Una luce blu pervade il locale dove innumerevoli persone travestite si muovono come squali in un acquario. O almeno questa è l’impressione di Chiara mentre li osserva sorseggiando il suo cocktail. Lei si trova un po’ in disparte, un po’ annoiata dalla situazione: non è mai stata una fan delle feste in maschera e Halloween meno di tutte. Il costume da Morticia la costringe in un corpetto che le impedisce i movimenti e la fa riflettere sulle conquiste della modernità, prime fra tutte gli antidolorifici per il ciclo mestruale seguiti a ruota dagli abiti comodi.
Non conosce bene gli amici con i quali è venuta, sono amici di amici, Chiara è nuova in città e deve sforzarsi di fare nuove conoscenze. È quello che si ripete per lo meno.
Un ragazzo vestito da conte Dracula con due rivoli di sangue disegnati ai lati delle labbra le si avvicina e inizia a urlarle parole sconnesse cercando di superare la musica assordante. L’unica cosa che Chiara percepisce è il forte odore di alcol che emana dalla sua bocca troppo vicina alla propria mentre pensa che se adesso l’uomo dei sogni decidesse di fare il suo ingresso in scena per liberarla da quell’importuno, sarebbe proprio un incontro perfetto.
Ma succede solo nei film. E ultimamente nemmeno lì, le donne si salvano da sole.
Quando finalmente Dracula si arrende al suo rifiuto, Chiara si allontana in fretta alla ricerca di un posto ancora più in disparte, dove i suoi occhi pesantemente truccati e la profonda scollatura dell’abito non le attirino ulteriori attenzioni.
Lo trova di fianco alla statua di una specie di dio Bacco che completa l’arredo kitsch del locale e proietta un angolo di ombra più scura dove le luci stroboscopiche non riescono a penetrare. Chiara riprende la sua osservazione: tutti sembrano divertirsi un mondo, si muovono sinuosi al ritmo della musica, ridono, una coppia è avvinghiata in mezzo alla pista, Biancaneve lei, mentre lui indossa un costume di gommapiuma color carne che è difficile associare a un personaggio preciso ma che di sicuro deve tenere molto caldo.
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E, a proposito di caldo, Chiara vuota con un ultimo sorso il drink annacquato e decide che, se deve restare, tanto vale alzare il tasso alcolico. Lancia uno sguardo al bancone per valutare l’entità della fila ed è allora che lo vede: indossa un abito scuro con una cravatta rossa e sembra appena uscito dall’ufficio. È mediamente alto e sotto le linee pulite dell’abito si indovina un corpo nervoso e scattante. Per essere in tono con la serata indossa una semplice maschera bianca che gli copre interamente il volto e Chiara si ritrova a osservarlo mentre tutto il resto intorno scompare, come nei film.
E mentre lo guarda sporgersi oltre il bancone e chinarsi verso il barman, l’uomo alza una mano incredibilmente bianca a sollevare la maschera fino a metà volto. Per farsi sentire meglio, probabilmente. Chiara trattiene il fiato: l’ovale che emerge è pallido e perfetto e la bocca carnosa e un po’ arrogante spicca sanguigna.
Deve essere sui 25 anni e tutto nella sua persona e nel suo modo di fare denota la leggerezza di chi dalla vita ha avuto solo il meglio, dal taglio impeccabile dell’abito alla noncuranza con cui rigira la carta di credito tra le dita, pensa Chiara. Improvvisamente, come sentendo su di sé quello sguardo scrutatore, l’uomo in maschera si gira di scatto e punta un paio di occhi vellutati su di lei.
Chiara sente come un colpo in pieno petto, un’emozione che è al tempo stesso di sorpresa e di profonda eccitazione. È un attimo e lui si è già rigirato verso il bancone a osservare il drink che prende forma sotto le mani acrobatiche del barman. Chiara prova una fitta di disappunto: non c’è molto tempo, fra poco lui riceverà il suo cocktail, si allontanerà e verrà inghiottito dalla folla sudata e ululante. Ora o mai più.
