Lasciati ispirare da due storie erotiche di Thais Duthie dedicate all’amore saffico e al sesso nella vasca da bagno. Le puoi leggere in originale qui.
Trentotto gradi
La mora si sedette sul bordo della vasca, con i piedi dentro, e chiuse il rubinetto lentamente prima di rivolgere uno sguardo altero alla ragazza che, immersa nel calore dell’acqua, osservava ogni suo movimento.
L’unico rumore era quello di alcune gocce che, ogni tre o quattro secondi, cadevano sulla superficie liscia dell’acqua, sole testimoni della guerra fredda tra i loro sguardi.
La rotella del rubinetto segnava trentotto gradi, ma la bionda avrebbe giurato che fossero di più. Quando sentì che la tensione si faceva insopportabile, allungò la mano e la fece risalire lungo la gamba dell’altra strappandole un sospiro.
L’invito era chiaro e bastò a far sì che interrompessero il contatto visivo.
In pochi secondi erano entrambe dentro, collocate ai lati della vasca più grande che avessero mai visto. Lo smalto liscio che la rivestiva aiutò la bionda a cambiare posizione e a sovrastare la compagna che, sotto di lei, si trovò immobilizzata dalla sorpresa. Le sue gambe si aprirono, quasi d’istinto, e la ragazza bionda si fece spazio tra di loro.
Si persero in un bacio umido, caldo. L’aqua che ora le copriva ondeggiava leggermente ad ogni assalto. Lottavano corpo a corpo per prevalere l’una sull’altra, ma la bionda continuava a dominare la situazione. Il gemito della mora segnò la sua resa, la fine del gioco. Rilassò tutti i muscoli, smise di opporre resistenza. Lasciò che la bionda le baciasse il collo in quel modo così rivelatore che anticipava la sua prossima mossa.
Con l’esperienza di chi ha già percorso la stessa strada mille volte, tracciò il contorno della sua clavicola e discese lungo lo sterno. Passò sul ventre, dove affioravano i brividi, e si fermò sull’ombelico.
Giocherellò con la porzione di pelle che precedeva il pube. Poi, le fece scivolare la mano tra le gambe con l’intenzione di immergere le dita nella sua parte più calda. L’acqua sarà stata pure a trentotto gradi, ma di sicuro la temperatura lì era più alta.
Intrufolò le dita nell’intimità della mora senza smettere di osservare la sua espressione aggrottata dal piacere e le labbra che si lasciavano sfuggire piccoli sussulti.
Si abbassò fino alla sua entrata e, contro ogni pronostico, fu in grado di notare la sua eccitazione.
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Ahhh(desso)
Mi basta percepire l’acqua sulle spalle per sentire come i miei muscoli si rilassano, poco a poco.
Chiudo gli occhi sotto il getto e mi bagno i capelli, e un brivido mi attraversa interamente. Sospiro e saggio con la mano uno dei bordi della vasca finché non trovo il piccolo oggetto rotondo. Sorrido, consapevole di quello che seguirà e, senza aprire le palpebre, faccio scorrere le dita sul giocattolo. Premo il pulsante indicato che conosco al tatto come se facesse parte del mio corpo, e ascolto l’oggetto che si è messo in moto. Con una calma che mi sorprende, dirigo il marchingegno del piacere tra le gambe e lascio andare un breve gemito al primo contatto.
La mia immaginazione comincia a guizzare libera e mi è molto facile pensare che la bocca della mia amante si sia fatta largo tra le mie pieghe, alla ricerca di quel posto così preciso che mi fa rabbrividire. I movimenti circolari del piccolo oggetto che tengo tra le mani imitano la punta di una lingua inquieta, persistente e ostinata. Tanto che sembra che invece di una, siano due.
Per ottenere una maggiore esposizione alla stimolazione dell’oggetto, sollevo una gamba e la lascio riposare sul bordo della vasca. Separo le mie labbra più intime con lentezza e lo appoggio sul clitoride. Questo cambiamento fa sì che il mio piacere aumenti sensibilmente. Torno a gemere. Sento l’orgasmo vicino e già lo bramo. Lo voglio, e lo voglio adesso, tanto che porto il mio indice sul pulsante che fa sì che alle oscillazioni si sommino le vibrazioni intense.
Le mie spalle si scontrano con le piastrelle, il mio corpo si inarca. L’acqua scende sul mio viso, scivola sulla pelle colandomi in bocca. Tremo, gemo. L’orgasmo nasce nel mio centro, sale e poi scende, mi avvolge in una spirale umida di cui non posso e non voglio trovare l’uscita. Odo, quasi attutita, una voce che mi riporta al mondo reale.
‘Amore? Sei a casa?’
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