Lo conosco da anni e gli ho sempre riconosciuto la capacità innata di irritarmi. È il classico ragazzo che vuole essere al centro dell’attenzione e, se non ci sta, fa di tutto per attirarla. E che tratta le donne come fossero trofei: gli ho visto cambiare una ragazza dietro l’altra, la sua specialità è scegliersele belle e appariscenti. Di quelle che passano la serata a chattare con qualcun altro al telefono e non capisci mai bene cosa facciano nella vita, tipo se hanno un lavoro, se studiano… l’unica cosa che sai è che sono bionde, o almeno tinte.
Io ovviamente sono al riparo dalle sue mire, troppo al di sotto dei suoi standard. Troppo grassa, troppo castana.
Una sera sono andata al pub che frequentiamo spesso tutti e due con i nostri rispettivi amici, che a volte sono gli stessi, a volte no. Dovevo vedermi con Silvia, questa mia amica che mi ha dato buca all’ultimo momento. Ero furiosa, perché avevo già ordinato da bere e non potevo lasciare lì la mia pinta appena arrivata, ma davvero odio stare in pubblico da sola. Mi sento già abbastanza sfigata, ma trovarmi in un posto dove la gente è tutta in compagnia mentre io sono seduta da sola mi fa sentire molto peggio del solito. E credimi, già il solito potrebbe bastare.
Ho iniziato a bere a più non posso, per raggiungere il prima possibile un livello che mi permettesse di abbandonare il bicchiere e scappare a casa. E c’ero praticamente riuscita quando lo vedo venire verso di me, con quel suo sorriso gradasso stampato in faccia e due bicchieri di birra, uno per ogni mano. Ho resistito alla tentazione di girarmi per vedere se ci fosse qualcuno dietro di me perché sapevo perfettamente che dietro di me c’era solo il muro. Lui si è fermato un attimo in piedi davanti al mio tavolo, ha appoggiato le birre e scostato la sedia.
‘Permetti?’ Ha detto mentre si sedeva.
Ho sentito distintamente il rossore allargarsi sulla mia faccia. È una sensazione che odio perché non la posso controllare: sento questo calore che si espande sulla mia faccia, non so dire bene da dove inizi, ma lo sento proprio allargarsi, sento che raggiunge le tempie, le orecchie, che arriva sul collo. E l’unica cosa che posso fare è sperare che finisca il prima possibile. Nel frattempo, è ovvio, anche tutto il resto del mio corpo va in fiamme, manco fossi un termosifone appena acceso, e sento l’odore del profumo espandersi intorno a me.
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‘Che ci fai tutta sola?’ Continuava ad avere quel suo sorriso che non sapevo bene come interpretare: un po’ da presa in giro, un po’ da ‘guarda come sei fortunata che il ragazzo più figo si è seduto al tuo tavolo’ e un po’ non so, un po’ come se volesse piacermi.
Ha spostato la birra sul tavolo verso di me senza staccarsi dalla sedia e per la prima volta mi è sembrato in imbarazzo anche lui. È stato allora che mi sono resa conto che non avevo ancora aperto bocca, e ho preso un sorso di birra perché non sapevo se sarei stata in grado di parlare.
‘Aspetto Silvia’ ho risposto appena ho avuto la sensazione che la birra fredda avesse stemperato sufficientemente l’arsura della mia gola.
‘L’aspetto insieme a te’ ha detto appoggiando il mento sulle mani e le mani sul tavolo. Mi ha guardato così, dal basso all’alto e mi è scappato un sorriso. Abbiamo cominciato a parlare e la cosa che mi irritava di più era che, dopo averlo disprezzato per tutto quel tempo e aver pensato malissimo di qualsiasi donna si trovasse in sua compagnia, ero improvvisamente lusingata di essere una di loro. Ogni tanto qualcuno si avvicinava a noi, a scambiare qualche parola con lui e ogni volta mi aspettavo che lui si alzasse e se ne andasse, ma lui rimaneva dov’era e riprendevamo a parlare come se niente fosse, e io mi ritrovavo sempre più spesso con lo sguardo fisso sulle sue labbra.
Quando la birra è finita, si è alzato per prenderne un’altra. Una sensazione esilarante si è impadronita di me, ho gettato un’occhiata intorno, quasi aspettandomi di vedere una platea di persone assistere al nostro primo incontro. Il fatto che nessuno mi guardasse non mi ha scoraggiata. Mi sono rassettata i capelli con le mani, poi le ho appoggiate sul tavolino. È passato qualche minuto e quando già il terrore che lui non tornasse più iniziava a serpeggiare dentro di me, l’ho visto arrivare come la prima volta: con quell’espressione sfacciata e le birre in mano. Ho sentito il sorriso aprirsi sul mio viso, spontaneamente, e per un attimo mi sono odiata, ma è stato solo un attimo.