Mentre il barman versa una cascata di alcol ben mixato dentro un bicchiere da Martini, Chiara esce dall’ombra e si avvicina decisa al bancone.
Felice, finalmente, di sentire il vestito da Morticia stringerle i fianchi, avvolgerle le cosce, scoprirle i seni, sentendosi sbocciare sotto gli sguardi che le cadono addosso. Il bancone è circondato di gente, ma Chiara riesce a incastrarsi di fianco a lui. “E io che pensavo di aver esagerato con il cerone!” esordisce, allungandosi verso di lui.
Lui fa una risatina secca e Chiara si pente immediatamente della propria iniziativa. Se voleva essere spiritosa ha sicuramente fallito, pensa, mentre lo osserva allungare la carta con due dita al barman. E quando già è convinta di aver sprecato la sua chance e non vede l’ora di tornare all’angolino buio, a guardare il mondo da fuori, lui si gira di scatto a fissarla fino in fondo all’anima. Senza distogliere lo sguardo, prende carta e drink e “Vieni” le dice. E nonostante non faccia nessuno sforzo per sovrastare la musica assordante, la carezza della sua voce la raggiunge in quella parte nascosta e sensuale.
Chiara non ci pensa su un istante, lo seguirebbe in capo al mondo, non deve dire o fare nulla per convincerla. Lui fende la folla, la maschera sempre a metà. Chiara è sempre a un passo da lui e ha la sensazione di sentire il calore che emana dal suo corpo così vicino.
Passano da una sala enorme a una più piccola, poi lui spalanca una porta imbottita e si ritrovano in un corridoio violentemente illuminato da lampade al neon dal fondo del quale vengono i rumori di una cucina. La metà del viso di lui che non è coperta appare ancora più pallida in quella luce, ma la sua intrigante bellezza è inalterata e i suoi occhi in fondo alla maschera sono ancora più brillanti. Chiara si ritrova per un attimo preoccupata di come apparirà il suo trucco volutamente sfatto sotto quella luce impietosa. Ma è solo un attimo. Perché lui ha preso un sorso dal suo bicchiere e si è avvicinato a lei e ha appoggiato le sue labbra su quelle di lei e le ha fatto colare il liquido in bocca. E Chiara non sa se è più stupita da quel bacio improvviso o dall’alcol che brucia inaspettato la sua gola, ma sa che per un attimo si sente vacillare e si deve lasciar andare contro il muro piastrellato del corridoio. E lui lo fa ancora una volta. Il cocktail è forte ma non riesce a mascherare il sapore inebriante delle sue labbra.
Poi lui avvicina il bicchiere al collo di Chiara, ne fa scivolare alcune gocce sulla sua scollatura e veloce si china a leccarle via. E Chiara respira a pieni polmoni il profumo dei suoi ricci castani, solleva una mano a volerli accarezzare ma poi si trattiene perché la assale la paura che tutto possa svanire ad un suo gesto.
Lui continua il suo gioco, versando ogni volta una quantità minima di liquido che non va mai sprecato, ma viene sempre intercettato dalla sua lingua e tuttavia scivola ogni volta un poco più in giù, più in fondo alla scollatura. E Chiara rimane così, abbandonata contro il muro, incapace di prendere qualsiasi iniziativa, mentre un’eccitazione sorda cresce dentro di lei, prepotente, incontrollabile e lei sente il respiro farsi sempre più pesante. E più vorrebbe mantenere il controllo, più sente il suo corpo liquefarsi sotto i suoi baci.
Quando anche l’ultima goccia del cocktail ha lasciato la coppa da Martini, è scivolata nella scollatura di Chiara ed è stata leccata via dalla lingua dell’uomo in maschera, lui si ferma e si discosta. Allora Chiara chiude gli occhi, non può sopportare l’idea che se ne vada. Passa un attimo interminabile nel quale Chiara distingue il tintinnio del bicchiere appoggiato per terra, poi lui la sorprende per l’ennesima volta e con un gesto brusco l’afferra per la vita e la gira contro il muro. ‘Dimmi che mi vuoi’ La sua voce è un sussurro caldo all’orecchio. ‘Ti voglio.’ Risponde Chiara con la voce spezzata. ‘Dimmi che mi vuoi ora.’ Adesso le sue parole le arrivano sulle labbra. ‘Ti voglio. Ora. Subito. Qui!’
