Lo amo, ma questo è davvero un aspetto del suo carattere che non sopporto.
Passi quando siamo in giro e non perde occasione per guardare qualsiasi donna che abbia un po’ di carne in mostra, ma una cosa che mi fa davvero uscire dai gangheri è quando mi parla delle altre, soprattutto di quelle che non conosco, perché non posso giudicare l’entità del suo infatuamento. A volte mi sono illusa che lo faccia per me, per tenermi sulla corda, ma mi sono dovuta ricredere.
Ovviamente mi aveva parlato un sacco di Paola, di quanto fosse non solo bella e sexy, ma anche estremamente affascinante, di classe, in gamba.
La odiavo profondamente senza averla mai vista in vita mia.
Avevo quindi messo una particolare cura nel prepararmi quella sera, dovevo essere irresistibile e conquistare tutti gli uomini presenti. L’occasione era una cena con alcuni vertici dell’azienda per cui lavora mio marito. Paola è la moglie del boss supremo e quando arrivammo nel ristorante era già lì ad accoglierci.
Era meno bella di quanto mi aspettassi, ma non appena si mise a parlare capii cosa aveva colpito la fantasia di mio marito. Aveva una personalità estremamente forte e affascinante, una voce bassa e sensuale che ti costringeva a piegarti verso di lei per cogliere le sue parole. E, ogni volta che mi chinavo, lo sguardo mi cadeva sulla sua scollatura dove brillava un piccolo diamante.
I suoi seni piccoli modellavano il vestito di lamé, le sue braccia erano tornite e abbronzate, nonostante fossimo in pieno inverno. La sua bocca si apriva su una dentatura bianchissima, i suoi occhi erano neri e profondi.
Non mi era sfuggito lo sguardo con cui mi aveva avvolto quando il cameriere mi aveva aiutata a liberarmi del cappotto, e per la prima volta in vita mia mi ero sentita di concordare con mio marito e la gelosia era sparita in un istante. Al contrario, mi sentivo incredibilmente aperta e matura a non avere problemi finalmente nel riconoscere il fascino di un’altra donna. Mi sarei sentita onorata, quasi, se Paola avesse scelto come amante mio marito, ma non sembrava un’eventualità probabile. Nonostante fosse un uomo decisamente attraente e avesse da subito fatto sfoggio di tutte le sue armi di seduzione più rodate, Paola non gli aveva rivolto uno sguardo e aveva insistito perché ignorassimo il galateo che prevedeva l’alternanza di uomini e donne a tavola, per sedersi di fianco a me.
Avevamo iniziato una conversazione fitta fitta, per lo più guidata da lei. E quando era il mio turno di parlare, la vedevo perdersi a fissare le mie labbra. Ma, dopo che molti bicchieri di vino avevano deliziato le nostre bocche, il suo sguardo era passato a spogliarmi. Si insinuava curioso nella mia scollatura morbida, indugiava sul mio seno rotondo, si incantava sulle mie labbra nude.
Prima che potessi rendermi conto di come fosse potuto succedere, una solida complicità si era instaurata tra di noi. Seguivamo la conversazione generale, ma ne facevamo una specie di controcanto, un commento continuo, a mezza voce, tra di noi, che ci faceva scoppiare in risate complici. Più di una volta avevo incrociato lo sguardo di mio marito, seduto di fronte a me, che sembrava suggerirmi compostezza con gli occhi. All’inizio mi ero limitata a ignorarlo, ma ad un certo punto l’alcol mi aveva dato tanta sfrontatezza che gli avevo detto a bruciapelo, attraverso il tavolo, in modo che tutti potessero sentire ‘Avevi ragione, Paola è la donna più affascinante che tu abbia mai conosciuto!’.
Avevo sentito Paola irrigidirsi alla mia sinistra. Una sonora risata generale si era levata da tutti i commensali, forse per mascherare l’imbarazzo di mio marito. Quando la conversazione era tornata normale, Paola mi aveva guardato enigmatica:
‘Davvero ha detto così?’
‘Tranquilla, lo dice di quasi tutte le donne che incontra.’ Le avevo risposto, incapace di tenere una nota amara fuori dalla mia voce.
Paola mi aveva fissata per un attimo:
‘Coglione!’ aveva sussurrato nel mio orecchio ed eravamo sbottate di nuovo a ridere.
Avevamo ripreso la nostra conversazione come se niente fosse, fin quando non era arrivato il dessert e non ero riuscita a trattenere un moto di gioia: era una cheesecake, il mio dolce preferito. Non mi era sfuggito che il mio entusiasmo aveva colpito Paola: so essere amabile, quando voglio, e direi quasi che questo abbandono all’entusiasmo è una tecnica di seduzione che ho affinato negli anni.
È una cosa che agli uomini piace molto, non credevo piacesse anche alle donne.
Il cameriere aveva appoggiato una fetta abbondante sul mio piatto e, dopo aver aspettato a fatica che tutti fossero serviti, mi ero portata un pezzo di torta alle labbra e mi ero abbandonata al piacere che il boccone cremoso mi aveva scatenato in bocca.
E mentre ero ancora persa nella mia contemplazione dei sapori e delle consistenze, avevo sentito una mano leggera appoggiarsi sulla mia gamba. Mi ero bloccata un istante a fissare davanti a me e davanti a me c’era mio marito. Lo vedevo parlare con il suo vicino, coprirsi la bocca con la mano, pulirsi con il tovagliolo ben aperto. E mi sembrava così rozzo nella sua maschia esuberanza, mentre sentivo la mano delicata di Paola accarezzarmi il ginocchio, scatenarmi brividi che temevo fossero visibili agli occhi di tutti, insinuarsi leggera dentro lo spacco del mio vestito, sollevarne a poco a poco la seta.
