Questo articolo è stato realizzato con il contributo della dott.ssa Valentina Cosmi, psicoterapeuta e sessuologa, esperta in educazione sessuale.
Verrà un tempo in cui termini come ‘coming out’ diventeranno desueti perché si partirà dal presupposto che tutte le sessualità hanno lo stesso diritto di cittadinanza sotto il sole e non ci sarà più bisogno di rivelare niente a nessuno. O forse, saranno tempi in cui diremo ‘ah, sai, sono gay’ con la stessa leggerezza d’animo con cui diremmo ‘ah, sai, ho deciso di andare in vacanza in Trentino’. Ma quei tempi, evidentemente, non sono oggi. E anche se vivi in un contesto particolarmente libero, in cui la tua omosessualità non è stata mai un problema e non hai avuto bisogno di fare coming out, questo non significa, ahimé, che sia la norma. La realtà è che esistono contesti sociali e familiari in cui l’omosessualità è completamente accettata e altri in cui è fortemente stigmatizzata.
Non per niente, esiste una Giornata dedicata al Coming Out e si festeggia l’11 ottobre.
‘Coming out’: cosa vuol dire?
Sul significato letterale del termine ‘coming out’ dovremmo essere ormai tutti edotti. Viene dall’inglese e significa letteralmente ‘uscire fuori’, e, un po’ meno letteralmente ‘venire allo scoperto’, ‘dichiararsi’, ed è un’espressione che si usa, esattamente così anche in italiano, per definire il momento in cui una persona omosessuale decide di dichiarare, a una persona o al mondo intero, la propria sessualità.
Sul significato emotivo che il ‘coming out’ assume per la persona che lo fa e per chi lo riceve, ovviamente, non c’è un consenso comune: per ognuno di noi può avere un’importanza e un significato diverso che dipende moltissimo dal contesto in cui siamo cresciuti.
Se sei una persona omosessuale, questo potrebbe essere uno dei momenti più importanti della tua vita, un punto di svolta, un’esperienza di rinascita. E, d’altro canto, l’idea può anche terrorizzarti, soprattutto se vivi in una realtà più tradizionalista della media e hai deciso di aprirti con persone che ti sono molto care e che non sai come potrebbero reagire alla notizia.
La Giornata del Coming Out potrebbe essere proprio l’occasione che cercavi per gridare al mondo intero, o a chi vuoi tu, la tua verità, per questo abbiamo deciso di raccogliere alcuni consigli nella speranza di aiutarti a rendere questo momento il più bello e sereno possibile.
1. Fallo solo per te stesso/a
Non lo fare perché pensi che i tuoi genitori o chi per loro abbiano il diritto di saperlo o perché credi che la persona che ami abbia il diritto di essere considerata la tua compagna (il tuo compagno) e non una ‘amica/o’. Fallo perché tu vuoi farlo, tu vuoi dirlo, tu vuoi vivere liberamente la tua sessualità. E ti senti pronto/a a farlo.
2. Fallo solo quando sei sicuro/a
Ti sono sempre piaciuti i ragazzi ma a una festa ti sei ritrovata a baciare la tua amica e, hai visto mai, magari sei lesbica o quanto meno bisessuale? L’abbraccio del tuo compagno di squadra ti ha provocato un turbamento sensuale e ti ritrovi a chiederti se non potresti essere gay?
Potresti, certamente, ma potrebbe anche trattarsi di una fase, di un momento della tua vita in cui ti senti in vena di sperimentare. Se tu per primo/a non sei sicuro/a della tua sessualità, prenditi del tempo, proprio perché è un momento così importante, non solo per te ma anche per le persone a te care.
3. Scegli il tuo tempo e i tuoi modi (ma valuta anche il punto di vista dell’altro)
Il coming out è sempre un’azione che coinvolge almeno un’altra persona. Soprattutto se questa persona è a te vicina, se è per esempio un genitore, un fratello, un amico, considera anche (un po’) il loro punto di vista, il momento che stanno vivendo. A volte può valere la pena aspettare per trovare un atteggiamento più ricettivo. Altre volte hai raggiunto il tuo limite e non puoi più rimandare.
