Si avviano verso la macchina senza guardarsi, ognuno chiuso nel proprio rimuginare. È stato un litigio stupido, lo sanno entrambi, ma non per questo è meno irritante. Al contrario. Aprono le portiere e scivolano contemporaneamente sui sedili. Lui mette in moto mentre lei sbatte la portiera con più forza di quella che sarebbe necessaria. Allora lui spegne il motore. Fissano dritto, ciascuno davanti a sé, poi lui si volta verso di lei.

‘Credo sia arrivato il momento della tua sessione di mantenimento.’ 

Lei vorrebbe continuare a guardare davanti a sé, ma quella frase la sorprende così tanto che si volta a guardarlo. 

C’è ancora una traccia di risentimento negli occhi di lui, ma anche qualcos’altro: una determinazione seria. E forse un inizio di eccitazione. Lei fa una risatina sarcastica

‘Non penso proprio.’ Ribatte secca.

‘E invece sì.’ Dice lui. ‘E comunque non spetta a te la scelta.’ Aggiunge con semplicità.

‘No, ma devo essere d’accordo.’ Ribatte lei e, considerando la questione chiusa, si allaccia la cintura di sicurezza. Come a dire ‘andiamo che è tardi.’

Lui rimane immobile con le mani sul volante e gli occhi fissi sul suo profilo. 

Hanno gusti particolari nel sesso, è una della cose che li unisce. Ma, ultimamente, quello che è nato come un gioco erotico sta sconfinando nella loro relazione, e ancora non riescono a valutare con quali risultati.  

‘Pensaci e dammi una risposta alla fine del pranzo.’ Dice lui con voce tranquilla, come se le chiedesse di fargli sapere se ha voglia di andare al cinema. Poi aggiunge ‘Credo che dopo una bella sculacciata saremmo tutti e due più sereni ed eviteremmo di litigare per queste piccolezze.’

Lei non risponde ma si sente arrossire sotto i suoi occhi alla parola ‘sculacciata’ mentre un improvviso calore si propaga dal centro del suo corpo. Lui finalmente smette di fissarla e mette in moto.

Un primo effetto quella conversazione l’ha avuto perché entrambi, invece di pensare al motivo del loro litigio, pensano a quello che succederà dopo pranzo.

Lui pensa alla risposta di lei. Dirà di sì, dirà di no? Cerca di osservarla con la coda dell’occhio, senza farsi notare. Arrivano a un incrocio e per un attimo lascia il proprio sguardo riposare sul profilo dritto di lei che continua a guardare davanti a sé. L’espressione è imperscrutabile. 

Ma soprattutto, cosa fare se dirà di no? Cercare di convincerla? E come?

Praticano lo spanking da tempo, è la cosa che li eccita più di ogni altra. E ancora di più perché, visti dall’esterno, sono proprio insospettabili. Lei è un avvocato di successo, lui un personal trainer con un numero sempre crescente di follower online. Hanno una vita sociale intensa e sono impegnati in mille cause. 

Eppure ci sono volte in cui lei resta in piedi tutto il giorno in ufficio e non per via della sciatica, come afferma all’incredula segretaria, ma perché ha il sedere dolorante. Sono quelle le volte in cui lui le scrive per comunicarle che ha la mano indolenzita e che non riesce ad allenarsi. E allora lei finisce in fretta quello che stava facendo, prende il telefono e, con la scusa di fare una telefonata personale si avvia fuori dal suo studio, sgattaiola nel bagno dell’ufficio, elegantemente illuminato da potenti faretti posti sul soffitto. Si pone di fronte al grande specchio e, con il cuore che le batte violentemente in petto, si gira e si solleva la gonna per scattare una foto del sedere ancora arrossato. E non sa cosa la ecciti di più, se la paura che qualcuno entri in quel momento e la trovi in quella posa compromettente, se il vedere i segni delle sue mani su di sé o se pensare a quello che farà lui quando riceverà quell’immagine sul telefono. Di sicuro si infilerà nel bagno della palestra e si toccherà fino a farsi venire fissando la sua foto.  

Anche lei non riesce a pensare ad altro. Ha voglia di essere sculacciata, ovvio. Ne ha sempre voglia, e lui lo sa. Ma ultimamente quello che è stato sempre un gioco erotico sembra insinuarsi sempre più nella relazione e lei non è sicura che sia una cosa buona e giusta. Legare una sculacciata a un’effettiva litigata le sembra creare un pericoloso precedente. Eppure, se ci pensa, è un po’ come fare l’amore dopo uno scontro, un modo come un altro per andare avanti e mettersi il litigio, stupido o serio che sia, alle spalle.