Abbiamo ripreso la conversazione esattamente dove l’avevamo lasciata, si dimostrava un ascoltatore attento, anche se indubbiamente amava parlare soprattutto di sé. Io iniziavo a sentire l’effetto della terza birra, ridevo molto più di quanto fosse necessario e mi protendevo verso di lui come una bionda qualsiasi. Poi ho urtato la sua mano per sbaglio
‘Scusa’ gli ho detto subito. E ho sentito di nuovo il maledetto rossore allargarmi tutti i capillari del viso. Lui mi ha guardato dritta negli occhi, come assaporando quell’attimo.
‘Ti va di andare da un’altra parte?’
Oddio! Non sapevo cosa rispondere. Cosa intendeva con un’altra parte? Voleva dire in un altro locale, voleva dire a casa sua? Con uno sforzo svorumano ho pensato a quello che indossavo sotto: reggiseno di pizzo e slip bianchi di cotone. Non il massimo, ma nemmeno il mio peggio. Accettabile.
‘Andiamo’ gli ho risposto. ‘Non mi fai paura’ è quello che volevo invece dirgli.
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Ho un ricordo vago del tragitto in macchina. Lui vive in una villetta con i suoi, in un appartamento seminterrato. Forse di giorno è un po’ buio, ma di notte non si vede la differenza. Ha parcheggiato davanti alla casa, ha aperto il cancelletto cigolante e mi ha presa per mano. Mi è sembrato un gesto carino, che mi ha spinto ad andare avanti. Le luci dentro casa erano già accese e anche questo mi è sembrato accogliente. Forse era sicuro di tornare con qualcuno, mi sono detta. E mi sono messa a tacere immediatamente.
‘Vuoi qualcosa da bere?’ Mi ha chiesto mentre mi toglievo il cappotto. ‘Sì, grazie.’ Mi ha chiuso la bocca con un bacio così inaspettato che mi ha lasciato senza fiato. Mi ha infilato le mani nei capelli e mi ha spinto contro la porta. Il suo corpo era rigido contro il mio, potevo sentire la sua eccitazione. Mi ha tolto la sciarpa sempre continuando a baciarmi, mi ha sfilato il maglione, ha iniziato a sbottonarmi la camicetta.
‘Voglio vederti nuda’ mi ha sussurrato sulle labbra, mentre continuava a baciarmi. Mi sono sentita mancare. Ovvio che sapevo quello a cui andavo incontro quando avevo deciso di accettare il suo invito, ovvio anche che lo desideravo. Ma avevo sperato in un approccio più soft e contato sulla protezione delle tenebre. Invece non avevo ancora fatto un passo dentro il suo appartamento e già mi faceva scivolare la camicetta dalle spalle e le spalline della canottiera lungo le braccia e già infilava un dito nella stoffa del reggiseno e mi portava un seno fuori dalla coppa di pizzo e mi prendeva il capezzolo tra le labbra. Sentivo il piacere irradiarsi nel mio corpo, con la stessa precisione e ineluttabilità del rossore sul mio viso ed era una sensazione che mi rendeva molle, mi offuscava la mente, mi toglieva l’iniziativa. Sarei scivolata a terra lì, dov’ero, squagliandomi tra le sue mani. Invece ho aperto gli occhi e mi sono resa conto che lui non solo era ancora completamente vestito, ma aveva addirittura ancora il giaccone addosso.
Con uno sforzo di volontà ho vinto il languore e l’ho spinto, forse con forza eccessiva, lontano da me. Lui mi ha fissato per un attimo esterrefatto, stava quasi per dire qualcosa, qualcosa che sicuramente avrebbe rovinato tutto, quando mi sono avvicinata a lui e ho iniziato a spogliarlo con la stessa frenesia con cui lui aveva spogliato me.
In un attimo ho scoperto il suo torace muscoloso, sentivo la sua pelle calda contro i miei capezzoli eccitati e il profumo dei suoi capelli ogni volta che lui si piegava a baciarmeli e mordicchiarmeli.
