Una delle nostre autrici preferite, Brenda B. Lennox, torna con due storie dedicate all’orgasmo femminile. Le trovi in originale qui. Buona lettura!
Amore
Vení a dormir conmigo; no haremos el amor, él nos hará.
Julio Cortázar.
Vieni a dormire con me, ma non lasciare che il sonno mi vinca. Abbracciami come tu solo sai, cullandomi come una bambina, incendiandomi come una donna. Guardami. Che la tua luce illumini l’oscurità, che le tue ombre si fondano con le mie. Non temo mostri, se mi cammini a fianco nell’oscurità.
Baciami, dammi il fiato che a volte mi manca, riempimi di brezza, trasformami in conchiglia e avvicina il tuo orecchio alle mia labbra per ascoltare il rumore del mio mare, il ruggito della tormenta, l’eco del tuo nome negli abissi del mio petto.
Prendi le mie mani, succhiami le dita, trova il filo rosso che ci unisce dall’origine dei tempi. Voglio arrivare al centro del tuo petto e tessere, intorno al tuo cuore, una crisalide.
Accarezza questa pelle che ti appartiene. Che palpita, che trema, che brucia la carne fino alle ossa. Voglio rinascere come una fenice. Dammi ali.
Sdraiati su di me. Immobilizzami con il tuo peso. Appoggia il tuo membro sulle mie labbra. Che il mio umore lo guidi all’interno.
Entra dentro il mio essere, riempimi fino a che non resti nulla di me che non sia te, il tuo odore, il tuo sapore, il tuo sudore, la durezza, il calore, il fremito della tua carne.
Voglio sentire il piacere invadere tutte le cellule che mi compongono, ondate di energia ascendere lungo la mia colonna, il rantolo di una piccola morte senza fine.
Fermati, baciami, muoviti lentamente fino a che il mio ventre palpiti di nuovo. Uccidimi un’altra volta. Riversati in me. Scorriamo uniti in un unico fiume. Che l’acqua della nostra vita ne crei una nuova.
Primavera
Non aveva mai provato un orgasmo. Fedele alla tradizione familiare, si era sposata vergine, a 18 anni, con il suo primo fidanzato, un bastardo che le aveva promesso il paradiso e l’aveva trascinata in un inferno. Le sue relazioni emotive si erano ridotte a ordini, silenzi che trasudavano veleni e paure; quelle sessuali a baci ruvidi, seni strizzati, un movimento vorticoso di lingue e gambe che la incastravano contro la testiera del letto, fino a che lui veniva, facendo versi di animale.
Nonostante il desiderio insoddisfatto, fedele all’educazione (o mancanza di essa) ricevuta, non si era mai masturbata. Inoltre, era frigida. Glielo aveva sputato in faccia lui, quando l’aveva lasciata per una delle prostitute che frequentava. Grida di piacere e viene varie volte, aveva affermato orgoglioso, il poveretto, mentre preparava le valigie.
Tormentata dall’assenza, dalla libertà e dalla colpa, si era confidata con la sua unica amica e lei ne aveva fatta una questione personale.
Per un’ora l’aveva bombardata di informazioni su Shere Hite, e l’emancipazione femminile e la necessità di aprirsi a nuove esperienze. L’aveva ascoltata in silenzio, annuendo leggermente, ma quando, al momento di andarsene, aveva alzato la mano senza guardare indietro, l’amica aveva pensato che aveva seminato in un terreno sterile.
Per fortuna si sbagliava. Tre settimane dopo, l’aveva chiamata per chiederle ‘il link a quella pagina che ti insegna a masturbarti’, il piccolo seme aveva germogliato.
Il primo giorno era stato disastroso. Tutti quei tutorial le sembravano porno allo stato puro e, inoltre si sentiva come una peccatrice che infrangesse il sesto comandamento, e, peggio ancora, lo faceva da sola.
Aveva lasciato perdere, però il seme continuava a germogliare e, un benedetto mercoledì, si era armata di coraggio. Alla fine dei conti, nel corso della sua vita aveva infranto il primo, secondo, terzo, quarto, ottavo e decimo comandamento. Che Dio la perdonasse se commetteva anche il sesto, perché il nono la tormentava.
Si era sdraiata sul letto, aveva chiuso gli occhi e si era lasciata trasportare.
I germogli di quel seme avevano guidato le sue mani sui seni generosi, sul ventre rotondo e maturo, sulla peluria abbondante del pube, sulle labbra gonfie e umide, sul clitoride che palpitava come un cuore.
E fu così che era sbocciata.