Arrivano al club, dove sono attesi, in perfetto orario. Si muovono con la consueta grazia in mezzo al gruppo di amici e conoscenti. Lei accetta di buon grado il bicchiere di vino che lui si premura di procurarle appena arrivati, ma poi si allontana. Si sente stranamente turbata ed eccitata, come quando hai un segreto prezioso. Non può parlare con nessuno dei presenti del dubbio che l’assilla. E nemmeno vorrebbe farlo. Non è il tipo di dubbio che il confronto con qualcuno può dissipare. E nessuna delle persone che sono lì, oggi, potrebbe capire, pensa lei facendo scivolare il suo sguardo sulla sala affollata dove signore ben pettinate e uomini incravattati conversano educatamente. Improvvisamente sente una presenza accanto a sé: è lui. ‘Ne vuoi un altro?’ Chiede fissandola negli occhi. Si riferisce al bicchiere di vino che lei, senza rendersene conto, ha già finito. ‘Sì, grazie.’ Risponde lei, più educatamente del solito.

Qualcuno attira l’attenzione dei presenti e chiede a tutti di sedersi. Lei prende posto nel tavolo con i loro nomi. Dopo poco lui la raggiunge e si siede accanto a lei. Le porge il bicchiere con un sorriso e, mentre lei lo prende, le sistema una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Lei rabbrividisce, il contatto con la sua mano è elettrico.

‘Ma che marito premuroso!’ Le sussurra all’orecchio l’amica che le siede accanto. ‘Se tu sapessi.’ risponde lei a voce alta, lanciandogli un’occhiata. 

È uno di quei pranzi interminabili, intervallati da discorsi seguiti da applausi, la compagnia è piacevole ma è semplicemente impossibile mantenere una conversazione che non venga continuamente interrotta e lei non riesce a distrarsi, a pensare ad altro. Che cosa risponderà? Lui è brillante come al solito e sembra completamente dimentico della loro litigata e della sua proposta. Finalmente arriva il ‘liberi tutti’, il dessert verrà servito in piedi e possono alzarsi da tavola, cercare nella folla gli amici preferiti e intavolare una conversazione normale. Prima che lei riesca ad allontanarsi vengono raggiunti da una coppia che non vedono da tempo e che li saluta calorosamente. Sono tutti un po’ brilli e felici che la parte più noiosa del pranzo sia finita. Lui le si fa più vicino e, inibita dalla presenza degli amici, lei non si allontana. Nemmeno quando le cinge la vita con la mano. Nemmeno quando lascia scivolare impercettibilmente la mano verso il suo sedere. Lei sente il calore del suo palmo sulle natiche e si sente arrossire. Chiunque sia dietro di loro può vedere che la sta toccando. Eppure lui non sposta la mano. Al contrario, mentre si accosta velocemente al suo orecchio le stringe ancor di più il sedere. ‘Sì o no?’ le chiede. Lei si sente bagnare ma non risponde nulla, continua a parlare con gli amici, come se nulla fosse. Come se lui non la stesse toccando in pubblico, come se non le stesse chiedendo il permesso di sculacciarla davanti ai più distinti professionisti della città.

Il pranzo dura ancora un paio d’ore ed è pomeriggio inoltrato quando, salutati e ringraziati gli ospiti, possono avviarsi verso la macchina. Lui ha di nuovo fatto scivolare la mano sul suo sedere e lei la sente là, calda e ferma, mentre cammina ancheggiando sui tacchi.

Arrivano alla macchina, lui le apre la portiera ma lei rimane in piedi. Allora lui si incammina dall’altra parte, verso il posto del guidatore. Si guardano prima di entrare, attraverso il tettuccio della macchina.

‘Sì o no?’ Chiede ancora una volta lui.

‘Sì.’ risponde lei e, prima che lui abbia il tempo di ribattere, entra in macchina. Lui rimane un attimo in piedi, fermo, assaporando il significato di quella parola e sentendo il sesso farsi duro. Poi entra in macchina anche lui. Non si dicono nulla durante il viaggio, ma quando entrano nella via di casa lui le appoggia una mano sulla coscia. Lei non fa nulla, non la scosta e non lo guarda. Continua a fissare davanti a sé. Lui parcheggia e spegne il motore.

‘Vai in bagno, se ne hai bisogno, poi ti voglio in salotto, così come sei, non ti cambiare.’

Lei si sente fremere di eccitazione. Camminano insieme verso casa e lui di nuovo le appoggia la mano sul sedere. Lei si domanda se sia possibile essere più eccitati di come si sente in questo momento. Quando entrano in casa si dirige verso il bagno, non perché ne abbia veramente bisogno, ma perché vuole un attimo di solitudine con se stessa. E vuole mettere un po’ di distanza tra sé e quello che succederà tra poco. 

