Questa storia è stata liberamente tradotta da un racconto di Theophilus Wells IV, che puoi leggere in originale qua

Se ci beccano a fare quello che stiamo facendo, è la fine per noi.

Questa ‘cosa’ che facciamo, verrebbe sostituita da spiegazioni da parte mia.

Lacrime e richieste di perdono da parte sua.

Ma se sarà necessario, lo faremo.

Per il momento è più facile sciogliere i suoi dubbi, la sua esitazione, la sua resistenza. E poi l’intreccio delle sue gambe. Preferisco sentirla quando dice ‘Non dovremmo’, mentre mi segue dietro l’angolo. ‘E se ci scoprono?’, mentre chiude la porta che dà sulle scale.

La mente, di solito calma, diventa imprevedibile quando è in tensione.

Il corpo, non sottoposto allo stesso conflitto, tende a seguire il puro desiderio .

Una grande lettera ‘A’ in cima alla porta oscilla sotto la scritta luminosa ‘Uscita’. ‘E se lo facessimo?’ Domando mentre la faccio girare. La mia voce è un sussurro, ma nonostante ciò riempie il vuoto della scala.

‘E se ci chiamano rovina famiglie e bastardi?’ Sussurro, mentre le tiro su la gonna. Il bordo crea un equatore attraverso il culo che desidero.

Lei tiene il viso rivolto vero la ‘A’ che oscilla, usandola per ripararci da qualsiasi sguardo indiscreto che possa attraversare il vetro della porta. Guarda indietro, per vedere cosa sto facendo. Con le due mani premute contro i suoi fianchi, le apro le natiche e lei sussulta.

Allora comincia a togliersi collana e braccialetti, li mette nella borsetta. Si preoccupa di tirare fuori il telefono e metterlo in modalità silenziosa. Poi la borsetta finisce in un punto sul pavimento, lontano dalla nostra vista e dai nostri piedi. Lo abbiamo fatto un numero sufficiente di volte da sapere che rumori inutili complicano le cose. Niente tintinnii, nessuna suoneria o lampi che indicano l’arrivo di un messaggio.

Mi slaccio i jeans trattenendo la fibbia di metallo. Lei si gira e si tiene la natica destra aperta, proprio come l’ho lasciata io. Con l’altra mano afferra la lettera A, sa già che dovrà tenersi forte.

Si morde le labbra mentre scivolo dentro, piegando la A in una Z deformata

“Cazzo”, dice.

Scivolo più a fondo e l’attrito cresce. Ritira la sua mano e rallenta il mio ingresso.

“Aspetta, aspetta, aspetta, aspetta!”

Mi fermo, lasciando che i suoi muscoli si preparino e si rilassino, poi continuo a farmi strada dentro di lei finché non c’è più spazio tra di noi.

I suoi capelli, lunghe onde nere, scivolano via mentre si volta indietro a contemplare la nostra dipendenza. Un sospiro caldo le sfugge dalle labbra – non ha altra scelta che prenderlo. Chiude gli occhi mentre accarezzo via quel che rimane della sua resistenza. Tutta la logica è rimasta nella borsetta insieme alle sue cose.

L’idea di “essere scoperti” scompare mentre la mia saliva arriva vicina al suo ano. Non potrebbe fermarsi nemmeno se volesse.  Non fino a quando glielo dico io. E l’ultima cosa che vuole è che io mi fermi. L’ultima cosa che vuole che faccia è non darle quello che mi ha chiesto per tutto il giorno, con i suoi messaggi. Le persone trovano il tempo per quello che vogliono davvero, creano una cortina di bugie per coprire incontri come questo.  Come posso non darle quello che ha voluto così tanto?

Apre gli occhi mordendosi il labbro mentre i capelli le accarezzano la guancia e la schiena. Si guarda indietro, lasciando che i suoi occhi incrocino i miei. Senza parole, implora pietà. Una spinta più forte e un pollice dentro sono la risposta che riceve.

Proprio quando la sento spingere i fianchi contro i miei, la sua borsetta comincia a muoversi da sola sul pavimento.

‘Zzzt’

‘Zzzt’

‘Zzzt’

‘Zzzt’

Lei guarda la borsetta, io no. I suoi occhi si fissano e io indovino chi sta chiamando. Poveretto. È una brava persona. Ma per quanto possa suonare orribile a dirsi, la sua ragazza non è qui adesso. Diventa un’altra quando è con me. Premo il mio pollice ancora più a fondo nelle fossette sulla sua schiena e i miei colpi diventano più forti e più profondi.

