Questa storia è stata scritta da Terry Alexander ed è liberamente tradotta dall’inglese. La puoi leggere in originale qui.
“Chi è?” chiese Jill.
“Servizio in camera”, venne la risposta, quasi automatica, leggermente attutita dal peso della porta chiusa.
Jill si tirò su dal letto e si alzò, arricciando per un attimo le dita dei piedi nella fitta trama del tappeto e si avviò con nonchalance verso la porta. L’aprì con un sorriso e si godette l’espressione di shock e imbarazzo stampata sulla faccia del portiere.
Era flessuosa e molto poco vestita con calze a rete nere, reggicalze, mutandine di pizzo nero e il reggiseno dotato di un’apertura per i capezzoli ma adorno di una lunga collana di perle che si avvolgeva due volte attorno al collo circondato da bellissimi capelli biondi – nient’altro. Gli occhi del portiere erano in preda al panico, mentre cercavano di assorbire e registrare quanto più possibile di tutto quello che era in mostra, e che gli veniva crudelmente strappato via mentre cercava di apparire professionale e di mantenere un certo contegno.
Tom arrivò, prese educatamente il vassoio dalle mani del portiere e gli fece l’occhiolino con aria d’intesa, la bocca aperta e leggermente beffarda, come se mille parole si fossero incastrate in fondo alla gola e ognuna stesse lottando per farsi strada il più dignitosamente possibile all’esterno. Jill si voltò e chiuse la porta con un gesto prima che Tom avesse la possibilità di abbagliarla con il suo umorismo raffinato e sicuro, ben sapendo che avrebbe probabilmente rivisitato l’incontro per anni, aggiungendo ogni volta un nuovo colpo di scena – una nuova angolazione che finirà con loro due che rivivranno nuovamente le loro esperienze nei momenti di fantasia. E già il portiere immaginava – sbagliando completamente – che ci fosse qualcun altro, un altro ragazzo – nel letto, ma se fosse riuscito a distogliere lo sguardo abbagliato da Jill seminuda sulla soglia, se avesse guardato per qualche secondo in più oltre le sue spalle, avrebbe notato che ‘l’altro uomo’ era, in realtà, una pila di cuscini posizionati strategicamente.
Jill era ora sdraiata nuda sull’enorme letto circolare al centro della costosa camera d’albergo sapientemente legata da Tom – entrambi i polsi agganciati alla testiera del letto di ferro e bendata, il suo corpo nudo splendente e definito alla luce della luna che entrava dalle tende spalancate dal pavimento al soffitto e presumibilmente arrossendo per l’imbarazzo per essere stata vista in quel modo da uno sconosciuto… e invece no – adorava scuotere i fianchi e sedurre con quel suo modo divertito e contagioso qualsiasi uomo abbastanza fortunato da trovarsi nel suo raggio di azione.
Ascoltò Tom avvicinarsi al letto con il vassoio e cercò di immaginarsi cosa potesse avere preso con sé – ascoltando lo stridore del metallo sul metallo mentre si avvicinava.
Sul vassoio c’era un secchiello da ghiaccio, che raffreddava una bottiglia di champagne: Jill non sapeva che gran parte dello champagne non era da bere.
Tom si avvicinò a Jill, posò il vassoio, si mise in bocca un cubetto di ghiaccio dal secchiello dello champagne e si chinò su di lei, premendo le labbra contro le sue. Jill si piegò e si contorse all’improvviso miscuglio di sensazioni: il calore della sua bocca, il freddo del ghiaccio, in qualche modo sorpresa dalla loro complessità – il suo viso si indurì per un momento e poi si addolcì in un sorriso mentre Tom si allontanava lasciando il cubetto di ghiaccio a sciogliersi sulla sua lingua.
Ancora chino su di lei, Tom osservò il suo viso da vicino, mentre pescava un altro cubetto dal secchiello: lo tenne in mano, mentre l’acqua che si scioglieva già cominciava a scorrergli sulle dita. Poi mise il cubo al centro delle sue tette e, premendo con forza, lo fece scivolare giù fino alla pancia di Jill: Jill cercò di lottare, ma quando lui cominciò il suo viaggio verso sud, lei gemette e aprì le gambe mentre lui faceva scivolare il ghiaccio lungo il suo busto. Jill implorò sollievo, continuando a sorridere – Tom ricambiò il sorriso mentre Jill inarcava la schiena, anticipando e assaporando le sensazioni provate da lei – lo fece scivolare sempre più giù, sfiorando con la mano il suo clitoride bagnato – Jill gemette di piacere mentre il ghiaccio rimanente scivolava lungo la sua coscia prima di andare a finire di sciogliersi sul folto tappeto..
La accarezzò su e giù – il suo respiro era adesso molto profondo – mentre Jill si riprendeva dalle sensazioni e si chiedeva cosa sarebbe successo dopo, il suo corpo teso e pronto all’orgasmo. Ma adesso era il suo turno, Jill a volte godeva ad avere il controllo. Per questo chiese a Tom di slegarla, prese la bottiglia di champagne dal secchiello e di proposito lasciò che l’acqua gelata gocciolasse su Tom, poi prese un sorso di champagne e si riempì la bocca prima di svuotarla sul suo sesso rigonfio, le bollicine crepitarono sulla sua pelle sensibile prima di svanire. Prese altri cubetti di ghiaccio – in ciascuna mano – e sommerse il suo sesso con gran gusto mentre lo avvolgeva nel gelo e senza preavviso, abbassò la bocca piena di champagne e l’avvolse attorno al suo sesso, accarezzandolo con entrambe le mani gelate e leccando il liquido lungo tutta la sua lunghezza con la sua lingua calda.
Il contrasto di sensazioni era più di quanto Tom potesse sopportare, la passione della donna, il ghiaccio e la magia operata da Jill lo portò a conclusione mentre un gemito primordiale scuoteva il suo corpo dalla testa ai piedi. Tom sollevò la testa e indirizzò il gemito verso il soffitto della camera d’albergo mentre il suo orgasmo lo sopraffaceva e il calore del suo piacere scioglieva lo champagne nella bocca di Jill.
Da qualche parte al piano di sotto, il portiere si appoggiò al muro dell’hotel e sorrise sognante tra sé pensando a quanto avessero goduto insieme.