Si sfiora un attimo il sesso eccitato ma pensa che non ha abbastanza tempo per farsi venire. 

Quando entra in salotto lo trova seduto sul divano con un bicchiere di liquore appoggiato sul tavolino accanto a sé. La guarda con un misto di desiderio, amore e sfida. Poi dà un colpetto sul divano, per invitarla a sedersi accanto a sé.

‘Sono contento che tu abbia cambiato idea.’ 

Lei non risponde.

‘Adesso alzati e tirati su la gonna.’

Lenta e sinuosa, lei si alza. Si curva leggermente in avanti per prendere i lembi della gonna elegante che ha indossato per il pranzo e la solleva con calma.  Sotto indossa un completo di pizzo bianco completamente trasparente. Lui fissa il suo sguardo sul piccolo triangolo scuro. 

‘Girati.’ 

Lei si gira. Le sue natiche rotonde e piene sono leggermente mascherate dal tessuto delle mutande che, nella parte posteriore, sono di cotone leggero. Lui allunga una mano e, quando la raggiunge, lei rabbrividisce. Fa in modo di infilare le culotte nella fessura tra le natiche. Adesso i suoi glutei bianchi sono in piena evidenza.

‘Vieni qui.’

Le dice lui e lei sa cosa intende. Si gira e, sempre tenendo sollevati i lembi della gonna, si mette in ginocchio sul divano, di fianco a lui. Poi si allunga sulle sue gambe, in modo che il suo sedere scoperto sia a portata di mano. 

Lui inizia a sculacciarla, sono colpi secchi e precisi che la raggiungono a intervalli regolari, senza fretta. Ogni tanto si ferma per qualche attimo, come a voler riprendere fiato. E quando ricomincia, i colpi le risultano più dolorosi. Lei cerca di restare ferma il più possibile e quando, inevitabilmente, inizia a muoversi per cercare di ridurre l’entità dell’impatto, lui le passa una mano attraverso la schiena per immobilizzarla. 

Lei sente il sedere in fiamme e gli occhi bagnati di lacrime stizzite. Lui scarica gli ultimi colpi contandoli ad alta voce. Poi le appoggia le mani sulle gambe e sul collo e lei si abbandona su di lui, esausta. Restano così, ansimanti, per un po’. Poi lui comincia ad accarezzarla lentamente. Le massaggia la schiena, le gambe, si avvicina spesso al suo sesso, ma lo evita con cura, così come evita di toccarle le natiche in fiamme. Lei sente le sue mani farsi sempre più vicine al suo sesso, ne sente il calore asciutto e non può fare a mano di desiderarlo. Inizia a muoversi, impercettibilmente, su di lui, a sentire il suo sesso gonfio sotto di sé. 

Poi, in uno scatto che sorprende se stessa prima di tutto, si solleva in ginocchio e si siede in grembo a lui. Si strofina contro il suo sesso duro mentre sente i propri fluidi spargersi sulla stoffa dei suoi pantaloni. Lui le passa le dita sotto i capelli, glieli raccoglie in una coda che stringe tra le mani, la tira leggermente mentre lei fa scorrere la cerniera verso il basso, infila le dita febbrili dentro i suoi pantaloni e guida il suo membro duro verso di sé. Non si spoglia, si limita a spostare le mutande ormai piene dei suoi umori e finalmente lui entra dentro di lei. 

Lei inizia a cavalcarlo, prima lentamente poi sempre più velocemente. Lui lo sa che dopo le sculacciate le ci vuole veramente poco a venire. Già vede il suo sguardo farsi più assente, perduto nel proprio piacere. Le tira i capelli e lei sembra riprendersi per un attimo. Si accosta al suo orecchio e col suo fiato caldo gli sussurra:

‘Non ha senso chiamarla sculacciata di mantenimento, se succede una volta ogni tanto.’ La sua voce è rotta dal piacere mentre continua:

‘D’ora in avanti, ogni venerdì…’

Lui si mette più dritto mentre le stringe la coda di capelli tra le mani e l’abbraccia più vicina a sé.

‘D’ora in avanti.’ Le sussurra di rimando e anche la sua voce è rotta dalla fatica del piacere. ‘D’ora in avanti, ogni venerdì, ti sculaccio come ti meriti. Ti sculaccio per bene.’

Vorrebbe dirle altro ma la sente tendersi tra le sue braccia e poi sciogliersi nell’abbandono dell’orgasmo. 

È un attimo, e il piacere coglie anche lui, improvviso e inesorabile.

Questo racconto è stato scritto da Silvia. Se vuoi mandarci la tua storia anche tu, contattaci qui.