Un “Uhh” le sfugge dalla gola mentre i suoi occhi si rovesciano all’indietro. Mi guarda di traverso.

“Ti odio.”

Sarà vero?

Mi ritraggo, fino alla punta, poi striscio dentro come una tigre che si aggira nell’erba alta finché il suo sesso non può accogliermi oltre.

La sua bocca è aperta. L’interno delle sue labbra luccica come acqua al sole. Si smarca dal nostro contatto visivo. Poi comincia:

Le gambe tremano, i capezzoli si inturgidiscono, le mani si stringono, le ginocchia si piegano mentre la sostengo.

“Non ancora, piccola, non ho finito” sussurro.

Forse mi odia davvero ma i brividi del suo corpo mi dicono il contrario. Corrono come il treno più veloce del mondo, sfrecciano dalla sua apertura e vorticano nel suo ventre mentre altri percorrono su e giù la sua spina dorsale alla velocità della luce, raccogliendo ogni sorta di sensazioni carnali lungo la strada. Posso essere il peggiore degli uomini ma il suo corpo deve pensare altrimenti. Per questo mi ha soprannominato Rockefeller.

La sua gonna vuole partecipare al nostro divertimento e non ne vuole sapere di restare a posto. La sollevo con due pollici, esponendo il rossore dei suoi glutei abbronzati e comincio a muovermi lentamente, spingendola avanti e indietro contro la mia erezione.

All’improvviso sentiamo un rumore da qualche parte sopra di noi.

I nostri occhi si incontrano in preda al panico.

“Che cos’è?”

“Non lo so.”

È una porta. Dev’essere una porta, ma chi c’è lassù? Chiunque sia, fa un passo avanti, in direzione della tromba delle scale. Lei sobbalza ma la tengo stretta. Scivoliamo ulteriormente sotto la ringhiera e ci fermiamo per un secondo fino  a quando i passi si fermano. Premo una mano sulla sua bocca. Mi succhia un dito e muove i suoi fianchi avanti e indietro. La sua umidità mi avvolge in un calore pulsante. È bellissimo, ma non voglio finire, non ancora. Non sono pronto ma, per un attimo, sono sull’orlo di darle ogni goccia di liquido contenuta nel mio corpo. La vedo sorridere, consapevole che la sua figa mi porta al limite.

“No, non lo faccio.” Dice una voce d’uomo in alto, fermando il suo movimento e salvandomi. Nessuna voce risponde. È la mia occasione.

“Non è un mio problema”, ribatte a chiunque stia parlando.

Si ferma e io le passo una mano intorno al collo e stringo. I suoi occhi si rovesciano mentre il suo viso si arrossa. La tiro verso di me e spingo in avanti.

I piedi sopra di noi cominciano a camminare e a battere contro il nostro soffitto di metallo e, a tempo con le grida arrabbiate dell’uomo, lei inizia a cedere. Mi tira le dita mentre inizia a perdere aderenza, conficca le unghie nel muro mentre le sue ginocchia iniziano a cedere. Sussurra il suo piacere mentre si lascia andare completamente.

“NON LE DARÒ LA METÀ”

(Uh)

“DAVVERO INCREDIBILE”

(Oh Dio)

“E come dovrei farlo?”

(Non posso … non posso)

“Ehi, aspetta, resta in linea… c’è qualcuno disotto?”

(Uhh!)

Mi stringe il dorso della mano e con l’altra mano si tappa la bocca, trattenendo anche il grido più sussurrato. Le vene del collo e della fronte le pulsano di tensione. Rimaniamo perfettamente in silenzio come se la morte si stesse avvicinando, ma continuo a sentirla pulsare e fremere e vibrare. Siamo in una brutta posizione, rannicchiati contro il muro, la gonna ancora sollevata, i pantaloni ancora abbassati, le fronti ancora sudate, il mio sesso ancora dentro di lei.

“C’è qualcuno?”

Lei muove le labbra in una domanda che non emette suono, “Sta arrivando?”