Lo sente sollevarle il vestito stretto, veloce ma senza fretta. Il vestito si inceppa, ma lui continua a sollevarlo, poi infila una mano e abbassa gli slip di Chiara. È un attimo e lei lo sente entrare dentro di sé, lento e inesorabile, e non riesce a trattenere un lungo gemito di piacere mentre continua a tenere gli occhi chiusi.
Una mano di lui le cinge le spalle passando da davanti, l’altro braccio le stringe i fianchi. Lui inzia a muoversi e Chiara sente l’eccitazione salire ancora. Il rumore improvviso di una porta che sbatte, per un istante i suoni della cucina si fanno più vicini per tornare subito ovattati e, dopo un attimo, la cadenza regolare di passi che si allontanano. Qualcuno è uscito dalla cucina e si sta allontanando lungo il corridoio. Non si ferma lui, continua con i suoi colpi regolari che nella testa di Chiara si mischiano ai passi che si allontanano. L’idea che uno sconosciuto li abbia sorpresi la eccita incredibilmente e lei non riesce a trattenere più il piacere che esplode inequivocabile. Chiara si appoggia con le mani contro il muro ancora scossa dalle onde dell’orgasmo, e sente le spinte di lui farsi più lente e profonde e il suo corpo muoversi in preda alle convulsioni del piacere. Ed è allora che, per la prima volta, lo sente appoggiarsi con tutto il corpo contro il proprio, con un abbandono che la stupisce ancora. E mentre si riempie le narici dell’odore sintetico della maschera, lui si è già staccato e lei sente il rumore della zip che si richiude, un attimo, un bacio leggero sul collo, un gesto veloce a farle ricadere la gonna a posto, poi un ‘Ciao.’ e i passi di lui che si allontanano.
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Chiara si lascia scivolare a terra, ha gli occhi chiusi, si appoggia con la testa al muro mentre sente il suo sesso pulsare ancora di piacere. Apre gli occhi sul corridoio con le sue luci al neon che le appare totalmente estraneo adesso, poi vede la porta dalla quale sono venuti aprirsi e il suo cuore si arresta per un attimo. Ma non è lui, lo capisce subito, è un uomo che indossa la divisa dei camerieri del locale e l’idea che possa essere lo stesso che ha assistito al suo piacere le è intollerabile e si rialza in fretta. Così facendo urta il bicchiere che rotola a terra, Chiara istintivamente getta uno sguardo e nota un biglietto da visita dentro il calice. Lo afferra al volo mentre un’ondata di gioia invade il suo cuore e si dirige a passi svelti e leggeri verso l’uscita. Incrocia l’uomo e in un attimo di spavalderia solleva lo sguardo a incontrare i suoi occhi. Ma non c’è malizia in lui, solo lo sguardo stanco di chi lavora fino a tarda notte e la noia e forse un po’ di sorpresa ma non troppa per quell’incontro nel corridoio.
Chiara entra nella saletta piccola dove Biancaneve e il suo cavaliere travestito, adesso lo vede bene, da lottatore di sumo sono avvinghiati su un divano mentre pochi altri si muovono al suono sempre più pesante della musica. E, come il corridoio, anche la saletta piccola e poi quella grande le appaiono completamente diversi, come se li vedesse per la prima volta. E Chiara sa che lui è passato di lì prima di lei e il pensiero la fa sorridere.
Si dirige al guardaroba e, mentre attende paziente il suo cappotto, non lo cerca con lo sguardo.
Ma stringe il suo biglietto da visita come un talismano mentre si avventura nella notte fredda e piena di promesse.