Sono usciti di casa in quell’ora incerta dei sabato pomeriggio di provincia. Quando il cielo è ancora chiaro ma l’aria è già scura e la nebbia spolvera di uno strato di umidità macchine e panchine. La ghiaia del vialetto di ingresso ha scricchiolato sotto le loro scarpe, le portiere si sono chiuse con un suono ovattato. Si sono fermati a comprare una bottiglia da portare in omaggio, la luce violenta e l’improvvisa confusione del supermercato li ha spaesati. Hanno scelto in fretta e quando sono usciti l’aria è sembrata loro ancora più viola. Il tepore e la semioscurità della macchina li ha accolti come un rifugio.
Hanno imboccato la statale lunga e dritta. La stazione di servizio è una di quelle vecchio stile con un paio di pompe per la benzina e l’autolavaggio automatico. Lui è sceso dalla macchina e si è avvicinato al lato dove siede lei per aprire il tappo del serbatorio e infilare le banconote. Gli è caduto lo sguardo sulle sue gambe, le ginocchia sono accostate, la gonna è risalita un po’ più su, la sua carne emerge lattiginosa là dove la calza si fa più stirata e la velatura più lieve. Il resto delle sue forme sparisce inghiottito nel tessuto più spesso, nel buio delle zone non illuminate dell’abitacolo.
Un pensiero si insinua in lui, senza che se ne renda conto, e il gesto di infilare la pompa della benzina nell’apertura del serbatoio gli sembra improvvisamente allusivo. I suoi occhi si inceppano di nuovo sull’orlo della gonna, mentre la benzina gorgoglia nel serbatoio e il suo odore tossico gli riempie le narici. Se lo sguardo potesse agire, il suo solleverebbe quel pezzetto di stoffa.
Riaggancia la pompa al distributore, si avvicina alla portiera, si chiude le falde del cappotto sulle gambe prima di aprire lo sportello e infilarsi in macchina con un movimento fluido. Lei si gira verso di lui, non dice nulla, ma lui le accosta una mano al viso, le accarezza la guancia e lei inala l’odore di benzina che gli è rimasto addosso.
Mette in moto, ma invece di imboccare l’uscita si accosta all’autolavaggio. Abbassa il finestrino, inserisce una serie di monete e preme un pulsante; una voce automatica li avvisa di procedere fino alla barriera, mettere la macchina in folle e spegnere il motore. Lui esegue. Non la guarda ma sente lo sguardo curioso di lei su di sé. La macchina si muove di sua volontà, agganciata alle rotaie del lavaggio automatico. Allora lui finalmente la guarda e le fa un sorriso.
Non appena il primo getto di acqua e schiuma colpisce il parabrezza, allunga una mano e la infila tra le sue gambe. Lei lo circonda con le braccia e accosta il viso per baciarlo, pensa lui. Invece sfiora la bocca e procede verso l’orecchio.
‘Quanto tempo abbiamo?’ Sussurra come se qualcuno potesse sentirli.
‘Poco.’ Ribatte lui mentre già la sua mano raggiunge l’orlo delle calze e cerca di infilarsi dentro. Lei si solleva leggermente sul sedile e lui armeggia con i collant, finché non riesce a trascinarli verso il basso, lungo la sua pelle. La macchina ha uno scossone e procede ancora in avanti, mentre due rulli di spazzole li circondano a destra e sinistra e un terzo scende sul parabrezza. Lei si solleva dal suo posto e con agilità passa oltre il freno a mano per sedersi sopra di lui. Ha gambe nude sotto la gonna e lui fa scorrere le mani sulla sua pelle fino a raggiungere le rotondità del sedere. Lei getta uno sguardo verso la stazione di servizio dietro di loro, una macchina è in arrivo e un paio di fari le illuminano il viso per un istante, prima che una quarta spazzola scenda sul vetro posteriore a sommergerli in una marea asciutta di schiuma e getti d’acqua.
Lei armeggia con la cintura dei suoi pantaloni, la fretta la rende maldestra, ma ogni tocco delle sue dita fredde gli regala una scossa di piacere. Lui le solleva ancora di più la gonna per permetterle di aprire le gambe, per permetterle di accoglierlo.
Quando finalmente il suo membro già eretto è libero, entra dentro di lei senza troppe cerimonie. La macchina ha un altro scossone che la sbilancia e le strappa un gemito. Lei inizia a muoversi, mentre lui le porta le mani sui fianchi e l’aiuta, lo sguardo fisso sul parabrezza dove ondate di schiuma disegnano ghirigori sospinti qua e là dalle spazzole.
Lei si muove lentamente, perché l’incontro tra i loro corpi è stato un po’ brusco e ancora il suo membro le procura più dolore che piacere. Lui fissa la schiuma, e la trova molto eccitante. La macchina fa un altro scatto in avanti e lei inizia a muoversi più veloce, ad ansimare nel suo orecchio, lui vede getti d’acqua pulita sostituire la schiuma. Aumenta la stretta nella sua carne, mentre le spazzole continuano a circondare la macchina da ogni dove, tranne che di fronte, dove già il getto d’acqua è sostituito da un getto d’aria che asciuga la superficie dell’auto.
La sua stretta le ha trasmesso un senso di urgenza e adesso lei si muove più in fretta, vuole farlo godere, ma al cuore non si comanda e adesso che l’atmosfera schiumosa è sostituita dal vetro cristallino lui si sente ancora più lontano dal suo piacere. Lei non si arrende o forse non si rende conto, accelera i movimenti e i gemiti. Il suono della sua voce sovrasta il rumore delle spazzole. Un altro scatto in avanti, l’ultimo forse. Adesso le spazzole si allontanano e il getto d’acqua percorre tutta la carrozzeria. Con un ultimo gemito, più forte degli altri, lei si stacca da lui e si abbandona sul suo sedile. Lui si copre automaticamente con il cappotto il sesso ancora eretto e pulsante, mentre lei fa scivolare la gonna al suo posto. Il getto d’aria finisce di asciugare il retro dell’auto. I fari della macchina che ha finito di fare benzina illuminano brevemente l’abitacolo, prima che l’auto si allontani.
La notte è scesa nel frattempo e lui accende a sua volta i fari, mentre lei si china a raccogliere gli slip e le calze e solleva un piede per appoggiarlo sopra il ginocchio e infilare la calza, come fa la mattina quando si veste. Lui si ricompone e riallaccia la cintura. Lei accende la luce dentro l’abitacolo, abbassa il parasole e si specchia per sistemarsi il trucco.
Si gira verso di lui e allunga una mano alle sue labbra. Con cura, con il suo pollice morbido, cancella le tracce di rossetto che ha lasciato sul suo viso.
‘Andiamo?’ Domanda lui.
‘Andiamo.’ Risponde lei.
La macchina splende lucida sotto i lampioni della statale.