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Questo racconto che ci trasporta con la fantasia in una mattina di luce siciliana, in una casa antica, all’inizio dell’estate, ci è stato inviato da Luilei. Se anche tu vuoi mandarci la tua storia, contattaci qui.

Modica, giugno, ore 06:34

Il cardellino zampettò svelto lungo l’intera ringhiera in ferro, lasciandosi poi scivolare sul pavimento del piccolo poggiolo. Picchiettava con il becco le fughe irregolari tra le piastrelle del pavimento, alla ricerca di qualcosa da mangiare. Lei, avvolta nel lucido lenzuolo bianco, ne osservava divertita i movimenti attraverso la lunga tenda in lino che copriva le strette e alte ante dell’unica finestra della stanza. Il profilo mutava continuamente forma, attraverso il tessuto agitato dalla brezza fresca del primo mattino, con un moto lento e costante. Il silenzio era rotto solo dai rari passi dei più mattinieri e dal rumore delle serrande dei primi bar.

Ruotò il capo e osservò la stanza nella luce delicata del primo mattino. Era alta, con un ampio soffitto a volta che conferiva un’atmosfera singolare, l’intonaco bianco sulle pareti tradiva qualche segno del tempo, ma aggiungeva al contempo un fascino segreto, quasi mistico. Una fine decorazione dorata interrompeva il biancore all’altezza degli occhi. Lei osservò la luce che colpiva lateralmente il letto, scolpendone il profilo. Al lato opposto sorpassò con lo sguardo il corpo di lui, ancora addormentato, e osservò il vecchio mobile in legno scuro su cui poggiavano una lampada da tavolo di colore ottone ed uno specchio circolare. Un paio di piccoli quadri completavano l’arredo. Le valigie erano ancora aperte sul pavimento, in un assortimento di camicie, costumi, asciugamani.

Iniziò ad arricciarsi i capelli tra le dita, osservando il viso di lui, ancora sprofondato nel cuscino. Riusciva a sentirne il respiro addormentato, lento e cadenzato. Si voltò ed iniziò ad esplorare silenziosamente il suo corpo con gli occhi, desiderosa di conservare l’immagine di quel preciso istante. Pensò che lui le piaceva, e a lui piaceva lei, e questo pensiero piccolo la rendeva intimamente felice. Le lunghe giornate di mare e sole gli avevano abbronzato la pelle, che scompariva sotto la maglietta. Sotto le mille pieghe di cotone poteva vederne il profilo rotondo delle spalle e la lenta curvatura della schiena. La luce si rifletteva delicatamente sulle gambe nude, l’una distesa, l’altra leggermente piegata, coperta solo in basso dalla leggera superficie del lenzuolo.

In lontananza si sentì il rumore di un portone sbattuto e il cardellino volò via con un allegro cinguettio; lei vide i suoi occhi dischiudersi e pensò che avrebbe desiderato conservare per sempre quell’istante. Lui
vedendola sorrise, con gli occhi ancora piccoli. Lei avvicinò il viso al suo e lo baciò delicatamente sulla
guancia, poi si spostò e poggiò le sue labbra sulle palpebre chiuse. Lui sorrideva, felice e sorpreso. Lei si
lasciò scivolare su di lui e socchiudendo le labbra, passò la lingua lentamente lungo il collo, risalendo fino all’orecchio. Vi si infilò e lo vide rabbrividire, annegando il capo nel cuscino. Scese di nuovo e, scostando con le dita la maglietta, mordicchiò le sue spalle abbronzate. Lui si lasciava scoprire, in un misto tra l’eccitato ed il divertito. Ciascun morso gli procurava un piccolo brivido, che, appena svanito, lasciava in lui un desiderio rinnovato. Sentiva ritmicamente il fresco profumo di lei farsi più intenso e poi allontanarsi, come in una danza primitiva.

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Lei salì a cavalcioni su di lui e gli passò le mani tra i capelli, poi lungo la schiena, lenta e
languida. Le mani si divaricavano sulle spalle per poi ricongiungersi in centro e scivolare dolcemente verso il basso. Le dita ne esploravano curiose ogni rilievo; risalì la curva dei suoi glutei e di nuovo scese lungo le gambe, seguendo le pieghe delicate del suo corpo. Le mani risalirono i polpacci, quindi le cosce,
circondandole. Sdraiandosi, lasciò che un braccio proseguisse la sua corsa inerpicandosi lungo il gluteo,
mentre l’altra si infilò sotto di lui, sentendo la sua eccitazione crescere. Lo sentiva respirare sempre più
intensamente e, sorridendo, scoprì che l’idea che il suo piacere fosse nelle sue mani la eccitava. Si lasciò
scivolare su di lui, scorrendo lenta lungo la sua schiena, lentamente, su e giù. I seni lo percorrevano
ritmicamente ed eccitata divaricò leggermente le gambe. Le mutandine strisciavano contro le cosce di lui ed i loro respiri si facevano più rapidi ed intensi.

