Questa storia è cominciata qui. Quali oggetti della misteriosa valigia useranno i nostri amanti questa volta?
Quando mi sveglio mi rendo conto immediatamente di essere sola. Non che mi aspettassi niente di diverso.
Allungo una mano vero l’altra parte del letto, quella che ieri sera occupava lui e che nel sonno ho lasciato libera. Mi chiedo per quanto tempo ancora continuerò a fare inutilmente posto per lui nella mia vita sottraendomi spazi vitali, ma abbandono subito questa linea di pensiero.
So per esperienza che non ha altro effetto se non quello di rovinarmi l’umore.
Mi sollevo sul letto e un leggero indolenzimento mi riporta immediatamente e vividamente alla sera che ho passato insieme a lui. Mi alzo veloce dal letto e mi dirigo verso lo specchio verticale che decora una parete, mi sollevo la veste leggera e mi giro di schiena: i segni delle frustrate sono inequivocabili e in alcuni punti stanno emergendo alcuni lividi. Sento il centro del mio corpo illanguidirsi immediatamente.
Mi tocco i polsi, mentre i ricordi della sera riaffiorano impudichi, e sento anche lì una traccia di fastidio. Allora passo nel bagno dove accendo la luce violenta e inizio a percorrere con sguardo inquisitorio tutto il mio corpo alla ricerca di tracce del suo passaggio ma, a parte i segni del frustino e il leggero indolenzimento delle manette non trovo niente.
Mentre sono ancora in bagno a scrutare ogni centimetro della mia pelle nuda bussano alla porta, per un istante immagino che possa essere lui, ma la speranza è inutile e svanisce subito. È infatti una cameriera con il vassoio della colazione. È abbastanza classico che lui pensi a queste cose, ma se all’inizio le sue premure mi riempivano di meraviglia e stupore, adesso mi lasciano indifferente. Non mi bastano più.
La cameriera si avvicina al tavolo ed è solo allora che realizzo che la valigia è proprio lì, aperta e con tutto il contenuto in bella mostra. Tutti gli oggetti sono stati riposti con cura, chiusi e assicurati con le apposite fascette elastiche, un altro classico della sua personalità.
Quando la donna mi lascia sola, mi avvicino al vassoio e inizio a sbocconcellare pigramente una brioche, ma la mia attenzione è catturata presto dalla valigetta. Tocco gli oggetti, uno ad uno: saggio la consistenza del frustino, sembra leggero ed estremamente flessibile, ma i segni sul mio corpo stanno a testimoniare quanto possa essere sferzante. Intreccio le mie dita tra le nappe della frusta, anche questa sembra morbida e carezzevole, mi domando come suonerà tra le sue mani. Tocco i contorni di un oggetto misterioso, di cui non riesco a immaginare l’uso, so che posso contare su di lui e sulla sua fantasia perversa.
Scosto la tenda e getto un’occhiata in strada: vecchi palazzi e piccole boutique di lusso si affacciano lungo la via elegante e un po’ defilata, potrei uscire a fare un giro, ma l’aria è uggiosa. Decido che dormirò ancora, dormirò tutto il giorno, così stanotte starò sveglia e lui non potrà abbandonarmi nel momento in cui sono più vulnerabile.
***
Mi risveglio a più riprese e finisco per giacere semplicemente a letto, gli occhi spalancati a fissare il soffitto. Quanto mancherà ancora al suo arrivo? Finalmente decido di iniziare a prepararmi. Il vassoio della colazione è ancora sul tavolo, con il cibo intatto e il caffè freddo. Lo trangugio in un sorso, passo in bagno a farmi una lunga doccia, a spiare ancora i segni del suo passaggio sul mio corpo. Poi torno in camera e apro per la prima volta l’armadio.
Contiene una camicia di seta leggera e una gonna a sigaretta che mi arriva a metà polpaccio, non c’è traccia di biancheria, un altro classico. Mi vesto e lascio la camera per la prima volta da quando sono arrivata. Se non altro per dare il tempo alla cameriera di rifare il letto.
