Hanno scelto di passare il Natale in albergo, poiché le differenze tra lei e la suocera sono inconciliabili.
Hanno caricato gli sci sul tetto della macchina e si sono messi in coda il 23 come tutti gli altri. Come se, con un bambino di sei mesi e la tata in vacanza, sciare fosse davvero un’opzione.
Lei non ci pensa neanche, si sta riprendendo adesso dalla grossa depressione che ha attraversato dopo il parto. Lui magari un giro sulle piste lo farà anche, sempre se trovano una baby sitter in albergo, che non vuole lasciarla sola con il bambino, troppo stanca ancora. Forse è anche colpa sua, il suo è un lavoro di grandissima responsabilità e, per quanto dà, poi pretende. Molti soldi, molto prestigio, poca libertà, pochi capelli.
Il bambino pare godere di quel cambio di atmosfera e sembra più calmo del solito. Sono arrivati a tarda notte e ha dormito a lungo la mattina successiva. Sono usciti a fare una passeggiata nella neve: l’albergo è situato sulla pendice più soleggiata del monte, ed è circondato da piccoli boschi di abeti. Si sono persi tra gli alberi, hanno respirato l’aria pura di montagna, hanno mangiato con appetito anche se sono entrambi un po’ sovrappeso, non è questo il momento di pensarci.
Dopo pranzo si sono sdraiati sulle comode chaise longue e si sono appisolati al sole, sotto le coperte di lana.
Li ha svegliati il bambino. Sono andati nella sala da tè e, mentre lui beveva il latte, hanno sorseggiato una cioccolata calda e sgranocchiato pasticcini. Lei gli ha rivolto un sorriso timido che a lui è sembrato più splendente di tutta quella neve messa insieme.
Da quanto tempo non sorrideva?
L’albergo è enorme, le sale da pranzo, gli ingressi, tutti gli spazi sono immensi, con soffitti altissimi di legno scuro e grandi finestre da cui entra la luce del sole, con tutte le sfumature che accompagnano il suo percorso. Ogni ambiente è caldo e silenzioso, nonostante le dimensioni.
Tornano in camera, lei vuole farsi una doccia prima di cena, e anche quello gli sembra un ottimo segnale.
Non ha problemi a stare solo con il figlio, lui, anche se lo vede pochissimo, tra loro il rapporto è stato subito naturale. È come se il bambino sentisse che può contare su di lui e, viceversa, con la madre percepisse che le cose non sono del tutto sotto controllo. I bambini sono così, si sa, hanno il terzo occhio, come dice il suo collega Magalli.
Lei sparisce in bagno ma deve aver dimenticato qualcosa perché a un certo punto ne riemerge con l’asciugamano avvolto attorno al corpo.
Non è mai stata magra e la gravidanza l’ha appesantita molto, eppure lui non riesce ad avere uno sguardo critico sul suo corpo. Ha occhi solo per la sua pelle di latte, la forma gentile di tutte le sue giunture, le mani affusolate e bianche, dove brilla l’anello che le ha regalato lui. E che oggi sembra brillare di più.
I suoi capelli corti e neri che frusciano sul collo, i suoi fianchi grandi, rotondi. La forma sinuosa delle sue gambe, che rimane sinuosa nonostante il peso.
I suoi occhi scuri, la bocca rossa, golosa…
Lei si china verso la valigia a cercare qualcosa e l’asciugamano si apre per un attimo, prima che si affretti a coprirsi, prima che il rossore accenda le sue guance.
Lui, che la segue con la coda dell’occhio da quando è uscita dal bagno, ha intravisto per un attimo il suo sesso scuro in mezzo alla pelle bianca.
Da quanto tempo è che non la vede nuda?
Mentre lei gli passa accanto, allunga una mano a trattenerla un attimo, lei gli rivolge un sorriso dolce.
‘Pensavo che potrei andare a fare la manicure.’ Sussurra ‘Se per te va bene restare solo col bambino’. Lui le appoggia un bacio leggero sulla mano che stringe fra le sue.
‘Che colore vuoi mettere?’ Le domanda con un sorriso. ‘Pensavo rosso’ e aggiunge tutto d’un fiato ‘Visto che siamo a Natale’.
Lui le bacia di nuovo la mano e lei sorride ancora, con il suo sorriso mite e forse un po’ spaventato che però a lui scalda il cuore.
Cenano nella grande sala da pranzo, non quella che richiede l’abito scuro, quella più informale. Lei ha lunghe unghie scarlatte sulle mani bianchissime, è andata anche dal parrucchiere. Il bambino dorme tranquillo nella carrozzina.
La grande sala non è piena, domani ci sarà più gente, gli ospiti che verranno per il pranzo di Natale ma stasera il brusio è contenuto e piacevole.
Parlano poco, come di consueto, ma già il fatto di trovarsi allo stesso tavolo, di guardarsi negli occhi è una piacevole novità. Lei conserva l’aria timida che sembra aver sostituito l’ansia da quando sono arrivati, e per lui è un piacevole progresso.