Quanto al modo, la rete abbonda di consigli, c’è chi ha voluto dirlo a tutta la famiglia riunita durante il pranzo e chi ha mandato un sms, chi ha scritto una lettera e poi l’ha letta ai propri genitori e chi l’ha dichiarato per telefono. Scegli il modo che pensi sia migliore per te ma, ripetiamo, valuta anche il punto di vista della persona che riceve questa dichiarazione.
Talvolta, occorre considerare che se noi abbiamo un pre-giudizio o “sentiamo” difficile una comunicazione, necessariamente arriverà all’altro interlocutore nel modo in cui noi stessi la percepiamo. Quindi, è vero che non è mai semplice parlare di sé, è vero che alcuni contesti possono essere più complessi di altri…ma è anche vero che se dentro di noi abbiamo chiaro cosa vogliamo dire, perché e, soprattutto, siamo consapevoli che per noi si tratta “semplicemente” di un modo di stare al mondo, questo aiuterà i nostri interlocutori. Inoltre, a volte, le comunicazioni date con spontaneità sono più semplici dei proclami a gran voce; non sempre sono necessarie comunicazioni ufficiali, a volte può essere qualcosa che “capita” nel discorso, come capita di dire quali sono le nostre preferenze in ambito culinario.
4. Lascia il tempo di metabolizzare
Specialmente quando dai questa notizia ai tuoi genitori, potresti rimanere enormemente stupito. Potresti ritrovarti un padre super tradizionalista che non fa una grinza e anzi ti dice ‘finalmente, cosa aspettavi a dirmelo’ e una madre super aperta che rimane senza parole e va in stato di shock. Non esistono due casi uguali. Per questo è importante dare all’altra persona il tempo di metabolizzare la notizia. Ci sono genitori, amici, fratelli, che lo hanno sempre saputo e altri che assolutamente non se l’aspettavano e devono fare i conti con questa nuova informazione su di te. Ricordati quanto tempo ci è voluto a te per accettare il tuo coming out interiore e applica questa conoscenza a loro.
5. Considera il passaparola o della differenza tra ‘coming out’ e ‘outing’
Se non sei tu a dichiarare la tua omosessualità, ma è qualcun altro a farlo, senza il tuo consenso, non hai fatto ‘coming out’, ma qualcun altro ti ha fatto ‘outing’. Ovviamente si tratta di due cose completamente diverse, nel primo caso, il fatto di dichiarare il tuo orientamento sessuale è una tua scelta e sei tu colui/colei che porta avanti l’azione, nel secondo caso, invece, la subisci ed è una vera e propria forma di violenza.
Se non sei pronto a fare coming out con il mondo, scegli con cura le persone a cui dirlo e apriti solo con coloro di cui sai di poterti fidare al 100%. Proprio per limitare al minimo il rischio di subire ‘outing’.
6. Preparati una via di fuga
Se sei giovane o non hai uno spazio tuo, solo tuo, ma ti trovi a condividere la casa con i tuoi genitori, i tuoi nonni o dei coinquilini e sono proprio loro le persone alle quali hai deciso di dichiararti, potrebbe essere saggio prepararti una via di fuga. Uno spazio sicuro dove sai di essere accolto in qualsiasi momento del giorno e della notte. Magari solo per dare il tempo alle persone di metabolizzare la notizia, come al punto 4. E darlo anche a te.
7. Documentati
La rete abbonda di video di persone che hanno deciso di condividere la propria esperienza. Se hai deciso di fare coming out, prenditi del tempo per ascoltare le esperienze di altre persone che ci sono già passate, potrebbero aprirti gli occhi su problematiche che non avevi considerato, darti coraggio, farti sorridere. Soprattutto ti faranno capire che, qualunque sia la tua paura, non sei solo/a. E mai lo sarai.
A questo punto, non ci resta che farti un mega in bocca al lupo e, come sempre, invitarti a condividere la tua esperienza con noi.