Giulia guarda con disappunto il lavandino dove piatti, pentole e bicchieri sono impilati in un equilibrio precario. Il parquet cosparso di briciole e strisciate.
Vorrebbe richiudere la porta dietro di sé e uscire nella sera primaverile e dolcemente ventosa. Sedersi al tavolino di un bar all’aperto, ordinare un bicchiere di bianco fermo e aspettare che cali la sera.
Ma è esattamente quello che ha fatto ieri sera e la sera prima e deve darci un taglio.
Appoggia la borsa e la giacca sul divano, entra in camera per controllare la situazione. Non così tragica come potrebbe sembrare a prima vista, solo tanto disordine: vestiti sparsi per terra e il piumone trasformato in un bozzolo sgualcito.
È quando lo solleva che le nota. Devono essere lì da un paio di giorni, perché ricorda di averci giocato l’ultima volta che è stata con lui: due piccole sfere dai colori pastello, inserite in una struttura morbida e pieghevole. Infila un dito nell’occhiello del cordino collegato alla struttura e solleva la palline mentre un’idea si fa strada dentro di lei.
Passa in bagno e appoggia le palline sull’asciugamano che è rimasto abbandonato sopra il coperchio del water. ‘Il segreto è diventare più ordinata’ pensa mentre si lava le mani con acqua e sapone. Poi prende la palline e le passa sotto l’acqua calda. Le tira fuori dalla struttura per lavarle bene, le cosparge di sapone e le gira tra le dita. Si ritrova incantata a guardarle ruotare, avvolte di schiuma, mentre qualcosa inizia a muoversi dentro di lei. Allunga una mano verso l’asciugamano ma poi ci ripensa e torna in camera. Apre un’anta dell’armadio, lasciando sul legno laccato una piccola scia leggermente insaponata, apre un cassetto e tira fuori un asciugamano pulito. E profumato.
Butta l’asciugamano vecchio nella cesta della biancheria sporca, si solleva la gonna e si abbassa i collant e le mutande in un movimento unico. Si crea un agglomerato appallottolato che finisce insieme all’asciugamano. Apre l’armadietto di fianco allo specchio e ne tira fuori una boccetta nera che potrebbe essere uno shampoo. Ma non è.
Torna in camera e con un gesto ricopre il letto con il piumone. Apre la boccetta e si fa colare un po’ del liquido inodore e incolore tra le dita, sulle palline. Le sparge ben bene e ancora una volta sente qualcosa muoversi dentro di sé. Si sdraia sul letto e ripiega le gambe. Porta la mano bagnata sul sesso e si scosta le labbra mentre con l’altra mano appoggia una pallina contro di sé. È fresca a contatto con la pelle e Giulia ripete una serie di respiri profondi, come fa a yoga, mentre sente i muscoli della schiena distendersi e tutte le membra abbandonarsi sul letto. Il piumone è morbido sotto di lei e la avvolge.
Spinge leggermente, la pallina fa una piccola resistenza. Allora fa scivolare una mano tra l’oggetto e il corpo e si cosparge del liquido scivoloso. Sente la consistenza dei peli sotto le dita, della carne morbida, sente il piacere immediato che la carezza le procura e indugia un attimo. Ma giusto un attimo.
La prima pallina non fa fatica a entrare questa volta. Giulia fa un altro paio di respiri e su una espirazione particolarmente lunga fa entrare anche la seconda. Si sente piena. Spinge ancora più su col dito, spinge finché può. Poi si alza e con un gesto veloce si assicura che il cordino penzoli fuori dal suo corpo. Si lancia un’occhiata nello specchio: niente di incongruo nella sua persona, solo un paio di gambe nude che spuntano dalla gonna.
Torna in bagno, si lava le mani con cura, comincerà dalla camera, pensa tra sé.
Inizia col togliere le lenzuola dal letto. Sente le palline dentro di sé, soprattutto quando si curva a raggiungere gli angoli più lontani del materasso. Raccoglie i vestiti da terra, passa in bagno e butta tutto nel cesto insieme all’asciugamano. Ma poi ci ripensa, apre il cesto, fa una cernita sommaria di bianchi e colorati, delicati e non, apre il cestello e infila un fagotto nella lavatrice. Sceglie il programma, avvia.
La cucina è la parte più dura, lo sa. Controlla il telefono: nessuno le ha scritto, nota con disappunto. Sceglie una musica energica, che le dia la carica e mette il volume al massimo. Appoggia il telefono sul frigorifero, infila un paio di guanti di gomma. Mentre le prime note di una canzone dal sapore latino iniziano a risuonare nella piccola cucina, lei si avvicina al lavandino e fa scorrere l’acqua. Fa cadere una quantità di liquido denso e profumato sulla spugna, poi inizia a strofinare energicamente, prima le cose più pulite: i bicchieri, le pentole poco usate, le posate. Le palline sono al loro posto. Sente un piccolo ingombro dentro di sé, ma è solo quando aggredisce con la paglietta di alluminio una pirofila particolarmente incrostata che prova il primo vero brivido. Deve aver fatto un movimento brusco con i fianchi, in risposta al gesto energico delle mani, perché le palline si sono mosse dentro di lei, cozzando l’una contro l’altra, risuonando nella sua carne, provocando un’eco dentro il suo essere.
E adesso che ha raggiunto questa consapevolezza e questa eccitazione, non le vuole perdere più. Per questo, anche se i suoi movimenti tornano più composti, ogni tanto stringe tutti i muscoli là sotto. Si sente bagnare. Si vorrebbe toccare, si vorrebbe far godere.