Non riuscivo a guardarla, a girarmi verso di lei. Avevo preso un sorso di vino e mi ero messa a parlare con l’uomo alla mia destra, un signore di una certa età e piuttosto duro di orecchi. E, mentre mi avvicinavo a lui per farmi sentire, avevo allargato le gambe per dare a Paola più agio nei suoi spostamenti. Lei ne aveva subito approfittato e con un movimento veloce aveva fatto risalire la mano fino al mio sesso, la sentivo insinuarsi sotto i miei slip, farsi largo tra la mia carne. Avevo soffocato un gemito di sorpresa e piacere dentro il tovagliolo e per la prima volta mi ero rivolta a lei e le avevo piantato uno sguardo interrogativo in faccia.
Lei aveva tolto la mano dalle mie mutande, poi si era chinata verso di me mentre diceva a voce alta ‘Che ne dici di andarci a incipriare il naso in bagno?’ e la sua mano mi aveva sfiorato il viso per farmi sentire il mio odore sulle sue dita. E questa cosa mi aveva offuscato la mente, mi aveva mandato oltre il limite. L’avrei scopata lì, davanti a tutti.
Ricordo come un sogno quando ci siamo alzate da tavola e tutti i signori presenti si sono alzati, per rispetto. E i gesti scomposti con i quali li abbiamo pregati di non scomodarsi.
‘Torniamo subito.’ Avevo detto io, sentendomi un po’ un colpa.
‘Magari non proprio subito subito.’ Aveva aggiunto Paola e la cosa ci aveva fatto ridere tantissimo.
La toilette era adeguata al lusso del locale in cui ci trovavamo. Marmi e specchi ovunque, e bouquet di fiori secchi a profumare l’ambiente.
Paola aveva dato venti euro alla donna che presidiava l’ingresso, l’aveva spinta fuori dal bagno e aveva chiuso la porta alle sue spalle con un giro di chiave.
Ci eravamo guardate un istante, prima che lei mi sbattesse contro la porta baciandomi con furore. Era la situazione più erotica nella quale mi fossi trovata in vita mia.
Niente batte il bacio di una donna, quelle labbra morbide, quella lingua leggera, quel corpo sinuoso come un serpente che si avvolge e si modella contro il tuo.
Ma Paola aveva il meglio dei due mondi: le curve e la delicatezza di una donna, la prepotenza e l’arroganza di un uomo.
‘Vai a metterti di fronte al lavandino. Così. Appoggia le mani, ti voglio da dietro.’
Mi sentivo completamente in suo potere, avrei fatto qualsiasi cosa mi avesse chiesto in quel momento. Sono andata al lavandino, ci ho appoggiato entrambe le mani, ho sollevato lo sguardo allo specchio e ho visto una versione così eccitata di me che stentavo quasi a riconoscermi: gli occhi in fiamme, le guance accaldate, i capelli scomposti. Ho visto il viso di Paola apparire alle mie spalle, sorridermi allo specchio. Poi lei con una mano mi ha spinta a piegarmi verso il lavandino e con l’altra mi ha sollevato il vestito. L’ho sentita abbassarmi le mutande. Ho sentito il suo dito penetrare il mio sesso completamente bagnato e, finalmente, ho sentito la sua lingua cominciare a leccarmi. Penso di non essere mai venuta così in fretta e così potentemente in tutta la mia vita.
‘Adesso io’. Ha detto lei sorridendomi, baciandomi con la bocca ancora umida dei miei umori. Ero spiazzata, non ero mai stata con una donna, ero ubriaca e ancora in preda al piacere travolgente del mio orgasmo. Ho iniziato a toccarla timidamente con le dita. Lei ha avuto un moto di impazienza. Si è sollevata il lungo vestito di lamé oltre i fianchi. È stato allora che mi sono resa conto che non aveva gli slip. Si è issata sul lavandino, con le gambe aperte e il vestito arrotolato in una mano.
‘Leccami.’ Mi ha ordinato. Mi sono chinata verso il suo sesso gonfio ed eccitato e aperto. E mentre la mia lingua si muoveva timida su di lei, l’ho vista infilarsi un dito e iniziare a muoverlo, sempre più in fretta, fino a farsi venire lì, sul lavandino, sulla mia bocca.
Mi sono sollevata a baciarla. Lei mi ha ricambiato con passione.
‘Abbiamo ancora molto da imparare’ Mi ha detto ridacchiando ‘Ma promettiamo bene.’
È scesa dal lavandino con un piccolo balzo, ha lasciato ricadere il vestito e in un attimo era esattamente come prima, perfetta, composta, elegante, non un capello fuori posto. È andata alla porta e l’ha riaperta. La custode era lì fuori. Ci siamo aggiustate i capelli e il trucco davanti allo specchio.
Lei mi ha preso per mano e siamo tornate al tavolo così, mano nella mano, gli occhi lucidi di desiderio, la sua bocca fiammeggiante di un nuovo strato di rossetto.
Mio marito ha alzato uno sguardo su di noi e lo so, lo so che in quel momento ha capito tutto.
Da quella sera i suoi apprezzamenti sulle altre donne non mi colpiscono più, nonostante lui abbia rincarato la dose, tanto che sono ormai convinta che lo faccia solo per farmi ingelosire.
Vedo regolarmente Paola, è la moglie del suo capo e mio marito non può né vuole opporsi in alcun modo.
Come Paola aveva previsto, sono diventata un’ottima amante e il sesso tra di noi è il più bello che abbia mai provato.