Arriva nella hall dell’albergo e si dirige con sicurezza al bancone della reception. Potrebbe avere 40 anni portati male o essere una cinquantenne ancora piacente. Non è una bellezza canonica, qualche chilo in più si posa sui suoi fianchi rotondi e sulla parte alta delle cosce (come rivela la stretta gonna dal profondo spacco posteriore che indossa), un naso meno che regolare troneggia sul suo viso vagamente orientale. Ma ha grandi labbra carnose e occhi profondi, un seno morbido e generoso si mostra dalla scollatura abbondante. E lo sguardo del concierge torna a posarsi su di lei dopo la prima, troppo frettolosa occhiata.
Anna riempie con calma il foglio di accettazione e afferra con piglio deciso la carta magnetica che l’uomo le porge. Ma è gentile quando rifiuta di essere accompagnata in camera; non ha valigie e non si perderà nei meandri del grande albergo, assicura. Mentre si dirige verso l’ascensore quella sorta di consapevolezza che a volte le donne hanno degli sguardi degli uomini illanguidisce il suo incedere. Ma una volta dentro, Anna si abbandona contro la parete vellutata ed è come se qualcuno avesse aperto una valvola d’aria che la fa ripiegare un po’ su se stessa. Si passa una mano preoccupata sul viso. 10°, 15°, eccola al 18° piano, eccola di fronte alla camera 1811. Anna infila la carta nella fessura di fianco alla porta e il rumore della serratura che scatta le sembra risuonare minaccioso per tutto il corridoio vuoto.
Entra nella stanza arredata con gusto, dove troneggia un immenso letto e automaticamente sfila le scarpe di vernice con il tacco vertiginoso e la suola rosso lacca.
La moquette è soffice sotto i suoi piedi, oltre le calze nere di nylon che avvolgono le sue gambe tornite e si agganciano al reggicalze, anch’esso nero, che ha diligentemente indossato seguendo le istruzioni. Anna prova un immediato sollievo. Appoggia la borsa Kelly sul tavolino basso di fronte alla televisione, e si dirige verso l’ampio letto, dove sa che troverà un foglio. E infatti il foglio è lì, bene in vista e ripiegato su se stesso. Anna lo prende e si siede come se il letto fosse cosparso di spine. Poi si rialza e prende una bottiglietta d’acqua dal frigo. È gelata.
Torna a sedersi sul letto, con mani un po’ tremanti gira il tappo della bottiglia, spiega il foglio davanti a sé e beve un sorso d’acqua mentre inizia a leggere.
Non c’è intestazione, né un saluto o alcuna forma di convenevole. Semplicemente un elenco puntato in Word.
- Troverai un collare con una catena nel cassetto del comodino di fianco al lato destro del letto.
- Lo indosserai.
- Troverai due paia di manette nel cassetto del comodino di fianco al lato sinistro del letto.
- Userai un paio di manette per legarti i polsi.
- Userai l’altro paio per assicurarti alla testiera del letto.
Anna deglutisce e si gira di scatto: il letto di squisita fattura moderna presenta una testiera di legno composta da una serie di piccoli cilindri orizzontali, posti uno sopra l’altro e separati da uno spazio. Pare fatta apposta. Forse è fatta apposta, riflette Anna.
Un fiocco di raso rosso campeggia un po’ assurdo nel mezzo del cilindro posto nella parte più alta della testiera. E uno giallo nel cilindro posto più in basso.
Anna è tentata di alzarsi e verificare il contenuto del cassetto del comodino ‘di fianco al lato sinistro del letto’, ma la curiosità la spinge a continuare a leggere.
- Troverai un fiocco giallo a indicarti esattamente dove dovrai agganciare la catena del collare.
- Troverai un fiocco rosso a indicarti esattamente dove dovrai agganciare le manette.
- Aggancerai per primo il collare e per ultime le manette.
- Dovrai posizionarti con la faccia rivolta verso il muro.
- Dovrai legarti non appena avrai finito di leggere queste istruzioni.
- Non dovrai toglierti nessuno dei vestiti che ti ho ordinato di indossare.
- Dovrai restare in silenzio per tutto il tempo dell’incontro.
- Non dovrai cercare di guardarmi durante l’incontro.
- Potrai interrompere l’incontro in qualsiasi momento pronunciando la parola stabilita.
- Se metterai fine all’incontro non ne seguiranno altri.
Dominator 70
Anna si guarda intorno, quasi temendo che Dominator 70 sia in piedi dietro il buco della serratura a spiarla, ma la stanza d’albergo appare banalmente rassicurante con il suo lusso solido. Si avvicina ai due fiocchi, li sente con le dita, appaiono morbidi e innocui.
Apre il cassetto di destra e trova un collare di pelle nera, intarsiato di borchie metalliche, con una lunga catena alla cui estremità pende un altro collare, decisamente più piccolo e senza borchie.