Con gesti silenziosi fanno scivolare le ruote della carrozzina sul parquet della sala, sulla moquette del corridoio, si infilano nell’ascensore e lui le prende la mano. Quando arrivano in camera, lui colloca la carrozzina con il bambino nell’altra stanza della suite che occupano e lei non protesta, anche se un’eco della consueta inquietudine riaffiora nel suo sguardo, ma è come se riuscisse a tenerla sotto controllo questa volta.
Sparisce in bagno e ne riemerge poco dopo, con la camicia da notte già addosso. È una veste leggera che lascia intravedere le sue forme, ma lei è veloce a infilarsi a letto, anche se il fuoco che brucia nel camino mantiene la stanza piacevolmente calda.
‘Potremmo guardare un film’, dice lui, mentre scosta il leggero piumone e si inerpica sul king size.
Iniziano a scorrere l’inesauribile offerta della televisione satellitare, finché non incappano nell’ennesima replica natalizia di ‘Tutti insieme appassionatamente’ e a lei sfugge una risata, un suono magico per le orecchie di lui. Si addormentano vicini, con la televisione accesa.
Si risveglia nel cuore della notte, con un improvviso desiderio e un’inequivocabile erezione. Da quanto tempo non fanno più l’amore? Non se lo sa ricordare. Sa che ha a lungo represso i propri desideri come un qualcosa di abnorme, un’offesa alla fragilità della moglie.
Allunga una mano leggera verso di lei che è girata di spalle, l’affonda nel suo ventre caldo, tra l’ombelico e la curva morbida dei seni abbondanti. Stira le gambe e le dita dei piedi per cancellare ogni traccia residua di sonno, mentre si accosta a lei da dietro e appoggia il sesso contro la rotondità morbida del suo sedere. Lei si muove, intorpidita, ancora addormentata, e lui aderisce a tutto il suo corpo da dietro. Le scosta i capelli e avvicina il viso al suo collo caldo, abbassa la mano in direzione del suo sesso. Ora una specie di fretta lo prende e solleva con forza la camicia da notte di lei, impigliata sotto le sue forme pesanti, le alza la canottiera, le infila una mano dentro le mutande.
Il contatto con la sua pelle morbida gli provoca una scarica di piacere mentre adesso anche lei sembra essere sveglia e seguirlo: ha iniziato a muovere piano i fianchi, poi allunga una mano ad abbassargli le mutande, e i pantaloni del pigiama e si ritrovano subito a contatto, pelle contro pelle. Un gemito leggero sfugge a lui e lei gli fa eco, lui si stringe ancora di più contro il suo corpo e si struscia contro la fessura tra le sue natiche.
Affonda un dito dentro di lei e la sente morbida, bagnata, calda. Lei geme di nuovo e, nella nebbia del suo desiderio, lui pensa che è un suono nuovo e vecchio allo stesso tempo. Non resiste più, vuole entrare dentro di lei, vuole sentirla di nuovo, farla di nuovo sua, sapere che si appartengono.
Vuole parlare, finalmente, con lei, dopo tutti quei mesi di silenzio.
Spinge da dietro contro le sue carni e sente la mano di lei guidarlo tra le pieghe del suo sesso, sente il suo corpo aprirsi di fronte alla sua spinta, sente il piacere farsi più acuto. Si muove lentamente, dentro e fuori dal suo corpo, mentre lei rimane in silenzio e solo un leggero ansimare lo spinge ad andare avanti.
È una specie di carezza, lui si muove regolare, lei risponde con un movimento leggero e un abbandono che si fa via via più evidente.
Passano molto tempo così. Hanno caldo adesso e lui ha abbassato il piumone, si è aperto la giacca del pigiama, le ha sollevato la camicia a scoprire la schiena ampia e bianca. La bacia ogni tanto, sempre muovendosi dentro il suo corpo. Lei ha portato le sue gambe ad agganciare quelle di lui e il loro abbraccio si è fatto più stretto, quasi serrato. Adesso i suoi affondi sono più profondi e i gemiti di lei più netti nella notte silenziosa, quasi un singhiozzo di piacere. Lui sente l’orgasmo avvicinarsi, sa che non resisterà ancora a lungo, anzi, si stupisce di essere arrivato fin là dopo tutto quel tempo.
Infila un braccio sotto la sua spalla, le spinge la testa contro il cuscino mentre la sovrasta con tutto il suo corpo.
Rimangono così finché il suo piacere non si placa. Poi, lentamente, ritornano nella posizione iniziale, fianco a fianco. Lui rimane col suo membro ormai morbido vicino all’ingresso caldo e umido del suo corpo, mentre con la mano continua ad accarezzarla leggero. Mentre la bacia lentamente, dappertutto.
‘Buon Natale, amore mio’ le sussurra all’orecchio. Lei si gira verso di lui e gli rivolge un sorriso pieno, luminoso, limpido. Un sorriso dove non c’è più ansia, né timidezza, né dolore.
‘Buon Natale’.