***
Sono quasi le sei ed è da quasi un’ora che siedo al piccolo bar dell’hotel. Sto sorseggiando il mio secondo bicchiere di vino quando sento una mano calda appoggiarsi sulla mia spalla; è lui, ovvio. Mi bacia con lo stesso trasporto di ieri sera e non riesco a non ricambiarlo con altrettanto entusiasmo. Le ore senza di lui sono interminabili, ma adesso che è qui con me la mia giornata acquista immediatamente un senso.
‘Come stai?’ Mi domanda con la sua voce calda e bassa.
‘Un po’ arrossata.’ Rispondo. Vedo il desiderio allargargli le pupille immediatamente e potrei quasi affermare di aver visto il suo sesso balzare sull’attenti dentro i pantaloni. Ma ovviamente non è vero, se non altro perché il mio sguardo è fisso nei suoi occhi, che sono diventati improvvisamente scuri.
‘Hai fame?’ Mi domanda lui. Non so perché ma sono sicura che la sua domanda abbia un doppio senso.
‘Molta.’ Rispondo cercando di suonare il più allusiva possibile.
‘Benissimo. Andiamo in camera.’ Devo essere stata sufficientemente allusiva.
Mi prende per mano e mi conduce fuori dal bar. Aspettiamo l’ascensore in un corridoio fortemente illuminato e penso che il mio seno nudo sia perfettamente visibile attraverso la seta della camicia. Come a confermare il mio pensiero, lui solleva una mano ad accarezzarmi il capezzolo attraverso la stoffa. Ma quando entriamo in ascensore, anche se siamo soli, non mi sfiora nemmeno come un dito: ci piazziamo agli angoli opposti, la tensione tra di noi palpabile come un terzo uomo.
***
La camera è in perfetto ordine quando entriamo. Il vassoio della colazione è sparito dal tavolo, ma la valigetta è ancora lì, esattamente al suo posto, aperta e con il suo peccaminoso contenuto esposto a qualsiasi sguardo indiscreto.
I nostri passi ci guidano automaticamente verso il tavolo e lì restiamo in muta contemplazione dell’universo di possibilità che si dischiude alla nostra notte.
‘Hai un piano?’ Gli domando dopo un po’ e non so perché mi viene da tenere la voce bassa, come se qualcuno potesse sentirci.
‘Da giorni.’ Mi risponde lui.
***
Ha preso un solo oggetto dalla valigia e mi ha guidato verso il letto. Ho sollevato la testa e lui mi ha chiuso gli occhi con una benda dalla forma strana. È di pelle e può vagamente ricordare un paio di occhiali da aviatore, solo che la pelle copre tutta la superficie degli occhiali e io mi ritrovo in un universo buio, con un leggero sentore di cuoio a stuzzicarmi le narici e una catenella di metallo a solleticarmele.
‘Scendo a ordinare la cena. Non ti muovere.’ Mi sussurra lui all’orecchio e nel buio in cui sono improvvisamente sprofondata il calore del suo respiro mi provoca un brivido di eccitazione. Sparisce per un po’, non più di qualche minuto probabilmente, ma il fatto di trovarmi bendata mi fa sembrare il tempo più lungo e solitario. La mia mente scivola di nuovo, pericolosamente, verso pensieri di abbandono e quando già mi sto intristendo sento il rumore della chiave nella porta e poi quello dei suoi passi.
‘Ecco, grazie, lo metta pure là.’ Rumore di tappo di champagne che esplode. ‘Grazie, questo è per lei. Buonasera.’ Realizzo che non è solo, il cameriere deve averlo seguito dentro la stanza e arrossisco violentemente al pensiero che mi abbia vista bendata, seduta sul letto. Ma al contempo mi sento eccitare prepotentemente.
Passano altri istanti in cui sento il rumore dei suoi gesti, qualche piccolo tonfo qua e là, il liquido che riempie i bicchieri, il tintinnio delle posate. Lo sento avvicinarsi e sento un rumore che mi fa pensare che abbia appoggiato un piatto sul comodino di fianco al letto. Senza preavviso sento la sua mano sulla nuca.