Alzo gli occhi e vedo le dita bianche dell’uomo sulla ringhiera di metallo. Sono sicuro che la sua testa seguirà a breve. Probabilmente una testa argentata. Suoni indistinti arrivano dal telefono dell’uomo e le dita scompaiono. Porto una mano sui suoi fianchi, e uso l’altra per spostare il suo vestito ormai sporco. Mi spingo di nuovo in lei. Lei è appagata e esausta, tutto quello che vorrebbe adesso sarebbe un letto o un pasto, o entrambi. Ma qualcosa le fa appoggiare di nuovo le mani contro il muro. Qualcosa le fa separare ancora le gambe. Qualcosa in lei vuole compiacermi. Entro in profondità. Lei socchiude gli occhi, ma rimane ferma. Non è più bagnata come prima, non si eccita al pensiero di me, quegli istanti sono passati. Qualcosa me la fa attirare a me. Dopo le voglie e l’intensità, abbiamo sempre qualcosa in più. Non sapremmo dire di che si tratta e forse è meglio così. Mi circonda la testa con le mani, mentre io ricomincio a costruire la nostra eccitazione muovendomi a un ritmo sincronizzato con i nostri respiri. Una sensazione lenta che si muove con i nostri battiti. Le lacrime cominciano a scendere dai suoi occhi, mentre una nuova vita comincia a sorgere. È bagnata di nuovo, ma questa volta è diverso.

La voce sopra si riversa su di noi in frammenti.

“Mi dispiace… Arrabbiato… no,  è solo… non è colpa tua… un incubo.”

Mi abbraccia e mi stringe a sé

“Vieni dentro di me” sussurra.

I suoi occhi sono grandi e seri come il cielo di notte, questa “altra cosa” tra di noi luccica come stelle. Mi muovo dentro di lei e loro brillano di più. Qualcosa dentro di me cambia, obbedendo al suo richiamo.

La sento abbandonarsi. Il suo sesso si fa più caldo, come una pentola a lenta cottura, le sue guance diventano rosee, le sue labbra si incollano alle mie, come se non volessero staccarsi mai più. Questo sesso non è il tipo di sesso al quale si possa rinunciare facilmente.

Mentre l’uomo cammina sopra di noi, mi sento perdere il controllo. Le mie spinte dettano il loro ritmo. I fianchi si spingono in avanti come se avessero una mente propria. La sua testa si rovescia all’indietro, mentre i suoi occhi si trasformano in una slot machine bianca. Butto la testa all’indietro e, per un istante, diventiamo una teoria, qualcosa che non è stato ancora provato, ma promettente, qualcosa che comprende tante idee ma che non può essere veramente capito finché non viene davvero esplorato, qualcosa che contiene una verità sconosciuta.

Un gemito involontario sfugge dalla sua bocca.

“C’è qualcuno?” grida l’uomo.

“Vengo giù!” Aggiunge.

La minaccia si riversa su di noi in flussi leggeri e tutto ciò che riesco a percepire sono le onde che si agitano dentro di me che si infrangono sulle sue rive. Comincio a rilasciare tutto fino a quando un’onda diversa si schianta più forte di qualsiasi altra sulla spiaggia.

“EHI!”

Questa volta è diverso. Più vicino di quanto pensassi. Abbastanza vicino da essere scoperti. La semplice intonazione della sua voce ci trasforma in due statue.  Mi strappa fuori da questa esplosione di sensazioni, mi strappa fuori da lei e mi sbatte dentro la realtà. Se ci scoprono siamo fottuti. L’ho fatto troppe volte. Quante volte ho costretto entrambi a correre dei rischi? In hotel e in limousine, nei locali e sugli aerei, nel suo ufficio e nel mio, e ogni volta il rischio era più grande. Grande come le nostre carriere e le nostre famiglie. Ci devo tirare fuori da qua.

La mia erezione è andata e il sangue mi è tornato a scorrere normalmente, il mio sesso scivola fuori da lei senza fare alcun rumore. Devo pensare a qualcosa prima che l’uomo si diriga verso le scale, ho solo pochi secondi.  Un paio di momenti tra la sua frustrazione e la curiosità e la tensione. Mi verrà qualcosa in mente, come sempre, ma prima che la mia presenza di spirito e la mia capacità di pensare in fretta riescano ad affiorare in superficie, un suono viene dal basso:

‘Zzzt’

‘Zzzt’

‘Zzzt’

‘Zzzt’

Fanculo!

Non ho più tempo.