Continua l’avventura di Laura, che ha incontrato un misterioso amante per la prima volta qui, si è fatta spogliare da lui per la prima volta qui, è entrata con lui, per la prima volta, in un club privé qui.
Una serie di racconti erotici di Inachis Io.
4. Disporrò di te
Non sapevo che mi avresti preso in parola e che mi sarei trovata presto qui con te, seduta su un divanetto piuttosto rigido, cambiando nervosamente posizione ogni pochi secondi nell’attesa che torni con i bicchieri.
Mi hai usato questo garbo, di non arrivare al bancone del bar in questo stato. Gentilmente mi hai fatta accomodare e sei andato tu a prendere i cocktail. Mentre ti aspetto mi sento decisamente ridicola. La benda che porto è perché tu sia i miei occhi, se non ci sei, anche solo per qualche minuto, mi sento solamente scema.
E anche lievemente inquieta: sento dei passi rasentare i miei piedi tirandosi dietro delle voci confuse. Percepisco i corpi come un pipistrello nella notte e, del pipistrello, vorrei ora avere gli ultrasuoni. Per esempio per sapere a chi appartiene questo respiro che mi pare troppo fondo e troppo vicino.
– Libera? -, domanda una voce tremula di uomo.
Non capisco se si riferisca alla poltrona o a me e preferisco non saperlo.
Mentre penso una risposta, sento una mano molliccia appoggiarsi sul ginocchio.
La scaccio come fosse una mosca gridando “Ehi!”.
– Mi scusi -, si ritira il tremulo molliccio.
– Tutto bene, Laura?
La tua voce porta la pace. È la prima volta che pronunci il mio nome stasera.
Sentirlo mi fa un effetto strano, come se non fossi davvero io ma un’altra persona che vive con te una vita reale, con cui parli, litighi, fai l’amore. Per la quale questo nome un po’ banale, Laura, ha un volto e una storia speciali.
– Laura? Non prendertela, non faceva nulla di male. Devi capire che stasera, qui, tu sei l’attrazione.
Io? In che senso? Non voglio, io, essere l’attrazione di nessuno, stasera. Non lo voglio però lo voglio. Contorsionista mentale.
Sento qualcosa di freddo e bagnato sul palmo della mano. Mi stai porgendo da bere e intanto ti sei seduto di nuovo accanto a me, molto vicino. La tua coscia aderisce alla mia, così la spalla. Chini la testa verso il mio orecchio e mi ricordi del patto.
– Ripetiamo il patto -, dici.
C’è un patto, infatti, e vale solo per stanotte. Me lo hai proposto dopo che avevo risposto quattro sì alle tue quattro domande.
Il patto le riassumeva tutte.
Aspiro dalla cannuccia un sorso di alcol. È un Negroni piuttosto carico, mi brucia la gola e mi dà la scossa necessaria per parlare.
– Stasera ti affido la mia volontà, il mio piacere e il mio pudore. Ne puoi disporre come vuoi.
Sto ripetendo a pappagallo una formula che mi è tornata spesso in mente e che ha il potere di eccitarmi nel profondo. Ma un conto è recitarla come un mantra quando sono sola in casa e posso usare il potere di queste parole per alimentare il fuoco della mia fantasia, un altro è pronunciarla ad alta voce, davanti a te, nel momento in cui la mia resa sta diventando realtà.
– Brava -, commenti. – E poi?
– Se non me la sentirò di continuare (e qui mi trema la voce), smetteremo immediatamente il gioco e mi riporterai subito a casa.
– È così, ti riporterei a casa, se fosse necessario.
L’alcol sta entrando in circolo e la testa si scollega dalla coscienza. Tutto sommato non mi sento più così folle.
– Alzati -, ordini.
Mi stringi i fianchi e mi fai di nuovo abbassare, ma ora mi ritrovo seduta in braccio, sulle tue gambe.
Adesso ho la tua bocca sul collo, le tue mani sulle cosce (me le stai facendo aprire, peraltro), la tua erezione imprigionata nei pantaloni che preme tra le mie natiche.
– Sono i tuoi occhi -, mi ricordi.
E cominci a scoparmi con le parole.
