La storia di un oggetto come il vibratore è una delle più interessanti da ripercorrere perché ci permette di comprendere come la concezione del piacere e dell’orgasmo femminile sia cambiata nel tempo.
Scopriamo innanzitutto che il vibratore non nasce come mezzo per dilettare le donne, ma come dispositivo per sollevare gli uomini (medici), dediti alla cura dell’isteria, dall’impegnativo e gravoso compito del massaggio pelvico.
L’isteria, una malattia scomparsa
Caratterizzata da stati di insonnia, manifestazioni emozionali molto intense e teatrali, inappetenza, desiderio sessuale sproporzionato, l’isteria è stata nei secoli associata al malfunzionamento dell’utero e considerata quindi appannaggio esclusivo delle donne. Solo nel XV secolo Paracelso ascrive l’isteria alle malattie mentali e nella prima metà dell’Ottocento, Charcot e Freud la collegano ai traumi del passato e all’ambiente.
Nel 1987 l’isteria viene eliminata dal DSM, il Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali, cessando quindi di fatto di esistere. I suoi sintomi vengono attribuiti ad altre malattie, come l’epilessia o ai disturbi della personalità, anche se in realtà il termine continua ad essere comunemente usato.
I massaggi pelvici e il parossismo isterico
Ma fin quando è stata in auge, una delle cure più accreditate per questa misteriosa malattia è stata l’induzione del ‘parossismo isterico’, altrimenti noto come orgasmo, nel soggetto (donna) in questione, tramite i massaggi pelvici, altrimenti noti come masturbazione. Proprio così. Per secoli la donna che manifestava che so, un po’ di inappetenza, insonnia o nervosismo (e che se lo poteva permettere) veniva portata da un medico che la stimolava sessualmente fino a farle raggiungere il ‘parossismo’ che metteva fine alle sue paturnie. L’orgasmo femminile veniva quandi considerato alla stregua di una cura.
Ma poiché non tutti i mali vengono per nuocere, anche da questo grande equivoco è nato qualcosa di buono. I medici infatti trovavano la pratica dei massaggi pelvici estenuante e lunga e si adoperarono in tutti i modi per trovare un sostituto. Ed è così che sono nati, in ordine cronologico:
A molla, a vapore, elettromeccanici… i prototipi ‘curativi’
Il tremoussoir, un massaggiatore a molla che risale alla metà del ‘700, considerato l’antenato del vibratore; il manipulator (1869), un tavolo con al centro una specie di sfera che svolgeva il compito di stimolare la zona pelvica e che funzionava nientepopodimeno che a vapore (!) e finalmente il primo vibratore elettromeccanico, inventato dal medico inglese Joseph Granville (la cui gesta sono raccontate nel film Hysteria) intorno al 1880, che aveva il pregio di ridurre il tempo necessario alla donna per raggiungere il ‘parossismo’ da un’ora a circa dieci minuti. Potenza della meccanica.
I tempi moderni
Nel 1902 l’azienda amercana Hamilton Beach brevetta il primo vibratore, che nel frattempo è diventato elettrico, per l’uso domestico e non medico. E il nuovo dispositivo viene innocentemente pubblicizzato nelle riviste femminili come apparecchio dalle funzioni più disparate, da quella di aiuto nelle diete a quella di sollievo per muscoli contratti. Tanto per capirsi, il vibratore è considerato il quinto elettrodomestico a fare ingresso nelle case degli americani, dopo macchina da cucire, ventilatore, bollitore e tostapane e buoni dieci anni prima dell’aspirapolvere e del ferro da stiro. Quando si dice saper riconoscere le priorità!
Ma non tutto va così liscio come sembrerebbe: intorno agli anni ’20 l’elusivo vibratore fa la sua prima apparizione in un film porno e immediatamente salta agli occhi di tutti che il re è nudo!, il vibratore è un oggetto sessuale. Vade retro!
I tempi contemporanei
Arrivano gli anni ’60, le rivoluzioni sessuali e culturali e, se non altro per contrasto, tutto quello che è stato messo al bando nell’epoca precedente assurge immeditamante al ruolo di status symbol. Betty Dodson ne fa un simbolo di libertà sessuale, ma il vibratore rimane un oggetto che gli uomini regalano alle donne e, nonostante l’emancipazione, poche donne si azzardano ad avventurarsi in un sexy shop.
Finché non passano gli anni e arrivano loro, le 4 protagoniste di Sex and the City e il famoso episodio nel quale Charlotte diventa dipendente dal suo vibratore rabbit e boom! il vibratore non è più un oggetto di cui vergognarsi e da nascondere nel cassetto, ma diventa sinonimo di donna libera, consapevole, moderna, che ama gioire del sesso ed è in grado di procurarsi piacere da sola, senza bisogno dell’uomo.
L’era LELO
Con la nascita di LELO, nel 2003, la storia del vibratore fa un ulteriore passo avanti: questo strumento di piacere, che già non è più un oggetto da nascodere, diventa addirittura, grazie alla cura dedicata alla qualità dei materiali e al design delle forme, un oggetto da esibire, di arredamento verrebbe quasi da dire. Diventa bello, piacevole da guardare oltre che da usare. Ma è anche la percezione del vibratore che cambia faccia, non più strumento di affermazione di una sessualità femminile prepotentemente autonoma, ma piuttosto strumento per la coppia, che aiuta la donna a raggiungere il ‘parossismo’ insieme al partner, che aiuta l’uomo a regalare sensazioni sempre più travolgenti alla sua compagna e a saggiare lui stesso i limiti della propria sessualità.
È proprio il caso di dirlo, ne abbiam fatta di strada!