Era arrivato da poco e la festa sembrava carina. C’erano i soliti noti e molte facce nuove, un bel mix di persone e personalità, tanto alcol e bella musica. Si era aggirato tra amici e conoscenti, salutando questo, fermandosi a fare due chiacchiere con quello. Il secondo Negroni cominciava a fare il suo effetto e sentiva il suo corpo sempre più morbido, sempre più incline a seguire il ritmo della musica.
Era il momento di frenare o avrebbe perso il controllo completamente e una serie di seccature ne sarebbero conseguite: il ritorno a casa in taxi, il mal di testa al risveglio, la difficoltà di concentrarsi e l’impossibilità di lavorare.
Aveva chiesto una bottiglietta d’acqua e l’aveva finita in pochi minuti. Ne aveva chiesta un’altra e poi un’altra ancora. Alla terza bottiglietta aveva cominciato a sentirsi più lucido e padrone dei suoi movimenti; si era diretto verso il bagno.
Lei era lì: seduta su un divano si sistemava il laccio di una scarpa e una serie di dettagli avevano colpito la sua attenzione tutti insieme. La curva della gamba ripiegata, l’arco sensuale del suo piede e il tacco vertiginoso della scarpa. Ma quello che l’aveva sorpreso era il fatto che lei sembrava non indossare alcuna biancheria intima.
Era stato un attimo, una combinazione di luci e movimenti, ma lui non aveva dubbi e la cosa che più lo convinceva era il gesto che aveva fatto lei quando si era accorta della sua presenza. Aveva chiuso le ginocchia di colpo e gli aveva rivolto un sorriso che era un po’ di sfida e un po’ complice.
Lui aveva farfugliato un saluto e si era diretto verso il bagno e, quando ne era uscito, lei non c’era più. Ma quell’immagine gli aveva messo un’eccitazione addosso che non riusciva assolutamente a contenere: doveva ritrovare la sconosciuta nuda e, dopo averla ritrovata, doveva farla sua.
Aveva cominciato ad aggirarsi per la sala senza fermarsi e, quando ormai stava per rinunciare all’impresa, l’aveva finalmente vista in mezzo alla folla che ballava. Si muoveva sinuosa e il vestito che l‘avvolgeva senza difetto sembrava confermare quello che lui ancora stentava a credere. Si era diretto verso di lei come un razzo ma quando le era stato vicino aveva sentito una specie di energia attorno a lei, un’energia respingente. Allora si era accorto che vicino a lei ballava un giovane uomo. Era rimasto un attimo interdetto, possibile che fosse il suo ragazzo? Poi il giovane uomo aveva allungato un braccio per prenderle la vita, l’aveva attirata a sé mentre incollava i fianchi ai suoi.
Non riusciva a crederci. Aveva passato l’ultima mezz’ora a immaginarsi come l’avrebbe avvicinata e, una volta avvicinata, come l’avrebbe conquistata e, una volta conquistata, cosa avrebbero fatto insieme, faticava a contenere la delusione nel suo petto. Lei gli aveva rivolto un altro sorriso, forse l’aveva riconosciuto, forse aveva solo notato il suo interesse, quella specie di sobbalzo che lui aveva fatto quando le braccia del suo uomo le avevano cinto i fianchi.
Si era allontanato in fretta da lei, e poco dopo, anche dalla festa. La testa era anche troppo lucida mentre guidava verso casa, la notte anche troppo giovane. Avrebbe avuto tutto il tempo di riposarsi ma adesso non sembrava più così importante.
Si era fatto una doccia, si era lavato i denti, si era allungato sul letto, ma l’immagine di quell’istante in cui, senza volerlo, aveva spiato la nudità di una sconosciuta continuava ad assillarlo. Allora aveva fatto scivolare una mano sul suo sesso già eretto e aveva cominciato a fantasticare.
E, nel suo fantasticare, la vedeva muoversi sinuosa di fronte a quell’uomo che aveva guardato solo di sfuggita. Nel suo fantasticare, le mani di lui le afferravano il sedere e la attiravano a sé. La facevano appoggiare contro la sua gamba, le sollevavano un poco il vestito in modo che il suo sesso nudo si potesse sfregare sulla stoffa dei pantaloni. Lei cominciava a muoversi per il suo piacere e i suoi movimenti diventavano sempre più lascivi. Così lascivi che l’uomo a un certo punto la portava via dalla folla, la prendeva per mano e la guidava verso il primo spazio disponibile, con quella fretta di chi non trattiene più il desiderio. Forse entravano nel bagno delle donne e trovavano un gruppo di ragazze con cocktail e rossetti in mano. Lei si metteva a ridere, probabilmente, perché probabilmente lei era una così, non le interessava molto il giudizio della gente.
Allora era lei che prendeva l’uomo per mano e lo guidava verso l’uscita di sicurezza: spingevano insieme le porte antipanico e si ritrovavano nella scala antincendio. Era buia e solo le scritte che indicavano il percorso di sicurezza la illuminavano di una luce verdina. L’atmosfera era vagamente inquietante, ma nessuno dei due ci faceva caso. L’uomo la spingeva contro la ringhiera della scala, e iniziava a sollevarle il vestito. Lei faceva scorrere il cuoio della cintura nella fibbia, sbottonava i pantaloni, infilava la mano nei suoi boxer. Lo guidava verso di sé, mentre l’uomo le afferrava con forza il sedere che affiorava dal vestito e la sollevava un po’. La spingeva ancora di più contro la ringhiera, e iniziava a prenderla così.
E mentre la immaginava insieme a un altro uomo, lui, solo, disteso sul suo letto, sentiva crescere anche la propria eccitazione. La sua mano si muoveva veloce sul suo sesso mentre la vedeva muoversi unita al suo compagno. La vedeva godere e poi vedeva godere anche l’uomo. Ma era quando l’aveva immaginata abbassarsi l’orlo del vestito sul sesso ancora pieno di piacere, quando l’aveva vista passarsi un dito sul labbro morbido a sistemarsi uno sbaffo del rossetto e rivolgere all’uomo quello stesso sorriso, a metà tra sfida e complicità, mentre intrecciava le dita alle sue e lo invitava a tornare di là, in quella festa dove per un attimo i loro desideri si erano spiati, era allora che si era lasciato andare al piacere.