Lo prende in mano, è pesante, e la pelle è leggermente ingrassata, profuma di cuoio. Anna lo indossa di fronte alla specchio e sente il proprio sesso diventare immediatamente umido. Mentre la catena le rimbalza sui seni si dirige verso l’altro cassetto e quando lo apre rimane senza fiato. Due paia di manette d’acciaio campeggiano su un frustino anch’esso di pelle nera dotato di mille strisce, arrotolato su se stesso. Anna scosta le manette e prende in mano il frustino, è leggero ma consistente, le strisce di cuoio sono ruvide sulla pelle.
Un rumore improvviso la fa sobbalzare e Anna chiude di scatto il cassetto, come se fosse stata colta in flagrante a rubare. Un senso di inquietudine la assale: è arrivata a Dominator 70 tramite l’amica di un’amica, anche lei, come Anna, moglie annoiata di un uomo troppo potente o troppo ricco o troppo impegnato. ‘Una cosa diversa’ ‘Non te ne pentirai’ ‘Vedrai’…
Anna ha un ultimo attimo di esitazione ma l’idea di tornare sconfitta nella sua grande casa, vuota e bianca, le è intollerabile. Riapre il cassetto, ne prende le due paia di manette, si rinfila le scarpe e si dirige verso il letto. Quando è in ginocchio di fronte alla testiera con i due fiocchi, Anna capisce subito a cosa serve il collare più piccolo, è semplicemente un modo per attaccare l’altra estremità del collare alla testiera del letto. Con cura meticolosa sgancia la fibbia e chiude il piccolo cerchio di cuoio esattamente di fianco al fiocco giallo. Poi indossa le manette e non appena sente scattare la chiusura si rende conto di non avere nessuna chiave, capisce che se adesso chiude anche l’altro paio di manette si ritroverà nelle mani di uno sconosciuto contattato via email. E il pensiero la spaventa, ma il suo sesso è sempre più bagnato. Aggancia la prima manetta alle proprie, fa passare la seconda oltre il legno liscio del cilindro ed esita un attimo. Esita ancora. La serratura della porta scatta e contemporaneamente Anna fa scattare anche la seconda manetta, esattamente di fianco al fiocco rosso.
È fatta, non può più tornare indietro, può solo andare avanti adesso.
Sente la porta chiudersi e un respiro maschile affannato dietro di sé mentre realizza che la posizione sfalsata di manette e collare la costringe con le braccia molto più in alto della testa, la schiena inarcata verso il basso e, di conseguenza, il sedere verso l’alto.
‘Ciao Anna.’ La voce di Dominator 70 ha il timbro profondo dei fumatori e la sua presenza porta con sé un leggero odore di tabacco.
‘Ciao.’ ribatte Anna con voce tremante.
‘Ti ricordo che non sei tenuta a parlare durante l’incontro.’ Puntualizza lui e una nota metallica raffredda il suo tono altrimenti caldo e avvolgente. Anna deglutisce e istintivamente si stringe su se stessa, come aspettandosi una punizione. Che non arriva.
Dominator 70 si fa ancora più vicino, l’odore pungente delle sigarette è adesso più acre. Anna si divincola come a voler scappare, ora che la presenza è vicina una specie di eccitazione la assale. Ci siamo. Dominator appoggia una mano calda alla base della schiena di Anna e lei sente il calore irraggiarsi da lì e diffondersi lungo la sua spina dorsale. Piccoli brividi la attraversano e lei fa movimenti impercettibili, invitando la mano a scivolare più in basso. Ma Dominator la lascia lì, calda e un po’ pesante.
‘Bene, vedo che sei pronta.’ Dice inaspettatamente.
Anna sente la sua presenza dietro di sé, ma non osa girarsi. Lo sente salire sul letto, deve essere inginocchiato dietro di lei e, se provasse a guardarsi da fuori, Anna si domanderebbe come è possibile che pochi minuti siano passati dal suo ingresso nell’albergo e lei si ritrovi così, legata a un letto in una stanza con uno sconosciuto.
Lo sconosciuto le appoggia entrambe le mani sui glutei. Sono grandi e calde. Anna si lascia sfuggire un sospiro di piacere ma lo sconosciuto la sorprende ancora e con un gesto secco le lacera lo spacco della gonna. Anna trattiene un grido di sorpresa. Adesso si ritrova con la schiena inarcata e i due lembi della gonna che penzolano ai suoi fianchi mentre la sua nudità è malamente riparata dal paio di slip trasparenti che ha indossato seguendo le istruzioni ricevute via email da Dominator 70.
Dominator scende dal letto e Anna lo vede con la coda dell’occhio avvicinarsi lentamente e pericolosamente al cassetto ‘di fianco al lato sinistro del letto’. Lo apre e chiude con un gesto secco, è un istante e un attimo dopo è di nuovo di fianco a lei, in piedi fuori dal letto. Per un po’ non succede nulla, poi Anna sente il fruscio delle strisce della frusta sulla pelle.
Ci siamo.