‘Bevi.’ Mi dice e il cristallo mi sfiora le labbra. Come ieri sera, sento il liquido freddo e frizzante scorrermi in bocca ben più a lungo del tempo di un normale sorso. Ma stasera sono pronta e mi lascio scivolare lo champagne in gola fino all’ultima goccia. Lo sento sorridere mentre un improvviso senso di vertigine si impadronisce di me.
Nuovi rumori sconosciuti, poi un odore forte colpisce le mie narici, mi viene automaticamente in mente un’immagine di porti e di alberi di barche. Cerco di collocare l’odore, ma è solo quando lui mi inclina la testa leggermente all’indietro che realizzo che si tratta di un’ostrica. Dischiudo le labbra e la mia bocca è invasa dal sapore di mare.
‘Ancora.’ Chiedo e lui ridacchia mentre mi aiuta a inclinare la testa di nuovo.
‘Ancora?’ Mi domanda a sua volta.
Annuisco. Lo sento inclinarmi la testa, apro le labbra per ricevere la sostanza gelatinosa, ma mi sento invece avvolgere dal suo bacio, sento la sua lingua entrare prepotentemente nella mia bocca, le sue mani stringersi attorno al mio collo.
Il suo bacio, come al solito, mi lascia senza fiato. La sua mano scende lungo le mie gambe e con pochi gesti mi solleva la gonna, mentre continua a baciarmi prepotente. Poi la sua mano si allontana da me un attimo e sento un piccolo rumore riempire l’aria. È un ronzio sommesso che richiama immediatamente la mia attenzione. Un tocco morbido, che non è la sua mano, raggiunge il mio corpo. Morbido e vibrante. Mi percorre il collo, scende verso il seno e si sofferma sul capezzolo provocandomi piccoli terremoti di piacere. Procede verso il mio sesso esposto e a questo punto so già quello che succederà. Lo sento scivolare lentamente dentro di me e mi abbandono tra le sue braccia per godermi appieno il mio piacere.
‘Ancora?’ Domanda lui e a questo punto non so più bene a cosa si riferisca ma, qualsiasi cosa sia, sì, ne voglio ancora, non mi basta mai. L’odore inconfondibile precede la discesa di un’altra deliziosa ostrica lungo la mia gola.
‘Ancora?’ Domanda mentre le sue labbra mi avvolgono di nuovo. ‘Sì.’ Sussurro dentro la sua bocca. Questa volta sento una scarica di piacere mentre capisco che ha aumentato il volume delle vibrazioni e, contemporaneamente, che il modo in cui l’oggetto vibra è cambiato, provocandomi un piacere diverso.
‘Ancora?’
‘Ancora.’
Questa volta non riesco a trattenere un gemito e mi lascio andare totalmente tra le sue braccia. Lui mi adagia sui cuscini e si allontana da me. Mi sollevo a sedere, tendo le braccia verso il rumore dei suoi passi, non voglio che mi lasci. Ma l’oggetto che vibra dentro di me mi provoca un piacere tale che torno ad abbandonarmi sui cuscini morbidi del letto.
Lui è di nuovo al mio fianco, mi prende le mani e me le guida tra le nappe morbide della frusta che ho osservato nel pomeriggio. La scossa di eccitazione che provo è cosi forte che l’orgasmo mi travolge inaspettato.
Allungo una mano per togliere il vibratore perché il piacere è insopportabile, ma lui mi blocca. Sento le manette scorrere di nuovo attorno ai miei polsi e stringere fino a farmi male, il fastidio si somma all’indolenzimento che non mi abbandona da ieri sera. Lui mi solleva di nuovo le braccia oltre la testa. Sento le sue mani aprire con un solo colpo deciso la camicia di seta che indosso, potrei quasi giurare di aver sentito i bottoni rotolare a terra. Gli spasmi dell’orgasmo non mi hanno ancora abbandonata quando la nappe si posano su di me accarezzandomi, e un odore di pelle più intenso mi invade le narici.
Sento il suo respiro eccitato accanto a me, mentre mi domanda con voce roca.
‘Ancora?’
‘Ancora.’ non posso fare a meno di rispondere.