Mi descrivi minuziosamente il luogo in cui siamo, una grande sala con una zona disco dove alcune decine di persone stanno ballando (“dovresti vedere la coppia al centro, lei è quasi nuda e si sta strofinando sul suo tipo”, commenti ridendo), un open bar circolare (“il barista è un ragazzo muscoloso e tatuato, potrebbe piacerti”), alcuni salottini lungo le pareti (“hanno delle tende di velluto rosso e all’interno sono completamente bui”).
– C’è una coppia che ci guarda a un paio di metri da noi -, mi spieghi. Lei avrà trent’anni, è bionda e magra, non molto alta. Non riesce a staccare gli occhi da te, sono febbricitanti, stringe la mano del suo ragazzo come se ci passasse l’elettricità. Ti dilunghi a descrivere le sue tette, sode, i capezzoli che spuntano sotto a un abito aderente, indossato senza reggiseno. Mi descrivi soprattutto i suoi sguardi: mi sembra di sentire i suoi occhi che mi accarezzano, mi frugano. Istintivamente apro leggermente le gambe, spingo in fuori il seno.
Hai sempre un modo tutto particolare di leggere le situazioni e quello che hai detto della ragazza mi piace molto. Non posso naturalmente sapere se mi stai raccontando la verità o se la modifichi a tuo piacimento. Ma per me la realtà stasera sei tu e in fondo non c’è differenza tra ciò che succede realmente e ciò che tu fai succedere nella mia mente. Questa impotenza è rassicurante. Mi sento libera come mai in vita mia.
Lascio la mente immaginare la ragazza con gli occhi febbricitanti e oso domandare:
– E ora, cosa fanno?
– Lei si è appoggiata su di lui, in una posizione simmetrica alla nostra, continua a guardarci e intanto si sfrega sul ragazzo, muove il bacino lentamente con gesti circolari.
– Così? -, domando mentre inizio una danza su di te. Ti sento reagire immediatamente e gusto il potere che esercito con il mio movimento sul tuo desiderio.
– Esattamente.
– E ora? –
Il gioco mi sta piacendo.
– Adesso lui le ha sollevato la gonna e la sta toccando.
– Lì?
– La sta toccando lentamente in mezzo alle gambe -, precisi accompagnando alle tue parole il gesto che le descrive con esattezza.
Mi sento morire perché ricordo l’orgasmo che mi hai strappato in macchina. So che se lo volessi potresti costringermi a godere qui, esposta di fronte a una coppia di ragazzi che si sta toccando, e a chissà quanta altra gente che ci guarda.
Appoggi il palmo sul clitoride e premi, con le dita mi apri il solco. Ho un tremito. Penso “no”, dico “sì”. Penso “non qui”, dico “continua”.
Il nero in cui è sepolta la mia vista è come luce del sole per la fantasia: immagino la coppia di fronte a noi come fossimo allo specchio, la ragazza sentire le mie stesse sensazioni in un crescendo condiviso verso il piacere. Mi alzo in piedi trascinandoti con me per imitare il più esattamente possibile quella che suppongo essere la loro posizione. Con la tua mano tra le gambe faccio anche un passo in avanti, verso il nulla, impacciata e goffa.
Avverto una presenza poco distante, le gambe mi tremano.
– Sei bellissima -, dice una voce femminile rotta da un tremito che potrebbe sembrare di imbarazzo ma che identifico come piacere.
– Grazie -, balbetto.
Affondi le dita in me provocandomi un gemito, come un’eco sento gemere anche la ragazza. Sono pronta a cedere anche a questo piacere, a far rimbalzare il mio orgasmo sul suo. Ma tu hai altri disegni, ed esci lentamente dalla mia fessura.
– Andiamo a esplorare questo posto, ora -, mi dici calmo allontanando la mano e strappandomi dal sogno. Me la appoggi sulla bocca e sento tutto il mio profumo sulla faccia, devo essere scandalosamente bagnata.
– C’è una scala davanti a noi -, mi spieghi…
Il patto (I), ‘Sarò i tuoi occhi’ – Una serie di storie erotiche di Inachis Io
Il patto (II), ‘Ti guiderò’ – Una serie di storie erotiche di Inachis Io
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