La pelle della frusta è fresca e suadente, una specie di massaggio inebriante che sarebbe piacevole se Anna non si trovasse in una posizione innaturale che si fa ogni istante più scomoda. Dominator deve essere uno che ci sa fare perché dirige con sensibilità le strisce di cuoio ad accarezzare nei punti giusti il corpo morbido e ancora piacente di Anna. Fa scorrere la pelle sulla pelle delle sue braccia, attorno al suo collo, le solletica le ascelle e Anna deve trattenere una risata quasi infantile di solletico. Le innumerevoli strisce di cuoio moltiplicano all’infinito le carezze e le sensazioni. Dominator le fa scivolare sulle natiche a solleticare il suo sesso e Anna si lascia sfuggire un gemito di piacere. Un attimo di sospensione e lei di nuovo prova a farsi più piccola, come a volersi proteggere, perché non dimentica che l’uomo ha in mano una frusta. Ma nulla accade.
‘Adesso ti frusterò fino a farti godere. E se non godrai continuerò a frustarti. Potrai interrompere l’incontro quando vorrai.’
La voce di Dominator è profonda ma una nota di noia sembra essersi insinuata in essa, come quando si ripete una formula già detta mille volte che ha ormai perso il suo senso.
‘Se lo farai, non ci saranno altri incontri.’
Anna è basita, si divincola istintivamente, cosa vuol dire ‘ti frusterò fino a farti godere’, come si fa a godere se uno ti frusta?!
E il primo colpo la sorprende in mezzo a questo attimo di smarrimento, quando la sua mente è impegnata a valutare quanto le possa importare di avere un altro incontro con Dominator 70.
Ok, non troppo male. Anna trattiene il respiro in attesa del secondo. Invece sente le mani di Dominator spostarle le fibbie del reggicalze, il modo che tutta la sua pelle sia interamente esposta alla frusta. E il secondo colpo arriva. Leggermente più doloroso del primo, ma di poco. Eppure Anna sente un germoglio di desiderio spuntare nel suo sesso. Un altro colpo, e poi un altro e un altro ancora e Anna si lascia sfuggire un gemito di dolore, che suona come un gemito di godimento. Dominator si ferma un attimo e nell’improvviso silenzio che sente dentro di sé, Anna lo ode ansimare. È eccitato e l’idea fa crescere prepotentemente il desiderio dentro di lei. Dominator riprende a colpirla e questa volta la frusta è subito dolorosa e Anna istintivamente si avvicina alla spalliera del letto e ci si aggrappa.
Sono colpi regolari che si fanno regolarmente più veloci e, almeno così sembra ad Anna, sempre più intensi. Ma in mezzo al rumore sordo della frusta sulla pelle che sente risuonare dentro di sé ad ogni colpo, Anna percepisce il suono del respiro eccitato dell’uomo accanto a lei ed è solo questo che la fa andare avanti, mentre la parola stabilita risuona nella sua testa e lei serra le labbra, decisa a non lasciarsela sfuggire. Ma non sa quanto potrà resistere ancora, ogni centimetro del suo corpo è in fiamme adesso e le sembra di non poter restare in quella posizione innaturale un istante di più. E a ogni colpo che segue Anna si giura che sarà l’ultimo e sente le lacrime scorrerle sul viso e sente la rabbia salirle dentro. Ma i suoi denti sono serrati e la voce è come persa dentro di lei. Come se si fosse scordata di tutto, della sua vita vuota, del suo essere legata in una camera di albergo, di potersene andare quando vuole. Come se l’unica cosa vera adesso fosse quel dolore fisico e quella rabbia montante dentro di lei. Non sa quanto tempo passa così, Anna sa che potrebbe svenire da un momento all’altro, esausta, ma sa anche che non pronuncerà la parola, perché in fondo al suo essere si fida di Dominator.
Poi Dominator si ferma e in un attimo di sarcastica lucidità Anna pensa ‘se credevi di farmi venire così…’.
Un altro colpo, questa volta all’altezza delle cosce ed è quasi un sollievo, la pelle è fresca, intatta e il colpo sembra rispondere a un desiderio profondo che Anna sente dentro di sé, un desiderio che è sempre stato lì ma di cui non è stata consapevole finora. Un altro colpo più in basso ancora, verso le ginocchia, dove la pelle è più morbida e questo fa male ma anche questo è una risposta e Anna sente con improvviso stupore l’orgasmo iniziare il suo percorso fulmineo all’interno del suo corpo, solo che è come se questa volta fosse rallentato, come se si espandesse sulla superficie in fiamme della sua pelle, come se si perdesse in mille rivoli dentro il suo corpo per poi riemergere in superficie. L’ultimo colpo è leggerissimo e la raggiunge sul sesso gonfio e la sorpresa che prova è come un tappo che esplode alla sommità del suo piacere. E Anna viene. E viene. E viene ancora. Una sensazione che pervade tutto il suo essere, mente e corpo, la risposta a tutti i suoi perché, la cura a tutte le sue malattie.
E non sa come ma si ritrova sdraiata, manette e collare ancora su di sé, ma non è più legata al letto, è tra le braccia accoglienti di Dominator che sembra anche lui riprendersi da un lungo istante di piacere.
E Anna è felice, felice di non avere pronunciato la parola stabilita, felice che potrà ancora rivederlo.