Poi è stato lui a staccarsi da me improvvisamente, mi ha afferrato per mano e guidato nella sua camera da letto. Ha un letto grande, quasi matrimoniale. Ci siamo abbandonati sopra e lui ha iniziato subito ad armeggiare con la cintura dei mie jeans. Ommioddio, ho pensato io. Cercavo di fare ordine tra i miei pensieri, ma l’unica cosa che riuscivo a pensare era che ero quasi nuda in camera sua. Mi ha sfilato i jeans, portandosi via anche le scarpe e le calze, ed eccomi, in tutto lo splendore dei miei chili di troppo e delle mie fantastiche mutande di cotone bianco.
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Mi sono sollevata a sedere per spogliare anche lui e passare al dunque, ma soprattutto per risparmiargli la visione di me seminuda, ma lui mi ha spinta di nuovo sul letto, tenendomi per le braccia e baciandomi e facendomi sentire la sua erezione, ruvida nei jeans, contro la mia odiata biancheria. Mi sentivo di nuovo annientata dal piacere e il mio corpo burroso e morbido mi sembrava impossibilitato a resistere all’attacco del suo, tutto muscoli e gesti scattanti. E mi sono detta, cosa può succedere ormai? Ha visto tutti i miei chili di troppo, ha visto le mie mutande da suora, cos’altro può scoprire di così terribile su di me?
Quando però l’ho sentito scivolare sul mio corpo con la bocca, ho avuto un altro brivido di paura e piacere mescolati insieme e ho sentito di nuovo il rossore espandersi sul mio viso.
‘Fa che si fermi, ti prego, fa che si fermi. E che non mi guardi in faccia.’
Lui si è fermato e io, per paura che davvero risalisse verso la mia faccia e vedesse che era di nuovo in fiamme per l’imbarazzo, mi sono nascosta con un cuscino. L’ho sentito riprendere il suo percorso, ma questa volta molto più lentamente. Sentivo la sua bocca soffermarsi in alcuni punti del mio corpo, la sua lingua entrare nel mio ombelico, le sue mani abbracciarmi i fianchi, stringerli con forza. Poi le sue labbra sono arrivate all’elastico degli slip e il mio corpo ha avuto un sussulto di desiderio assolutamente contro la mia volontà.
Ho sentito la sua bocca percorrere il mio sesso sopra il cotone e di nuovo non ho potuto contenere un brivido di piacere che lo ha portato direttamente all’altezza del mio clitoride. Ha iniziato a stringerlo piano tra le labbra, o forse addirittura tra i denti, non riuscivo a capire, perché la stoffa ottundeva la precisione delle mie sensazioni, anche se ovviamente rendeva ogni suo movimento molto più efficace.
Sentivo la stoffa bagnarsi in ugual misura della sua saliva e dei miei umori e non riuscivo più a trattenere i gemiti di piacere che cercavo di soffocare contro il cuscino. Lo sentivo parlare, non capivo bene cosa dicesse, ma il suono della sua voce e i movimenti che facevano le sue labbra sopra il mio corpo quando diceva qualcosa mi facevano sussultare ogni volta. Ero in un mondo tutto mio, un universo buio di godimento nel quale speravo di restare il più a lungo possibile, ma a un certo punto ho sentito l’orgasmo arrivare, inesorabile come il rossore, ho sentito i miei fianchi sollevarsi e il mio sesso spingersi forte contro la sua bocca, mentre con le mani stringevo il cuscino contro la faccia.
Una sensazione di felicità si è irradiata dentro di me, mi sentivo in pace, al sicuro, al riparo. Ma, con un gesto assolutamente inaspettato, lui mi ha tolto il cuscino dalla faccia
‘Stavolta ti voglio vedere mentre godi’ Mi ha detto prima di riabbassarsi su di me, togliermi le mutande e ricominciare da dove aveva smesso. Dopo tutta quel gioco attraverso il cotone, il contatto con la sua lingua mi è sembrato estremamente vivido e in pochissimo tempo mi sono ritrovata a sentire di nuovo le scosse del piacere. Non sapevo che potevo avere un altro orgasmo subito così, non pensavo fosse possibile, pensavo che il fastidio sarebbe stato troppo e invece mi sono sentita venire contro la sua bocca e venire ancora, mentre i miei gemiti di piacere si trasformavano quasi in grida. Quando sono tornata dal mio viaggio e ho aperto gli occhi, ho trovato il suo viso con il suo sorriso strafottente a pochi centimetri dal mio.
‘Adesso scopiamo’ Ha detto prendendo un preservativo dal comodino di fianco al letto.
‘La prima impressione non conta un cazzo’ Ho pensato, mentre l’unione con il suo corpo mi toglieva il fiato.