Non ancora, si dice.
L’acqua è calda anche attraverso i guanti, un leggero odore di plastica e detersivo la raggiunge mentre la musica continua spensierata in sottofondo. Una passata veloce ai fornelli e anche qui i movimenti dei fianchi le regalano qualche brivido.
Poi si dirige veloce verso lo stanzino, impugna l’aspirapolvere. Ora c’è da divertirsi, pensa Giulia.
Si abbassa a infilare la spina e la sensazione di pienezza la sorprende di nuovo. L’aspirapolvere si avvia e il suo boato sovrasta la musica, ma Giulia non ci fa caso, è intenta ad ascoltare dentro di sé. Spinge il corpo dell’elettrodomestico in avanti e sente le palline seguire il movimento, ritira l’aspirapolvere verso di sé e le palline tornano in posizione verticale, sbattono l’una contro l’altra.
Ripete il gesto a coprire tutta la superficie della cucina e del salotto mentre il desiderio monta a ondate dentro di lei, come una risacca che va e viene. Mentre la gonna le accarezza leggera il sesso gonfio.
Spegne l’aspirapolvere e la musica la coglie di sorpresa. Riempie un secchio di acqua calda, ci versa il detersivo, ci immerge uno straccio pulito. Si accovaccia di fianco al secchio per strizzare lo straccio, ma è quando lo appoggia per terra e si protende sull’asta dello spazzolone che le palline tornano a farsi sentire. Giulia si lascia sfuggire un gemito. Preme le mani perse dentro i guanti di plastica contro la stoffa leggera della gonna, mentre brividi la scuotono. Ha fretta di finire adesso. Sciacqua sommariamente lo straccio, svuota l’acqua sporca nel water, tira lo sciacquone e con un gesto quasi rabbioso si toglie i guanti. Si fissa nello specchio sopra il lavandino: ha i capelli scomposti, la fronte sudata, gli occhi febbrili.
Si annusa le mani, sanno di plastica, sono umidicce. Le passa veloce sotto l’acqua, accende il getto della doccia e torna nella camera ordinata, il letto ancora da rifare, per spogliarsi velocemente.
Apre il box della doccia e la carezza dell’acqua calda sembra lenire il suo desiderio. Soprattutto, le piace il leggero profumo che aleggia nello spazio chiuso della doccia. Chiude l’acqua e si versa una piccola quantità di olio nel palmo della mano. Appoggia la mano sul ventre e quel contatto le provoca un nuovo brivido. Muove la mani circolari sul ventre, raggiunge il seno. La pelle scivola liscia sotto la carezza dell’olio, ma il capezzolo si inturgidisce sotto le sue dita. Lo circonda più e più volte, con piccoli cerchi, lo schiaccia. Stringe involontariamente i muscoli e questa volta libera il gemito di piacere in un soffio.
Si versa ancora olio tra le mani e mentre con una circonda la linea morbida del sedere, con l’altra scende verso la vulva eccitata. Un nuovo gemito le sfugge al primo contatto delle dita con il sesso e questa volta non solo non lo trattiene, ma quasi lo sforza. Si è dimenticata la musica accesa in sottofondo e il ritmo latino la disturba un po’. Come aveva fatto prima con i capezzoli, adesso si muove in piccoli cerchi intorno al clitoride, si allunga più in basso, percorre la lunghezza delle labbra, mentre il suo respiro si fa affannato e i gemiti si susseguono sempre più lamentosi e lunghi. Chiude gli occhi, si appoggia al muro della doccia. Torna sul clitoride e i suoi movimenti si fanno più veloci, più intensi. Scivola fino a sedersi per terra, sul piano della doccia. Socchiude gli occhi per guardare la mano che si muove instancabile sul sesso, la pelle unta della pancia cosparsa di piccole gocce d’acqua. Mugolii di piacere e suoni strozzati le escono dalla gola, sente i muscoli del suo sesso impazzire, chiudersi intorno alle palline, avvolgerle e spingerle l’una contro l’altra, mentre l’orgasmo la travolge e con un ultimo grido più forte degli altri si abbandona al piacere. Ed è come se le palline propagassero quel piacere in tutto il corpo.
I suoi gemiti riempiono lo spazio angusto e umido della doccia, fino a spegnersi, poco a poco. Allunga una mano verso il rubinetto e l’acqua torna a scorrere calda, sembra lavare via gli ultimi residui di godimento, gli ultimi piccoli brividi. Si sciacqua in fretta, si avvolge nell’asciugamano pulito e profumato. Si infila le ciabatte e si dirige veloce verso il telefono. Spegne la musica che non sopporta più, passa in camera e, dopo aver lanciato il telefono sul letto, inizia ad asciugarsi. Il suo corpo è ancora sensibile e quando si preme l’asciugamano un brivido di piacere le fa abbassare lo sguardo. È allora che nota il cordino uscire dal suo corpo.
Lascia cadere l’asciugamano a terra, prende il telefono in mano e inizia a digitare ‘Ti va un bicchiere di bianco fermo?’ Invia.
Poi apre l’armadio e inizia a tirare fuori una serie di vestiti: gonna o pantaloni? Basterà la maglietta o ci vorrà qualcosa di più pesante? Slip chiari o neri? O quelli grigi invece?
E se mettessi il vestito…?
Bastano pochi minuti e la camera è di nuovo immersa nel caos.