi ha detto che avrei dovuto essere completamente depilata, che non avrei dovuto indossare biancheria per tutta la giornata in modo da non avere segni sulla pelle. Ha poi aggiunto di portare una vestaglia o un kimono se avessi preferito.
Ora appoggia il pennello per il primo tratto. Parte dal collo e scivola leggero lungo la scapola. Deglutisco emozionata. Lui continua deciso, alternando pennellate lunghe ad altre più brevi. La pittura è fredda, mi strappa un brivido, ma sono sicura che non sia solo questione di temperatura: è piuttosto sentirlo muoversi così sicuro su di me, tratteggiare una figura che vedrò solo una volta finita.
Le setole scorrono leggere lungo il seno, la pancia, disegnano arabeschi sul monte di Venere, percorrono archi sul confine del sesso. Non sono sicura di riuscire a nascondere la mia eccitazione. Non posso sapere, nemmeno intuire, come sarò a lavoro finito. Aspetto curiosa di potermi guardare allo specchio. Una nuova me, forse. Proprio come una Fenice.
Racconto erotico breve – Ti piacciono i dolci?
A vederla di spalle mentre cucina, i suoi movimenti regolari e ripetitivi, quasi ipnotici, il suo corpo generoso, capisci che è una donna che non si limita nei piaceri. Sta sbattendo un impasto con la frusta. I fianchi ondeggiano, il culo sobbalza a ritmo. Sembra avere una canzone dentro di sé.
Poi si gira verso di te e ti dice sorridendo che ha preparato un piatto speciale. “Anzi – aggiunge -, il piatto sono io!”. Appoggia la ciotola sul piano e inizia lentamente a spogliarsi: sfila il vestito e lo lascia acciambellarsi ai piedi. Sotto indossa un intimo semplice e senza fronzoli. Lo sfila con naturalezza e te lo lancia in allegria, prima il reggiseno e poi gli slip.
Ora è nuda e lo vedi benissimo, che è nuda. Sei un po’ emozionato, sorpreso. Non ti aspettavi un invito così quando ti ha proposto di passare dopo cena per un dolce. Tieni in mano il reggiseno e gli slip e ti sembrano scottare, o forse bruciano davvero, caldi del suo corpo.
Lei non se ne cura e ti passa anche la coppa: contiene una crema di cioccolato poco densa, di cui avverti il profumo, profondo e inebriante. Non sai più cosa tenere in mano e cosa appoggiare e ti vedi come un giocoliere a cui sta per fallire il numero.
“Ti piacciono i dolci?”, chiede ora, spostandosi verso il tavolo.
A te non piacciono. Mai piaciuti, sempre preferito i salati, Ma rispondi “Certo”, cercando di capire quale sia il vero senso della domanda. E lo capisci dopo poco, quando si siede sul tavolo, di fronte a te, e senza staccare gli occhi dai tuoi immerge un piccolo mestolo nella ciotola e lo estrae grondante cioccolato. Lascia cadere alcune gocce sul petto, e tu hai capito cosa fare, e lo fai. La tua bocca è sulla sua pelle, il suo sapore si confonde con quello della crema. Assaggi, poi ti fai coraggio e lecchi, gusti.
Lei intinge ancora il mestolo e questa volta è il seno che assapori, la consistenza del capezzolo, duro, coperto dalla leggerezza della glassa. Ti fai più audace, succhi, esplori. La senti tendersi e gemere. Segui le gocce di cioccolato che scendono sulla pancia. Le insegui nell’ombelico, mentre lei inarca il bacino e, appoggiata la ciotola, ti spinge la testa in mezzo alle gambe.
I sapori si mischiano, e mentre lei viene sotto la tua bocca tu realizzi che forse, la sera, il dolce è meglio del salato.