Lui, colmo di bramosia, si voltò e le poggiò le mani sui seni, tastandone i capezzoli turgidi. Lei si lasciò sfuggire un gemito, poi gli afferrò i polsi e li premette contro di sé, finché le mani di lui si strinsero avidamente intorno ai suoi seni. Lui la osservò spalancare le labbra e ruotare le braccia sino ad appoggiarsi sulle caviglie, lasciando cadere il capo all’indietro. Lei si fece cercare, esplorare,
afferrare, sino a quado, inarcandosi in avanti, ne impugnò nuovamente i polsi, bloccandoglieli dietro alla
nuca.
Divertito ed eccitato, si consegnò al suo desiderio. Lei lo risalì e, divaricando le gambe, si sedette su di lui; affondò le mani nei suoi capelli e trascinò a sé il suo viso. Lui colmo di eccitazione, baciò le mutandine umide, sentendola gemere in un verso gutturale. Delicatamente si portò al viso l’indice e scostò dolcemente la sottile linea di cotone, scoprendo la peluria bruna. La percorse lentamente con la lingua, dal basso verso l’alto, mentre le mani ne afferravano desiderose i glutei. Sentiva il sapore di lei, caldo e umido.
Disegnò su di lei dei piccoli cerchi, prima in basso, poi in alto. Lei lo attirò a sé con più forza, muovendo il bacino ritmicamente. La sua lingua scivolò dentro di lei, calda e stretta. Lei rovesciò il capo all’indietro, in un moto di eccitazione, poggiò le mani al muro e i suoi lunghi capelli cascarono sparsi sulle spalle. Prese a muovere il bacino con più rapidità, intensamente, e si abbandonò al piacere. Lui la sentiva, sempre più bagnata, e desiderava entrare sempre più su. Le mani la toccavano, colme di bramosia, esplorandola con avidità. Un urlo le sfuggì, poi afferrò nuovamente il viso di lui e lo spinse con forza verso di sé. Lui si mosse ancora, danzando dentro di lei, fino a quando la sentì esplodere nel piacere e contrarsi in una successione di rapidi spasmi, incontrollati, fino a lasciarsi cadere di lato.

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Lui si avvicinò e poggiò il capo tra i suoi seni; ascoltava divertito il rapido battito del suo cuore, mentre con l’indice disegnava dei piccoli cerchi intorno al suo ombelico. Il leggero lenzuolo tradiva tutta la sua
eccitazione e lei vi infilò la mano. Sorridendo lo strinse tra le mani e iniziò a massaggiarlo, con movimenti lenti e delicati. Riusciva a sentirne il calore e il lento pulsare, mentre la mano andava su e giù, calma e ritmica. Lui aveva la testa affondata nel cuscino, gli occhi chiusi e la bocca spalancata. Lei si lasciò scivolare sulla sua pelle e lo baciò sul petto. Sentì il cuore di lui accelerare a sua volta e divertita ne morsicchiò un capezzolo. Lui gemette di piacere e ruotò di nuovo la testa di lato, incrociando le braccia sotto il cuscino, sciolto dal piacere. Ne baciò l’ombelico, scivolando ancora con il viso, con piccoli movimenti, leggeri e delicati. Sentiva il suo piacere fremere. Scese di nuovo e gli passò la lingua sulla gamba, strisciando i seni su di lui. Un altro bacio ed un altro ancora, sempre più su e poi giù di nuovo.

Lei, divertita, tracciava una mappa del suo godimento. Lo impugnò, eretto e caldo, e si avvicinò alla punta gonfia di piacere. Passò le sue labbra calde e lo sentì vibrare di un desiderio incontrollabile. Lo baciò di nuovo, e di nuovo ancora. Sentiva che lui desiderava la sua bocca su di lui. Passò la lingua dalla base verso l’alto, e poi ancora, e poi ancora. Lui, ormai abbandonato al piacere, inarcava su e giù la schiena ad un ritmo lento e cadenzato. Lei lo accarezzò con la sua lingua, poi, lentamente, lo lasciò entrare nella sua bocca, calda e umida. Formò un cerchio con le labbra e lo chiuse su di lui, scendendo fino a sentirne la punta in fondo, poi risollevò il capo. Richiuse le labbra e scese di nuovo, e poi ancora. Lo sentì soffocare un mugolio di piacere, ed eccitata, si sentì come una sacerdotessa del piacere. Lo avvertiva, vivo e pulsante, desideroso di entrare sempre più, e lei elargiva il suo godimento.

Lo guidava con la sua lingua, portandolo prima sulle guance, poi più giù. Lui, abbandonato al
piacere, si muoveva ritmicamente dentro di lei e lei avvolgeva la lingua in spirali diverse ad ogni movimento.
Sentì che il suo ritmo accelerava e pensò che lui non avrebbe resistito a lungo, e pensò che non l’aveva mai fatto, e che se voleva fermarsi, avrebbe dovuto farlo ora, e che se… E pensò che non voleva fermarsi.

Lui emise un gemito e allargò le gambe, implorandola. Lei affondò il viso verso di lui, ormai in preda all’estasi e dimentica del proprio corpo. Lo sentiva nelle labbra, caldo e pulsante, e lo controllava. Non poté fare a meno di sorridere. Passò una mano sotto di lui, affondando le dita nei glutei ed attirandolo a sé, sino a quando lo sentì contrarre le membra ed inarcare la schiena. Poi si sentì inondata di lui.

Esausto, si abbandonò nudo sul letto. La vide alzarsi, nuda anch’ella, ed indossare la camicia che lui aveva abbandonato la sera precedente. Il cotone blu scuro ne avvolgeva sinuosamente la figura e copriva la schiena ed i glutei, lambendone appena le cosce. La seguì con lo sguardo, fino a vederla sparire a passi
delicati dietro la parete della stanza.

Ruotò allora lo sguardo e, attraverso la lunga tenda in lino bianco, vide un cardellino zampettare vivacemente lungo la ringhiera in ferro del poggiolo.